Mancano venti giorni alla prima seduta del Parlamento per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica. Il 24 gennaio, come comunicato oggi dal presidente di Montecitorio Roberto Fico, si riuniranno in seduta comune i 1007 Grandi Elettori. Ma è molto probabile che in vista del 24 gennaio diventeranno 1009: il 16 gennaio si vota alle suppletive a Roma per assegnare il seggio del sindaco di Roma Roberto Gualtieri e la giunta al Senato ha già votato per assegnare il seggio di Adriano Cairo, decaduto per brogli, al dem, eletto sempre in America Fabio Porta. Manca solo la comunicazione della proclamazione nell’Aula di Palazzo Madama.

Ai deputati e senatori della XVIII legislatura si aggiungono per comporre il plenum dell’assemblea 58 delegati locali: in ogni Regione saranno scelti nelle prossime due settimane due esponenti per la maggioranza e uno per la minoranza, tranne in Valle d’Aosta dove ne sarà scelto soltanto uno. I delegati regionali non sono ancora stati eletti ma, stando a chi ha vinto le elezioni regionali, dovrebbero essere 33 al centrodestra e 25 al centrosinistra.

L’elezione del prossimo presidente della Repubblica non si annuncia per niente semplice visto che nessuno dei due schieramenti ha la maggioranza assoluta per eleggere al quarto scrutinio il proprio candidato. Chi può contare su più voti è il centrodestra (451 grandi elettori contro 415), ma non bastano per raggiungere la soglia di 504. Il partito che ha eletto più parlamentari è quello del Movimento 5 stelle che però nel corso degli anni ha perso molti pezzi: basti pensare che i parlamentari 5s a inizio legislatura erano 338 e ora sono rimasti, tra cambi di casacche e nuovi gruppi, 233. Un gran numero di eletti, tutti confluiti nel gruppone del Misto, quindi non risponde ad alcuna indicazione di partito ed è difficile darli per certi in un calcolo di maggioranze. Ecco i rapporti di forza, sulla carta, delle varie forze politiche:

CENTRODESTRA – Può contare su 451 grandi elettori che fanno riferimento ai partiti dentro la coalizione: 197 sono della Lega, 127 di Fi, 58 di Fdi, 31 di Coraggio Italia-Cambiamo-Idea, 5 di Noi con l’Italia, ai quali si aggiungono i 33 delegati regionali.

CENTROSINISTRA – Con il M5s può contare su 415 voti se si esclude Iv, su 464 se si conteggia anche il partito di Renzi (44). Il Pd conta 133 grandi elettori, M5s ne ha 233, Leu 18, Centro democratico di Bruno Tabacci ha 6 deputati. A questo blocco si aggiungono i 25 delegati regionali, più Gianclaudio Bressa, iscritto al gruppo per le Autonomie ma eletto con il Pd. Se si aggiungono i parlamentare di Azione-+Europa (5) il numero sale ma l’alleanza non è scontata.

SENATORI A VITA – Per questa elezione del presidente della Repubblica sono 6: Giorgio Napolitano, Mario Monti, Liliana Segre, Elena Cattaneo, Renzo Piano, Carlo Rubbia.

AUTONOMIE – Il gruppo delle autonomie-minoranze linguistiche conta 4 deputati e 5 senatori, al cui gruppo a Palazzo Madama sono iscritti anche Gianclaudio Bressa (Pd), Pier Ferdinando Casini (Centristi per l’Europa) e i senatori a vita Cattaneo e Napolitano.

GRUPPO MISTO – In questa legislatura il gruppo Misto di Camera e Senato è lievitato e mutato a secondo della nascita di nuove componenti: il gruppo più nutrito è la pattuglia ex M5s di Alternativa C’è che per le votazioni del Quirinale ha 19 grandi elettori, Maie (3 deputati, 2 senatori), FacciamoEco (3 deputati). Nel Misto ci sono tanti fuoriusciti M5s (24 alla Camera che risultano non iscritti a nessuna componente insieme all’ex Leu Michela Rostan mentre a Palazzo Madama sono nel misto 15 ex M5s, i 3 ex 5s ora Italexit e 1 ex 5s ora Potere al Popolo).

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