Dopo un incontro a Palazzo Chigi con il premier, Speranza e Figliuolo, il ministro dell'Istruzione ha visto le organizzazioni. Che protestano: "Se non c'è un cambio di rotta si rischia il disastro: servono screening e tamponi"
Il governo non vede ragioni per posticipare il rientro a scuola il 10 gennaio. Si proseguirà con le lezioni in presenza e in sicurezza, ha assicurato il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ai sindacati. Nessuna deroga, nonostante il rialzo dei contagi per effetto della variante Omicron e nonostante le resistenze di diverse Regioni, a partire dalla Campania che con il presidente Vincenzo De Luca aveva proposto addirittura uno slittamento fino a un mese. Prima della riunione con i sindacati Bianchi aveva partecipato a un mini-vertice governativo sul tema convocato dal presidente del Consiglio Mario Draghi, al quale hanno partecipato anche il commissario all’emergenza Francesco Paolo Figliuolo e il ministro della Salute Roberto Speranza. Domani, mercoledì, un consiglio dei ministri affronterà il tema. Resta da capire se l’esecutivo ha intenzione di modificare, almeno, le regole per la didattica a distanza, come proposto dalla Conferenza delle Regioni (quarantena della classe con 4 positivi e tampone solo per i non vaccinati).
Ma la mancanza di indicazioni sull’orientamento del governo a 24 ore dal consiglio dei ministri e a 6 giorni dal riavvio della scuola dopo le vacanze di Natale spinge alla protesta praticamente tutti i sindacati. Uil Scuola contesta che “nulla è stato detto in merito alle misure che saranno prese domani” definendo il “silenzio” del governo, tra l’altro dopo uno slittamento dell’incontro proprio per via del mini-vertice con Draghi, “uno sgarbo istituzionale“. “Su questo tema – dichiara il segretario Pino Turi – Il ruolo del sindacato è di tutela della salute dei lavoratori e della comunità scolastica. Nessun dato ufficiale è stato diffuso sui contagi a scuola e sul tracciamento. L’accordo firmato (su distanziamento, aereazione, tracciamento, presidi sanitari) è rimasto sostanzialmente inattuato“.
Anche per la Flc-Cgil il silenzio del ministro Bianchi è “inaccettabile“. “Credevamo che al centro della discussione odierna ci sarebbe stato il tema della recrudescenza del virus e della riapertura delle scuole e invece, di fronte a una situazione grave che impone misure tempestive e indicazioni chiare, il ministro si è sottratto al dibattito su questi temi e sollecitato sui contenuti della riunione svoltasi col presidente del Consiglio su rientro in classe e regole per i contagi ha risposto, con nostro grande stupore, che non è tenuto a riportarne i contenuti”. La sigla della Cgil sottolinea che “con l’eliminazione dell’obbligo del distanziamento di almeno un metro e il reiterato rifiuto di stanziare le risorse necessarie per realizzare lo sdoppiamento delle classi, hanno smentito la retorica sulla centralità della scuola per lo sviluppo del Paese e hanno dimostrato di considerare i risparmi sulla scuola più importanti della salute e sicurezza di chi vi opera quotidianamente. Ora il rientro in classe è alle porte e il ministro non ritiene di dover dare informazioni alle organizzazioni che rappresentano le lavoratrici e i lavoratori della scuola. Ciò è inaccettabile”. “Se la scuola riapre senza un cambio di rotta – è la conclusione – si rischia il disastro, occorrono screening e tamponi, come stabilito già nel Protocollo per la Sicurezza. Per noi la mobilitazione continua, è ora che sulla scuola ci sia davvero una svolta”.
Critica anche la Gilda degli insegnanti. Secondo il coordinatore nazionale Rino Di Meglio, sulla riapertura delle scuole il 10 gennaio, “è inutile parlarne, dal momento che sono già ampiamente note le indiscrezioni sulla decisione del governo” e ritiene che “in queste condizioni tirare dritto senza alcun ripensamento sia come mettere la polvere sotto il tappeto, perché in assenza di interventi sostanziali, le chiusure sono comunque dietro l’angolo”. Per lo Snals è “inevitabile lo slittamento della data di ripresa delle lezioni in presenza”: “Se l’obiettivo è quello di preservare la didattica in presenza – dice la segretaria Elvira Serafini – bisogna rendersi, però, conto che senza interventi specifici le scuole non potranno che trovarsi di fronte ad un aumento incontrollato dei contagi e ad un totale caos organizzativo”.