Davide Paitoni, il 40enne fermato per l’omicidio del figlio di 7 anni, deve restare in carcere vista la “spiccatissima pericolosità e la propensione a parossismi aggressivi” contenibili solo dietro le sbarre, senza le quali “ci si deve attendere la riproduzione di condotte gravemente violente”. Lo scrive il giudice per le indagini preliminari di Varese Giuseppe Battarino nell’ordinanza con cui ieri ha convalidato il fermo. L’omicidio del piccolo Daniele Paitoni, sgozzato 7 anni dal padre che voleva “punire” la madre per averlo lasciato, secondo il magistrato non era prevedibile. Ieri la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, aveva chiesto chiarimenti urgenti sul caso perché Paitoni era ai domiciliari per tentato omicidio.
“È bene partire da un dato che può apparire paradossale rispetto l’esito mortale di padre e figlio insieme nella casa di Morazzone, è la madre che porta il figlio dal padre, alle 13 del 1 gennaio”, un gesto, “del tutto incompatibile con qualsiasi allarme che un precedente atteggiamento del padre avrebbe potuto destare nella donna”, la riflessione del giudice. Secondo il gip di Varese che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, Paitoni aveva “consapevolmente indotto molte persone a dargli credito”, come la moglie “che gli porta il figlio sulla base di una determinazione che il minimo allarme o sentire di pericolo avrebbe potuto evitare”, dato che non c’era “per lei alcun ‘obbligo di consegna’, del figlio al padre, in assenza di provvedimento di separazione coniugale”. Poi il giudice prosegue sottolineando che “la coppia era in crisi, erano stati incaricati degli avvocati, e la situazione sopravvenuta degli arresti domiciliari in altro procedimento penale, veniva gestita in accordo tra l’indagato e la moglie”. Il documento giudiziario prosegue poi con l’elenco dei momenti in cui padre e figlio sono stati insieme durante le vacanze di Natale, anche il giorno stesso di Natale e a Santo Stefano, visite durante le quali il piccolo avrebbe realizzato “degli aeroplanini di carta con messaggi affettuosi per il padre“.
Il giudice nell’ordinanza descrive le modalità dell’omicidio che il fattoquotidiano.it decide di non riportare, ma l’ipotesi è che il piccolo abbia capito che qualcosa di tremendo stava per accadere. A Paitoni è contestata la crudeltà. Dopo aver ucciso il figlio Daniele ed averlo chiuso nell’armadio, Paitone ha lasciato la sua abitazione di Morazzone (Varese) senza che il padre se ne accorgesse. “Lo so che fa schifo uccidere il proprio figlio – gli ha detto in un vocale inviato al genitore che, a causa di problemi di udito, non ha ascoltato sino all’arrivo dei carabinieri – non aprire il mio armadio papà”.
Poi Paitoni, che aveva già ucciso il figlio, ha inviato un messaggio alla moglie, dicendole che stava andando a riportarle il bambino, affermando di “aver passato con Daniele una bellissima giornata”. Una volta da lei a Gazzada Schianno (Varese), la ha attirata all’esterno dell’abitazione di famiglia e l’ha aggredita al volto, all’addome e alla schiena, insultandola e incolpandola dell’accaduto e urlandole che il figlio era nascosto in auto ad osservare la scena. Lo stesso ha fatto nella lettera lasciata sul cadavere di Dani, dove ha parlato di “un gesto compiuto per far soffrire la donna che ho amato veramente” e, secondo quanto contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare, “per ritorsione nei confronti dei familiari” di lei”. Più volte Paitoni avrebbe detto al figlio Daniele “tua nonna è una m…a”.
Secondo il gip di Varese inoltre, “la minaccia non attuata di suicidio appare un mezzo per depistare le ricerche”.