La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per i quattro giovani milanesi, tra i 20 e i 21 anni, destinatari lo scorso luglio di misure cautelari di obbligo di dimora per aver messo in piedi un’organizzazione neonazista chiamata Avanguardia Rivoluzionaria, ispirata alle tesi suprematiste e xenofobe. Stavano pianificando, come era emerso dalle indagini della Digos coordinate dal capo del pool antiterrorismo milanese Alberto Nobili e dal pm Enrico Pavone, un violento pestaggio ai danni di un uomo di origine straniera e religione musulmana e altre azioni violente per creare il “caos assoluto” e favorire l’arrivo di un “dittatore“. Sono accusati di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione etnica e religiosa e di associazione per delinquere. L’udienza preliminare è fissata per il 10 gennaio davanti al giudice Sofia Fioretta. Due imputati puntano a patteggiare e altri due potrebbero scegliere il rito abbreviato.
I quattro, studenti universitari di buone famiglie, pedinati e intercettati, erano stati bloccati in via Moscova in centro città e in uno zaino avevano manganello, coltello, passamontagna e ‘santini’ di Hitler e Mussolini. Significativa al riguardo, spiegano gli investigatori, la scelta di usare quali nomi di battaglia quello di terroristi divenuti icone di riferimento della galassia neonazista come, ad esempio, quello di Anders Breikvik, responsabile dell’eccidio di Utoya nel luglio 2011. I membri del sodalizio di Avanguardia Rivoluzionaria sostenevano la ‘teoria accelerazionista‘ in base alla quale solo una violenza diffusa e indiscriminata costituisce l’unica via per distruggere la società occidentale, ormai troppo corrotta e degenerata per essere modificata. Nello statuto di cui si erano dotati proclamavano la costituzione di un’organizzazione “segreta ed eversiva”, politicamente ispirata al fascismo e al nazionalsocialismo, volta alla promozione di un nuovo ordine europeo fondato su una forma di “aristocrazia spirituale”.