Una nuova rivelazione getta discredito sull’operato del governo britannico, allora guidato da Tony Blair, che nel 2003 decise di sostenere l’invasione americana dell’Iraq per destituire Saddam Hussein. Il ministro della Difesa del tempo, Geoff Hoon, nel suo libro di memorie rivela che Downing Street, su ordine dell’allora premier, gli fece pervenire l’indicazione perentoria di distruggere un documento chiave, un parere legale sottoscritto dall’attorney general Peter Goldsmith in cui si evidenziava a chiare lettere la potenziale illegittimità delle motivazioni poste alla base di un’azione militare nel Paese dell’ex Raìs.
Blair, quindi, non era solo al corrente che l’iniziativa militare di Washington, motivata con false prove sull’esistenza di armi di distruzione di massa nei depositi di Baghdad, era illegittima, ma ha tentato di eliminare qualsiasi documento che potesse provarlo, secondo quanto si legge nel libro. Una rivelazione che rischia di acuire la protesta di massa scatenatasi in questi giorni contro la sua nomina a cavaliere dell’Ordine della Giarrettiera, suprema onorificenza del Regno, concessagli a inizio anno dalla regina Elisabetta con annesso titolo di Sir.
Le ultime rivelazione non fanno che fornire un’ulteriore conferma al contenuto del pesantissimo rapporto pubblicato nel 2016 dalla commissione indipendente Chilcot, ma che comunque stride con quanto dichiarato solennemente ancora pochi anni fa dallo stesso Blair. L’ex premier bollò come “assurdità”, nel 2015, le prime indiscrezioni sollevate al riguardo dal Daily Mail.
Intanto, la petizione online promossa per chiedere alla regina di ripensarci e di revocare per indegnità l’onore accordato all’ex artefice del New Labour ha raggiunto le 800mila firme e punta al milione, rivelando un’attenzione collettiva e una reazione senza precedenti di fronte all’attribuzione d’una decorazione reale a una singola personalità.