Sono continuate per tutta le notte le proteste in Kazakistan contro il rincaro dei prezzi dell’energia. I manifestanti hanno cercato di assaltare vari edifici simbolo del potere e controllati dalla polizia, che ha risposto facendo fuoco. Decine di morti, oltre 700 feriti e 2.298 persone arrestate nelle ore appena trascorse. Ad Almaty, la capitale economica del Paese, i palazzi governativi sono stati dati alle fiamme. Un poliziotto è stato trovato decapitato e ciò – secondo il governo locale – “dimostra la natura terroristica delle attività dei gruppi militanti ad Almaty, dove, secondo l’agenzia Ria Novosti, rimangono circa 250-300 manifestanti in Piazza della Repubblica. La polizia ha iniziato a sparare per disperderli.

L’AIUTO DELLA RUSSIA – Il governo kazako ha risposto con operazioni a tappeto contro i manifestanti ad Almaty e nelle altre città. Sono inoltre arrivate proprio in sostegno dell’esecutivo le truppe da Mosca dell’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva, l’alleanza militare guidata dalla Russia. E sia Mosca sia il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev parlano di interferenze esterne per destabilizzare il Paese. Per il ministero degli esteri russo dietro alle rivolte ci sarebbero “formazioni armate addestrate e organizzate dall’esterno”. I militari russi sono arrivati nel Paese su richiesta del presidente Tokayev, che nella giornata di mercoledì 5 gennaio si era rivolto direttamente a Vladimir Putin, lanciando un appello a Mosca e ai suoi alleati per aiutare il suo paese a reprimere le violenti proteste e superare quella che ha definito una “minaccia terroristica”.

LE PROTESTE – La scorsa notte le forze estremiste hanno tentato di prendere d’assalto gli edifici amministrativi e il dipartimento di polizia, oltre a dipartimenti e posti di polizia locali”, ha dichiarato il portavoce della polizia Repubblica centroasiatica ex sovietica, Saltanat Azirbek, citato da Interfax-Kazakhstan, Tass et Ria Novosti. “Decine di assalitori sono stati eliminati e le loro identità sono in corso di accertamento”, ha aggiunto definendo la loro uccisione una “operazione antiterrorismo“. Fonti ufficiali riferiscono che la sparatoria è ancora in corso e sui social media circolano immagini che mostrano negozi saccheggiati e alcuni edifici amministrativi presi d’assalto e dati alle fiamme. A poche ore da Almaty, nella città di Taldykorgan, è stata abbattuta la statua di Nursultan Nazarbayev, leader incontrastato del Paese per 30 anni. Dal 2019 non è più formalmente presidente, ma resta la figura centrale del potere kazako. La capitale Astana cambiò nome tre anni fa proprio per rendergli omaggio, diventando appunto Nur-Sultan. Intanto le forze dell’ordine hanno liberato l’aeroporto di Aktobe, dove nelle ore scorse i manifestanti avevano preso il controllo. Il canale televisivo Khabar-24 ha fatto sapere che i voli sono stati effettuati secondo l’orario. In precedenza, la stessa emittente aveva affermato che i lavori degli aeroporti di Almaty, Aktobe e Aktau erano stati sospesi a causa dell’aggravarsi della situazione in Kazakistan a causa delle proteste. In queste ore il Kazakistan sta vivendo le più forti proteste di piazza che il paese abbia visto da quando ha ottenuto l’indipendenza tre decenni fa. Gli scontri hanno preso il via domenica scorsa a causa della decisione del governo kazako di eliminare il limite massimo al prezzo del Gpl: sono iniziate nell’ovest del Paese, ma giorno dopo giorno si sono estese ad Almaty e alla capitale Nur-Sultan, assumendo i contorni di una rivolta più ampia contro il governo, considerato autoritario e corrotto. Lunghe file per prelevare i contanti agli sportelli automatici si stanno registrando nella capitale kazaka NurSultan (Astana). La Camera nazionale degli imprenditori ha fatto sapere che l’importo totale dei danni è di circa 92 milioni di dollari.

LE REAZIONI DAL MONDO – Nelle prossime ore sono attese altre una “forza di pace” per “stabilizzare il Paese” perturbato da “interferenze esterne”, come ha fatto sapere il primo ministro armeno Nikol Pashinyan in un post su Facebook, garantendo al Kazakistan il sostegno dell’alleanza militare guidata dalla Russia “per un periodo di tempo limitato. “Ne prendiamo atto ma è ovvio che tale intervento dovrebbe rispettare la sovranità e l’indipendenza del Kazakistan”. Ha detto in proposito la portavoce per gli affari esteri della Commissione europea, Nabila Massrali. Intanto, l’ingresso nel Paese è stato vietato agli stranieri a causa dello stato di emergenza. Da Washington è arrivata la chiamata del Segretario di Stato Usa, Antony Blinken, al ministro degli Esteri kazako, Mukhtar Tileuberdi, per esprimere il sostegno Usa alle istituzioni costituzionali del Kazakistan e a una “risoluzione pacifica e diplomatica delle controversie”. Anche l’Italia esprime “grande preoccupazione per i gravi eventi che stanno avendo luogo in Kazakistan, Paese al quale è legata da rapporti di amicizia e da un solido partenariato economico” e rivolge “un forte appello affinché si metta immediatamente fine alle violenze, chiedendo il rispetto degli standard “dei diritti e di pluralismo fissati dalle Organizzazioni Internazionali”. E proprio dall’Onu arriva l’appello a entrambe le parti a cessare l’uso della violenza. “Le persone hanno diritto alla protesta pacifica e alla libertà di espressione. Allo stesso tempo, i manifestanti non dovrebbero ricorrere alla violenza contro gli altri”, ha detto l’Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, che ha avvisato: “Gli Stati hanno il diritto di dichiarare lo stato di emergenza in determinate circostanze ristrette, ma qualsiasi deroga ai diritti umani è soggetta a rigorosi requisiti di necessità e proporzionalità”.

I MOTIVI DELLA RIVOLTA – Delle cinque repubbliche dell’Asia centrale che hanno ottenuto l’indipendenza in seguito alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, il Kazakistan è di gran lunga la più grande e la più ricca. Si estende su un territorio delle dimensioni dell’Europa occidentale e si trova in cima a colossali riserve di petrolio, gas naturale, uranio e metalli preziosi. Ma mentre le ricchezze naturali del Kazakistan lo hanno aiutato a coltivare una solida classe media, così come una consistente coorte di magnati ultraricchi, le difficoltà finanziarie sono diffuse. Il sistema bancario è caduto preda di profonde crisi provocate dai crediti deteriorati. La piccola corruzione è dilagante. La manifestazione che ha dato il via all’ultima crisi ha avuto luogo nella città petrolifera occidentale di Zhanaozen. La sensazione era che le ricchezze energetiche della regione non fossero state adeguatamente distribuite tra la popolazione locale. Il paese ha visto grandi manifestazioni in passato: nel 2016, dopo l’approvazione di una controversa legge fondiaria. E ancora nel 2019, dopo le contestate elezioni che hanno assicurato la presa di Tokayev al potere. Non c’era però mai stato niente pari a questa portata.

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