Il commissario al lavoro: "Salito il numero di famiglie sull'orlo della povertà e aumentano i bambini che partono svantaggiati. L'istruzione in quanto strumento di ascensore sociale non funziona più. Sforna diplomi inutili o esclude molti giovani. Bisogna agire fin dai primi anni di scolarizzazione e ridefinire il contratto sociale. Se non riusciamo a integrare le persone nel mondo del lavoro rischiamo di provocare carenze di manodopera, una minore coesione sociale, radicalizzazione politica e populismo"
La Commissione europea ha di recente pubblicato un rapporto sul mercato del lavoro nell’Ue e per l’Italia viene delineata una “situazione critica“, come la definisce il commissario europeo al Lavoro, Nicolas Schmit, parlando con Il Sole 24 Ore. Il Paese è in fondo alla classifica sia per l’occupazione dei giovani sia per quella delle donne. “La situazione sociale riflette la situazione economica degli ultimi 20 anni, segnata da una profonda stagnazione“, afferma il politico lussemburghese. La disoccupazione giovanile “è intorno al 30%”, ma al tempo stesso “vi è carenza di manodopera“, rileva il commissario Ue, che vede le cause nel “tasso elevato di abbandono scolastico”, nella carenza di “competenze tecniche” (“o quelle che hanno sono sbagliate”) ma pure nel fatto che “spesso i salari sono bassi. Se vogliamo attirare nuovi lavoratori nell’edilizia, tanto per fare un esempio, bisognerà pagarli meglio“. Infine, “bisogna anche indurre un cambio di mentalità e uscire dall’idea che si trova lavoro perché si conosce lo zio di un amico“.
In generale, “è salito il numero di famiglie sull’orlo della povertà; aumentano di converso i bambini che partono svantaggiati. L’istruzione in quanto strumento di ascensore sociale non funziona più. Sforna diplomi inutili o esclude molti giovani”, prosegue nella sua analisi sull’Italia Schmit. “Ecco perché bisogna agire fin dai primi anni di scolarizzazione e ridefinire il contratto sociale. Se non riusciamo a integrare le persone nel mondo del lavoro rischiamo di provocare carenze di manodopera, una minore coesione sociale, radicalizzazione politica e populismo”.
Quanto alle donne, “spesso non è questione di istruzione o competenze. Piuttosto è questione di eguaglianza. Mancano asili-nido e istituzioni per la cura dei bambini che siano accessibili e decorosi”.