Dopo il no di Letta all'inserimento dell'energia atomica nella tassonomia verde dell'Unione europea, il leader del Carroccio apre un altro fronte: "Il centrosinistra frena lo sviluppo del Paese". L'ex premier: "Nucleare e gas non aiutano l’Ue né sulla strada dell’indipendenza né su quella della stabilità dei costi"
“Sul nucleare Draghi da che parte sta?”. Presto per dire se si tratti di una bomba all’interno della maggioranza, ma di certo la frase pronunciata in giornata dal leader della Lega Matteo Salvini è l’innesco di un’altra grana che il presidente del consiglio prima o poi dovrà affrontare, magari con una presa di posizione pubblica. Finora, del resto, il parere del governo sull’inserimento del nucleare nella tassonomia verde Ue è desumibile esclusivamente dalle parole del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, a favore dell’energia atomica ben prima che la questione entrasse di prepotenza nell’agenda politica. In tal senso, le parole del segretario del Carroccio hanno un’importanza non banale, sia per il contenuto che per le tempistiche utilizzate. Ecco ciò che ha detto Salvini: “Asse PD 5Stelle per frenare lo sviluppo del Paese e far pagare agli Italiani le bollette più care d’Europa. I reattori attivi nel mondo sono ormai ben 542, oltre 100 solo in Europa, oltre 50 solo in Francia. Draghi con chi sta? Col passato o col futuro?”.
Un interrogativo, quello del leader della Lega, che ha due obiettivi: portare il presidente del Consiglio a esprimersi una volta per tutte sul punto e certificare l’ennesima spaccatura netta all’interno della maggioranza che regge l’esecutivo dell’ex presidente Bce. Solo ieri, del resto, il segretario del Pd Enrico Letta è stato molto chiaro, sottolineando che per i dem è un grave errore “inserire l’energia nucleare nella proposta di tassonomia verde dell’Europa”. Oggi il rilancio di Salvini, da sempre a favore del ritorno all’atomo. Considerazione a margine: per i toni usati e il moltiplicarsi degli attacchi agli alleati (non ultimo il diktat contro il Super Green Pass che ha rischiato di spaccare il cdm di ieri), il Salvini di oggi assomiglia tantissimo a quello che attaccava in continuazione e su tutti i possibili fronti di conflitto gli alleati del Movimento 5 Stelle nel primo Governo Conte, che poi infatti cadde proprio per volere del Carroccio. Al netto delle possibili conseguenze a lungo-medio termine, di certo l’uscita di Salvini ha provocato l’immediata reazione dei grillini, fortemente contrario all’energia nucleare.
A parlare è stato direttamente il leader Giuseppe Conte: “Il Movimento 5 Stelle, già ad agosto, ha depositato al Senato e poi alla Camera una mozione dell’intero gruppo per non includere gas e nucleare tra le attività considerate eco-compatibili e quindi da incentivare in base al regolamento Ue sulla tassonomia – ha detto l’ex premier – Nucleare e gas, in prospettiva, non aiutano l’Europa né sulla strada dell’indipendenza né su quella della stabilità dei costi. Il governo italiano – ha scritto ancora Conte su Facebook – ne prenda atto e faccia sentire forte e chiara la propria voce, la nostra voce in Europa. Noi non cambieremo certo posizione, né abbasseremo il tono delle nostre pretese”.
La spiegazione di Giuseppe Conte, del resto, è in linea con quanto da sempre sostenuto da Beppe Grillo, fondatore del partito che paradossalmente ha indicato un ministro della Transizione Ecologica a favore del nucleare. “Lo abbiamo detto con chiarezza, lo abbiamo scritto da mesi nero su bianco – ha aggiunto l’avvocato pugliese – Il nucleare e il gas non fanno parte di quel futuro di cambiamento, sostenibilità e tutela ambientale che va incentivato con i soldi dei cittadini, con il denaro pubblico“. Per il leader pentastellato, “nucleare e gas, in prospettiva, non aiutano l’Europa né sulla strada dell’indipendenza né su quella della stabilità dei costi: non parliamo di temi astratti, ma di questioni centrali che pesano sulle tasche dei cittadini e delle imprese, come ci ricorda il carobollette. Anche il fattore tempo – ha aggiunto – va a sfavore di gas e nucleare: la costruzione delle relative centrali richiederebbe tempi decisamente più lunghi di quelli necessari a implementare e a garantire eguale supporto energetico da fonti rinnovabili. In particolare per il nucleare, occorre aggiungere anche i tempi che intercorrono dalla ricerca pura alla tecnologia applicata”.
Nel dibattito tra forze che reggono il governo, poi, va registrata anche la posizione di Forza Italia. A parlare è Antonio Tajani: “Il Ppe si è espresso a favore del parere della Commissione Europea, bisogna intensificare la ricerca sia sul nucleare di ultima generazione, ed è una ricerca che richiederà tempo – ha detto a Generazione Europa, di Sky TG24 il Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo e vicepresidente del Partito Popolare Europeo – Poi bisogna puntare su tutte le altre energie non inquinanti per lasciarci dietro alle spalle l’utilizzo del carbone. Bene anche la Carbon tax – ha aggiunto Tajani – per avere più soldi nelle casse europee, quando si importano prodotti che provengono dalla Cina, che è un grande Paese che inquina e continua ad utilizzare il carbone. Dunque – ha concluso – bene la ricerca sul nucleare, bene la fase di transizione puntando sul gas, bisogna lavorare sull’idrogeno. La scelta della Commissione va in una buona direzione. Poi bisogna certamente lavorare sulle rinnovabili, l’idroelettrico, aumentare la produzione di gas. Bisogna scongiurare l’aumento del costo dell’energia che poi pesa su famiglie e PMI in maniera molto preoccupante“.