Non c’è solo un Parlamento al momento sbriciolato in piccole fazioni: le difficoltà per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica si intrecciano anche con altre questioni. A partire dal rialzo dei contagi Covid dovuto alla variante Omicron. Il Partito democratico, in particolare, ha inviato una lettera – firmata dai capigruppo di Camera e Senato Debora Serracchiani e Simona Malpezzi – ai presidenti delle due Camere Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati. “Il voto in sicurezza è un’esigenza primaria per evitare che proprio nel cuore delle istituzioni possano venirsi a creare ulteriori focolai, finendo così con innalzare in modo surrettizio i quorum previsti dalla nostra Costituzione, ponendo dubbi sulla regolarità del voto“. Vale la pena ricordare che la Costituzione prevede che nelle prime tre votazioni la maggioranza richiesta per l’elezione sia quella dei due terzi dei componenti dell’Assemblea, che questa volta è di 673 voti. Dal quarto scrutinio il quorum si abbassa: per essere eletti basterà la maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea, pari a 505 voti.

In realtà attualmente il plenum è fermo a 1007 componenti: i senatori sono 320, in attesa che l’Aula del Senato convalidi il subentro del senatore del Pd Fabio Porta a quello del Maie Adriano Cario, dichiarato decaduto. I deputati attualmente in carica sono invece 629, essendo vacante il seggio lasciato libero dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ma per domenica 16 gennaio sono state convocate le elezioni suppletive, pertanto il nuovo eletto si aggiungerà al plenum appena verrà proclamato. E anche sulla questione di Cario, senatore che ha perso il seggio dopo le perizie che hanno sollevato più di un dubbio (eufemismo) sull’elezione del 2018, il Pd si fa sentire con la presidente Casellati chiedendo di concludere “sollecitamente la procedura di convalida in Senato dell’elezione del rappresentante degli italiani all’estero per l’America latina, in luogo di quello già decaduto per irregolarità, riguardo alla integralità del plenum del collegio elettorale”.

Tornando alle misure anti-Covid che verranno seguite in Parlamento durante le votazioni, è quasi certo – come confermano fonti di Montecitorio a ilfattoquotidiano.it – che si voterà una sola volta al giorno (e non due come capitato nelle ultime elezioni). Questo è dovuto al fatto che al termine di ogni votazione servirà una lunga operazione di sanificazione che richiede un lavoro di diverse ore.

Da giorni il deputato del Pd Stefano Ceccanti, costituzionalista, pone la questione di porre attenzione ai regolamenti di votazioni in modo da adeguarli alla situazione pandemica. Tra le altre cose Ceccanti ha proposto per esempio di “riservarsi di affinare le regole man mano, anche a distanza di pochi giorni, sulla base dell’evoluzione della pandemia, esattamente come fa il governo per tutti i cittadini”. Occorre evitare, aveva aggiunto il deputato democratico che si crei un focolaio in Parlamento: “Niente impedisce che, pur unificando il luogo di scrutinio, i punti di votazione possano essere vari tra Camera e Senato, dato che si tratta solo di un luogo di votazione e non anche di dibattito”.

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