Il Ponte dell’Industria a Roma, distrutto dalle fiamme nell’ottobre scorso, non avrebbe preso fuoco per via di un rogo partito dai fornelletti delle baraccopoli. La pista più accreditata oggi, secondo quanto riportai il Corriere della Sera, è quella di un gesto volontario da parte di alcuni residenti della zona contrari agli accampamenti dei senzatetto e, forse, anche mossi da fobie verso gli stranieri che consideravano la zona del Tevere sotto il Ponte di Ferro la loro “casa”.

I carabinieri della stazione di Porta Portese per tre mesi hanno studiato le informazioni raccolte dopo il rogo, oltre a diverse testimonianze, arrivando ad escludere la pista dei senzatetto, finora, appunto, la più accreditata. Dalle indagini è emersa invece insofferenza nei confronti della baraccopoli che avrebbe portato, come testimoniano anche alcuni esposti, all’esasperazione dei residenti. Mancano ancora dettagli: non sono disponibili immagini di quella notte, se non quelle di alcune telecamere di zona che potrebbero aver ripreso qualcuno in fuga, ma si cercano altre riprese anche amatoriali realizzate dai passanti.

Anche secondo quanto riporta Repubblica è stata ormai accantonata la pista dell’incendio involontariamente scaturito dai fornelletti di fortuna dei senzatetto: il sospetto dei magistrati, coordinati dall’aggiunto Giovanni Conzo, è proprio quello dell’incendio appiccato per dar fuoco alla baracca dei senzatetto che abitano le sponde del Tevere. Da lì le fiamme si sarebbero propagate fino al ponte.

Gli inquirenti, infatti, hanno raccolto testimonianze di commercianti, residenti, passanti o avventori che quella sera si trovavano vicino al Ponte dell’Industria a una manifestazione di street food e diverse persone affermano di aver visto qualcuno fuggire poco prima che la baracca prendesse fuoco. Per il quotidiano romano, però, bisogna ancora capire il possibile movente per risalire ai responsabili. Oltre alla strada dei rancori dei residenti della zona verso i senzatetto, Repubblica evidenzia altre due possibili opzioni: una faida tra le comunità degli “invisibili” che abitano le sponde del Tevere e il movente di natura razziale. In ogni caso, riporta ancora il quotidiano romano, ora si analizzano le vecchie denunce e le lamentele di quanti mal sopportavano la presenza di senzatetto sotto al famoso ponte, lamentando anche l’assenza di un’amministrazione che se ne occupasse.

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