Ad oggi, secondo l'Istituto, ci sono 8 Regioni che nei prossimi 30 giorni hanno una probabilità maggiore del 50% di superare le soglie di occupazione dei posti letto in area medica e terapia intensiva che farebbero scattare la zona rossa: "La fase è delicata". Il presidente Silvio Brusaferro: "Drastico peggioramento nell'ultima settimana"
Servono “misure di mitigazione significative” o sarà “altamente probabile” un “ulteriore rapido aumento” di casi e ospedalizzazioni nelle prossime settimane, con ben 8 Regioni che hanno oltre il 50% di chance di raggiungere tassi di occupazione di reparti e terapie intensive da zona rossa. L’Istituto Superiore di Sanità ‘avverte’ il governo sulla “fase delicata”, come viene definita nel monitoraggio settimanale, della pandemia e invita, in maniera esplicita, ad agire per raffreddare la curva epidemica che il presidente Silvio Brusaferro fotografa come in “drastico peggioramento”. E la scuola in presenza riparte lunedì, lo stesso giorno in cui scattano le misure restrittive per i No vax varate nel decreto del 24 dicembre mentre l’altro giro di vite, impostato con l’ultimo provvedimento, dispiegherà i suoi effetti da febbraio.
La valutazione dell’Iss è limpida e inequivocabile: “L’attuale scenario di crescita dell’utilizzo dei servizi ospedalieri osservato nelle ultime settimane, associato alle progressive evidenze che arrivano da altri Paesi Europei, rende necessario invertire rapidamente la tendenza per evitare condizioni di sovraccarico dei servizi sanitari, già oggi fortemente impegnati”. Le tende da campo montate fuori dagli ospedali di Palermo, la riconversione dei reparti in atto in diverse Regioni e gli allarmi lanciati dall’Ordine dei medici trovano ‘sostanza’ nelle conclusioni dell’Istituto Superiore di Sanità.
L’epidemia, si legge nel monitoraggio, “si trova in una fase delicata e, in assenza di misure di mitigazione significative, un ulteriore rapido aumento nel numero di casi e nelle ospedalizzazioni nelle prossime settimane è altamente probabile”. Quindi la raccomandazione all’uso della mascherina e all’aerazione dei locali. E la situazione rischia di degradarsi rapidamente, visto che “dieci Regioni e Province autonome sono classificate a rischio Alto, di cui 3 a causa dell’impossibilità di valutazione, 11 Regioni e Province autonome risultano classificate a rischio Moderato”. Tra queste, però, avverte l’Istituto Superiore di Sanità “sei Regioni e Province autonome sono ad alta probabilità di progressione a rischio Alto”.
Ad oggi, secondo l’Istituto, ci sono 8 Regioni che nei prossimi 30 giorni hanno una probabilità maggiore del 50% di superare le soglie di occupazione dei posti letto in area medica e terapia intensiva che farebbero scattare la zona rossa. Si tratta, sempre fatta salva la possibilità di riconvertire i reparti rallentando le cure non-Covid che però è già conteggiata nella stima, di Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia e Umbria. Le uniche aree del Paese con probabilità inferiori al 5% di entrambi i parametri sono Piemonte, Alto-Adige e Toscana.
In forte aumento, come già emerso venerdì mattina, il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (309.903 vs 124.707 della settimana precedente). “La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in forte diminuzione (16% vs 21% la scorsa settimana) – sottolinea l’Iss – È in aumento la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (50% vs 48%) e aumenta anche la percentuale di casi diagnosticati attraverso attività di screening (34% vs 31%)”.