A scuola solo mascherine chirurgiche, alle conferenze stampa del presidente del Consiglio Mario Draghi, del Comitato tecnico scientifico e ai pochi incontri preso i ministeri solo Ffp2. L’ultima volta è stata il 22 dicembre: al consueto meeting di fine anno con la stampa, organizzata dall’Ordine dei giornalisti, le misure di sicurezza erano chiare e scritte in un comunicato: “Distanziamento negli ambienti chiusi, riduzione delle presenze in sala e acceso consentito esibendo la mascherina Ffp2”. È così almeno dall’8 aprile dello scorso anno. Attorno al premier solo gente ben protetta mentre a scuola non si è mai vista una Ffp2. Eppure servirebbero come il pane, in questo momento. A dirlo è Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova: “Le Ffp2 sono l’unica cosa utile, proteggono più del vaccino. È assurdo che non siano state consegnate alle scuole consentendo, invece, l’uso persino di quelle di stoffa. Lo dico da oltre un anno: le chirurgiche non proteggono da Delta e nemmeno da Omicron. Stiamo assistendo a dei provvedimenti del Governo ispirati dall’improvvisazione”. Parole per nulla ascoltate visto che la struttura commissariale da oltre un anno invia ogni giorno undici milioni di dispositivi chirurgici che la maggior parte degli studenti e docenti non indossano.
Stiamo parlando delle famose mascherine “mutanda” (così le chiamano i ragazzi), che sono finite nella spazzatura o negli scatoloni che ogni scuola conserva in corridoi, atrii e scantinati. I bambini ma anche i più grandi non le indossano perché sono scomode da portare per ore, perché si rompono facilmente, a volte emanano cattivo odore, altre sono troppo strette per i più grandi o troppo larghe per i più piccoli. Risultato? Le famiglie preferiscono acquistarle in farmacia e quelle distribuite da Figliuolo vengono buttate con buona pace del ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani. Inutile sollevare la questione. Il ministro Patrizio Bianchi aveva promesso, all’inizio del suo mandato, che se ne sarebbe occupato. Promessa non mantenuta. E ora la questione torna d’attualità, in considerazione del fatto che il Governo ha deciso, in vista della ripresa della scuola, che nelle scuole secondarie, in presenza di due positivi in classe “si applica l’auto-sorveglianza con l’utilizzo di mascherine Ffp2 e con didattica in presenza”. Ad oggi, gli istituti non hanno questi dispositivi o ne hanno pochissimi acquistati con i propri fondi. Draghi le ha imposte ma non saranno fornite dallo Stato: dovranno arrangiarsi le famiglie o i presidi.
“Noi – spiega Cristina Costarelli, dirigente del liceo “Newton” di Roma – non ne abbiamo una. Dovranno comprarsele i ragazzi e non è giusto. Dovrebbero essere fornite dal Commissario ma non arriveranno. Ora valuteremo se possiamo intervenire come scuola ma è chiaro che la coperta è corta e se acquistiamo Ffp2 dovremo togliere fondi ad altre iniziative”. Stessa musica al “Torriani” di Cremona: “È assurdo che le comprino i ragazzi ed è altrettanto folle che le acquisti la scuola”, dice Roberta Mozzi. A Firenze al “Marco Polo”, il capo d’istituto, Lodovico Arte è convinto che le Ffp2 siano “una misura di sicurezza utile per evitare le scuole chiuse. Invece di mandare quintali di chirurgiche il ministero dovrebbe fornirci un po’ di queste oppure trovare il modo per consentirle gratis agli studenti. Almeno andrebbero calmierati i prezzi per i ragazzi”. Non c’è un solo preside che non sia preoccupato anche per questo caso. Giovanna Mezzatesta, del liceo “Bottoni” ne ha comprate 1650 ma sono poche rispetto alle esigenze. Laura Biancato, tra le promotrici dell’appello al premier e a Bianchi per rinviare la partenza in presenza, è adirata: “La disposizione dell’obbligo in sostituzione dell’isolamento è un problema. Abbiamo centinaia di scatoloni di chirurgiche che i ragazzi non hanno mai voluto perché sono scadenti ma ora dovremo dare le Ffp2 che non abbiamo. È urgente che il Governo pensi a questa questione”.
Tra le presidi più adirate c’è anche Amanda Ferrario: lei, nei mesi scorsi, ha scritto a Figliuolo per bloccare la distribuzione nella sua scuola e ce l’ha fatta. “A fronte di forniture inutili che sono arrivate per mesi ora nel bisogno dove sono le Ffp2? È un mistero”, si chiede la dirigente del “Tosi” di Busto Arsizio. Le mascherine obbligatorie per le conferenze stampa del Governo sembra che non siano così utili ai bambini. Con la nuova ondata di Omicron le hanno chieste tutti: dalla primaria alle superiori ma Bianchi le ha promesse solo ai docenti dell’infanzia (dove i piccoli allievi non portano alcun dispositivo) e ai maestri e professori che hanno in aula studenti esentati dall’indossarla. Un’iniziativa, quest’ultima, partita male: gli uffici di viale Trastevere nei giorni scorsi hanno inviato una nota alle scuole per fare un monitoraggio delle necessità, ma molti presidi (oberati da ben altro) non hanno risposto, così si è prorogata al 10 gennaio la richiesta del ministero. Tutto ciò fa pensare che il giorno della prima campanella, non ci saranno sulle cattedre nemmeno quelle previste per l’infanzia e il personale da proteggere. A invocare Ffp2 per tutti è anche una petizione online che ha già raccolto 2500 firme. Luigi Sofia, promotore dell’appello al ministro Bianchi spiega: “L’unica certezza della ripartenza della scuola è che il Governo dei migliori non ha previsto di dare a noi insegnanti dispositivi di sicurezza adeguati a questa fase pandemica. La protezione sul luogo di lavoro, di fatto, diventa un fatto personale”.