Diario sul Colle - L'emergenza sanitaria rischia di avere un "tempismo perfetto" per congelare l'attuale assetto istituzionale e, in un colpo solo, allungare la legislatura fino al 2023. Cioè quello che tutti i parlamentari sognano
“Noi domani presentiamo un documento in cui c’è scritto: Mes sì o no?”. Così il 7 gennaio 2021 Matteo Renzi a Tg2 Post certificava l’avvio della crisi di governo che avrebbe portato alla fine del Conte 2 e all’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Questa sera Renzi tornerà in tv, su La7, e probabilmente rivendicherà di nuovo, come già ha fatto molte volte in questi mesi, i suoi meriti. “Fiero di aver combattuto per mandare a casa Conte e portare Draghi”, ha affermato, anche ieri, in un’intervista al Corriere della Sera. Renzi tornerà in tv con un Paese che si ritrova con il record di positivi dall’inizio della pandemia ed un numero di decessi che torna a spaventare, il caos sulla scuola e con i primi ospedali che tornano in sofferenza.
In questo quadro, come è noto, tra 17 giorni iniziano le votazioni per eleggere il successore di Mattarella. “Nulla accadrà prima del 10 gennaio” affermava il leader di Italia Viva prima delle festività natalizie, ma invece già molto è accaduto in questo periodo. Infatti, dopo la conferenza stampa di fine anno del presidente Draghi, è iniziata una lunga sequela di prese di posizione a favore o contro il suo trasloco al Quirinale.
Il timing per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica appare effettivamente pessimo. La nuova ondata pandemica incrocia i leader dei partiti alle prese con gruppi parlamentari difficili da controllare. Il principale motivo è che, nella migliore delle ipotesi, alla scadenza naturale della legislatura manca circa un anno e poi, con il taglio dei parlamentari, molti di questi non saranno rieletti. Giungere alla scadenza naturale della legislatura, insomma, è in cima alle preoccupazioni della quasi totalità degli eletti. “Eleggere Mario Draghi al Colle significherebbe non solo trovare un altro premier: significherebbe costruire un nuovo governo – è l’opinione di un parlamentare di lungo corso di Italia Viva – e ad oggi nessuno può garantire che Salvini ci stia. E se la Lega si sfila servirebbe un governo politico con un premier politico, non un tecnico”.
Rumors che tra i parlamentari hanno preso vigore, al punto che sui quotidiani in questi giorni, più che il toto-Colle, impazza il toto-premier. “Di Maio, Franceschini, Giorgetti” si legge oggi sul Corriere della Sera. “Spunta l’idea Draghi + maggioranza Ursula” pubblicava invece in prima pagina La Verità due giorni fa. Ipotesi che oggi sui giornali prende corpo su diverse testate. “La tentazione di Salvini: via dal governo e Draghi al Colle” per avere “mani libere in campagna elettorale”, sintetizza il Secolo XIX. “Per una roba del genere ci vorrebbero almeno due mesi di trattative. A quel punto mi pare più facile andare al voto. Ma poi come fa Draghi ad andarsene in un momento come questo?” ci dicono da ambienti di centrodestra.
Il Mattarella Bis è una ipotesi davvero tramontata?
A far rumore, è il trambusto dentro il Movimento 5 Stelle. I senatori pentastellati si sono espressi a favore di un bis di Mattarella, nonostante il presidente della Repubblica abbia fatto chiaramente, e a più riprese, comprendere la sua indisponibilità. “La nostra proposta non è campata in aria – rivendica a ilfattoquotidiano.it un senatore M5s – Nella prossima riunione congiunta di deputati e senatori, una parte di noi chiederà a Conte che la proposta di un Mattarella bis diventi la posizione ufficiale del M5s, che questa venga votata prima del 24 gennaio in rete dai nostri attivisti e che diventi la proposta ufficiale M5s agli altri partiti. “Il governo ha fatto tanto, ma il lavoro non è finito e la pandemia galoppa. Le emergenze sono ancora rimaste tutte in piedi – aggiunge il parlamentare – Serve stabilità e la stabilità si preserva con Mattarella al Quirinale e Draghi a palazzo Chigi”.
Una corrente per il secondo mandato di Mattarella esiste anche nel Pd. L’ex presidente Matteo Orfini è arrivato a dire (all’HuffingtonPost): “Votiamo Mattarella, anche contro la sua volontà. E lasciamo Draghi lì dov’è, a Palazzo Chigi”. Il Partito Democratico ha fissato per martedì prossimo la segreteria del partito, con all’ordine del giorno l’elezione del presidente della Repubblica, ed il 13 gennaio riunirà la direzione nazionale. A ilfatto.it Orfini chiarisce: “In direzione ascolteremo anzitutto il segretario. Io non chiederò di votare ordini del giorno, ma di discutere la nostra proposta per un Mattarella bis”. “Siamo in una condizione di assoluta emergenza – aggiunge – e ritengo sbagliatissimo spostare il presidente Draghi da dove sta ora”.
Un nuovo incarico al capo dello Stato uscente sembra la strada apparentemente più complicata, oggi, ma la più semplice per la tanto invocata stabilità. Quella invocata anche da Il Sole 24 Ore che ricorda come l’Unione Europea, attraverso la Commissione, vuole che nel primo semestre 2022 vengano raggiunti 45 obblighi tra riforme e target per accedere alla seconda trance di 24,1 miliardi dei fondi del Pnrr. Obiettivi “difficilmente compatibili con scenari ipotetici da crisi di governo” sottolinea il quotidiano degli industriali. “Sia spostare Draghi al Quirinale che la rielezione di Mattarella sono ipotesi complicate – è il ragionamento di un parlamentare del centrodestra di governo – ma con una votazione al giorno, se al 24 gennaio causa Covid, avessimo 100 grandi elettori assenti, cosa per la quale non esistono precedenti, chi può escludere che non si chieda un sacrificio al presidente Mattarella?”.
Lasciare Draghi premier
“Se vogliamo mantenere Draghi a palazzo Chigi gli va data la massima agibilità politica” afferma Renzi. Ipotesi davvero complicata, quella della piena “agibilità”, per un premier che sembra aver perso il quid da “decisionista” (o l’energia da capo del governo, almeno). Prova ne sono, tra rinvii e gli scontri nel governo, i 5 decreti Covid in un mese. E, anche prima che il virus rialzasse la testa, Draghi ha dovuto incassare alcuni stop, come la mancata riforma del catasto. Difficile che nell’anno che porterà alle elezioni politiche, una maggioranza tanto eterogenea possa continuare a concedere carta bianca al premier su riforma del fisco, lotta all’evasione, riforma della pubblica amministrazione, revisione della spending review chieste dall’Europa. E, come se non bastasse, decidere di avventurarsi in una nuova avventura nucleare oppure no. Può un governo che pare abbia esaurito la sua spinta propulsiva, affrontare questo insieme di materie complesse con una maggioranza così estesa e con la testa già rivolta alle prossime elezioni? Più d’un parlamentare dell’attuale maggioranza, dietro l’anonimato, ammette: “Più facile andare avanti con questo governo e questa maggioranza, se l’alternativa è Draghi nuovo presidente della Repubblica, mister X al suo posto ed il voto anticipato a giugno”