La sfortuna di fare un capolavoro. Già, perché pure quella può essere una sfortuna. Fare un capolavoro nel medesimo istante in cui qualcuno fa “Il” capolavoro. Succede, e nel calcio per la verità succede spesso: essere bravi nel momento storico in cui davanti c’è un mostro o appunto segnare un gol bellissimo nella stessa partita in cui un tuo compagno ha fatto qualcosa di indimenticabile. E così dopo anni, decenni (come giusto che sia), il fenomeno viene ancora celebrato e ricordato mentre in pochi ricordano quello bravo. Tutti ricorderanno il capolavoro, solo pochi calciofili ricorderanno il bellissimo gol.
Ti ricordi nasce anche con questo intento: ricordare storie piccole sapendo che quelle grandi in fin dei conti non passeranno mai, ricordando Codispoti che si autolanciava perché tanto la grandezza di Maldini ha l’immortalità garantita. E ovviamente nel 25esimo anniversario di uno dei gol più belli di sempre è giusto, doveroso, celebrare ancora una volta Yuri Djorkaeff. Quella rovesciata contro la Roma resta una poesia, la respinta di Sterchele sul tiro di Ganz e il rinvio sbilenco di Petruzzi il blocco di marmo di scarsa qualità da dove Michelangelo tira fuori il David. La coordinazione del francese che in avvitamento salta in testa all’avversario sforbiciando da posizione defilatissima , il piede che colpisce il pallone, la perfezione della traiettoria che scavalca Sterchele e si infila sul secondo palo sono, in tutto e per tutto muscoli, legamenti, tendini e anatomia del David di Michelangelo.
San Siro che viene giù il 6 gennaio 1997 è la necessaria sindrome di Stendhal da tributare a una magnificenza di siffatta portata: naturale che tutto ciò che accadrà dopo il 39esimo, minuto di realizzazione del capolavoro passerà in secondo piano. Fosse anche un altro capolavoro. Già, e allora torniamo all’inizio e alla natura di Ti Ricordi: il gol di Djorkaeff è il David di Michelangelo, ma vogliamo ricordare anche che pregevoli rappresentazioni del David le hanno realizzate Donatello o il Verrocchio. E allora spostiamo le lancette di circa 45 minuti in avanti, andando a guardare il coraggio di colpire d’esterno destro puro, praticamente di taglio, un pallone che arriva rasoterra da sinistra e che richiederebbe un collo pieno, una botta potente per evitare il serissimo rischio di fare brutte figure scegliendo l’esterno.
Invece il taglio è perfetto: forte sì, ma l’intenzione era l’effetto, che si plasma alla perfezione sul pallone, disegnando una luna e infilandosi nel sette alle spalle dell’ancora incolpevole Sterchele. È un capolavoro pure quello di Salvatore “Totò” Fresi: difensore coi piedi buoni, centrocampista all’occorrenza, che nella gara del capolavoro di Djorkaeff scrive un’altra pagina d’arte calcistica, che naturalmente passa in secondo piano.
Lo stesso Fresi, infatti, nel dopo partita si complimenterà col compagno, e come non farlo d’altronde, riducendo il suo gesto all’intervento della fortuna, non essendo uno col piglio del goleador. E mister Hodgson chiederà ai due, a Djorkaeff e Fresi, di rifarlo ogni domenica, in maniera tale da poter vivere in vacanza a Sankt Moritz invece che ogni giorno alla Pinetina. Persino il tutt’altro che simpatico Carlos Bianchi, all’epoca sulla panchina della Roma, riconoscerà la bellezza dei due gesti tecnici, seppur considerandoli conseguenza di errori madornali della sua difesa. Dopo quella gara il gol di Djorkaeff finì come sfondo dell’abbonamento all’Iner per la stagione 1997/98, con lo stesso francese che a proposito dichiarava ironicamente: “Quando torno in Italia non mostro il passaporto, ma l’abbonamento”. Non finirà mai sugli abbonamenti, invece, il gol di Totò Fresi. Ma almeno su Ti Ricordi sì.