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Albania, assalto alla sede del Partito democratico a Tirana da parte dei sostenitori dell’ex premier Berisha: tensioni e scontri

La polizia è intervenuta sulla protesta e le unità antisommossa hanno usato i lacrimogeni per disperdere la folla, prendendo il controllo dell’edificio. L'intervento delle forse armate è avvenuto dopo la richiesta del leader del partito, Basha, secondo il quale "la vita dei parlamentari del Pd è messa a rischio dai manifestanti che sono riusciti a sfondare anche le porte blindate all’interno"

Forti tensioni a Tirana, alla sede del Partito Democratico d’Albania (Pd), principale forza di opposizione guidata da Lulzim Basha. L’ex premier albanese Sali Berisha ha organizzato nella mattinata dell’8 gennaio una protesta, affiancato dai suoi sostenitori, per prendere il controllo dell’edificio, al cui interno si trovava Basha con altri dirigenti del partito. L’entrata principale è stata sfondata, ma all’interno i sostenitori di Berisha sono stati bloccati dalle porte blindate. Un altro tentativo di incursione da uno dei lati dell’edificio, al balcone che dà sull’ufficio di Basha, è stato respinto da persone all’interno. Uno dei sostenitori di Berisha è rimasto leggermente ferito. Berisha accusa il suo successore di aver trasformato la sede del partito in un bunker. Immediata la riposta di Basha secondo il quale “Berisha vuole prendersi il controllo del partito con la violenza per i propri interessi personali”.

La polizia albanese è intervenuta e le unità antisommossa hanno fatto uso dei lacrimogeni riuscendo a far disperdere la folla in pochi minuti, prendendo il controllo dell’edificio. L’intervento delle forze dell’ordine è avvenuto dopo la richiesta del leader del Pd, secondo il quale “la vita dei parlamentari del Pd è messa a rischio dai manifestanti che sono riusciti a sfondare anche le porte blindate all’interno”. Berisha ha parlato di “un intervento criminale”, sottolineando che “la protesta non si fermerà fino a quando non avrà raggiunto il suo obiettivo”. E ha accusato gli agenti di agire per conto del primo ministro Edi Rama. I servizi di emergenza medica sono stati inviati al Partito Democratico per offrire assistenza ai parlamentari che sono ancora all’interno della sede del partito.

La protesta di sabato 8 gennaio fa parte di un’azione promossa da Berisha per riprendere la guida del Partito democratico albanese da cui si era dimesso dopo la sconfitta delle politiche del 2013. Berisha ha scatenato una vera e propria tempesta contro Basha, suo ex delfino, che lo scorso settembre ha deciso di lascialo fuori dal gruppo parlamentare a seguito della decisione del Dipartimento di Stato Usa di vietare all’ex premier e alla sua famiglia l’ingresso negli Stati uniti poiché incluso nell’elenco dei funzionari “coinvolti in gravi atti di corruzione“. Berisha, sostenuto anche da un gruppo di deputati del Pd, ha convocato un congresso dei democratici e ha organizzato anche un referendum, in cui si è votato per la rimozione di Basha. Azioni che l’attuale leader non ha riconosciuto, rispondendo con la convocazione di un altro congresso che ha segnato la definitiva rottura fra i due.

L’ambasciatrice degli Stati Uniti in Albania, Yuri Kim, ha espresso ”profonda preoccupazione” per le “crescenti tensioni alla sede del Partito democratico” e per “l’uso della forza da parte dei manifestanti” e ha chiesto “agli organizzatori della protesta di evitare la violenza e usare la calma”.