Quando ieri il presidente della Campania Vincenzo De Luca ha annunciato che avrebbe chiuso primarie e medie da lunedì prossimo mi è sembrato di rivivere un angosciante deja vu. Allo stesso modo, stamattina sui giornali rivedo un dibattito che mai e poi mai avrei creduto di dover rileggere, con gli stessi, identici titoli, “scontro sulla scuola”, “le regioni chiedono di rinviare apertura”, “l’allarme dei medici sulle scuole”, “Scuole, problema trasporti”, etc.
Tutto ciò che sta accadendo ha davvero qualcosa di allucinante se si pensa che, a differenza dell’anno passato, quello in cui i vari De Luca ed Emiliano hanno tenuto chiuse le scuole a piacere, tantissimo è cambiato. Perché abbiamo una percentuale se non bulgara poco ci manca di vaccinati, con numeri altissimi anche nella fascia tra i 12 e i 19. Quei ragazzi che, avendo sofferto in maniera estrema l’isolamento, si sono vaccinati in massa nella speranza appunto di non dover mai rivedere la dad.
Eppure, si ricomincia a parlare di dad. Dimenticando in un colpo solo l’enorme e giusta discussione che c’è stata sulle conseguenze, in termini di apprendimento, sociali ed emotive, di una non-didattica. Scegliendo subito la scuola come capro espiatorio del problema dei contagi che risalgono e dei mancati tracciamenti, senza chiedersi neanche un attimo: e perché chiudere la scuola e non i ristoranti e le attività commerciali? E perché allora, se davvero siamo in piena emergenza non tornare a un meno ipocrita lockdown? Perché ancora una volta, incredibilmente, si assegna alla scuola un valore inferiore alle attività che producono reddito. Perché ancora non si è capito il danno sociale, oltre a quello individuale, che le chiusure provocano e che, a differenza delle attività commerciali, non può essere poi risanato e recuperato.
Ho vissuto i minuti dopo l’annuncia di De Luca, ormai una persona che decide con piglio dittatoriale sulla scuola, in altro modo non saprei definirlo, con autentico sgomento. Davvero non potevo credere a quello che stava accadendo. Oltretutto, mi chiedevo come fosse possibile decidere a un giorno dalla riapertura di tenere i bambini più piccoli a casa, come se i genitori non dovessero lavorare, come se non si aprisse anche un mastodontico problema pratico per le famiglie.
Ho dunque salutato veramente con sollievo la decisione del governo di impugnare la scelta di De Luca, tra l’altro in qualche pure illegale, perché solo in zona rossa i governatori locali possono prendere decisioni che divergano da quelle nazionali. Non ci può essere sulla scuola una regione che agisce diversamente, no. Tutti i bambini sono uguali e ugualmente vanno trattati, non è possibile che chi abita in Campania o altre regioni veda il suo diritto allo studio violato in maniera così violenta.
Il governo ha fatto tutto bene? No, ovviamente. Come è ovvio che se duemila presidi chiedono di rimandare la riapertura qualche problema esiste davvero. In questo caso, mi pare di capire, un problema di personale, anzitutto, visto che ci sono moltissimi professori malati. E poi un problema nella gestione delle quarantene, visto che le regole inserite dal governo appaiono effettivamente non facili da gestire. Oltre al fatto che introducono, una cosa che ritengo profondamente discriminatoria, una didattica mista per vaccinati in classe e non vaccinati a casa, didattica tra l’altro veramente difficile da gestire dagli insegnanti. Che da oltre due anni lavorano davvero al fronte, come i medici e gli infermieri, e sempre con gli stessi miseri stipendi.
Ad ogni modo, chiudere le scuole non sarà in alcun modo la soluzione. Anche perché, tra l’altro, i contagi sono raddoppiati in questo periodo di feste incontrollate, mentre la scuola è un luogo sicuro, dove si rispetta, per quanto possibile, il distanziamento e si usano le mascherine.
I veri responsabili di questo disastro qui sono tutti: il governo (ma direi, i governi) che ha abbandonato ogni forma di tracciamento e non ha fatto adeguati investimenti. Ma anche le Regioni, visto che se si riparla ancora di problema trasporti vuol dire che, al solito, nulla è stato fatto. Ma chiudere gli istituti – tra l’altro con l’ipocrita promessa di allungare le scuole fino al 30 giugno, una cosa veramente insopportabile da sentire visto che si tratta di uno specchietto per le allodole, non si farà mai, figuriamoci – no. Tra l’altro, sarebbe anche ora di azioni legali volte a chiedere i danni a tutti quei governatori che hanno tenuto bambini e ragazzi a scuola anche quando nessuno glielo chiedeva: al momento, per capire il paradosso, la Campania è in zona bianca, dunque le chiusure sarebbero addirittura una mossa preventiva!
Si spera che, anche, la società civile sia cambiata. Si spera che le famiglie si ribellino. Si spera che il governo agisca sui punti fondamentali del tracciamento e sulla spinta alla campagna vaccinale dei più piccoli, anche ingaggiando validi testimonial, oltre che ovviamente vaccinando gli adulti non ancora vaccinati. Si spera, soprattutto, che il sacrificio dei ragazzi, che prima sono rimasti a casa, poi si sono vaccinati come tutti gli dicevano di fare per salvare la loro vita emotiva e sociale, non sia vano. Perché qualcuno altrimenti ne dovrà rendere conto.