Aidos Ukibay, portavoce dell'ex presidente, chiede di “non credere a notizie false e a speculazioni". Lungo colloquio tra il capo dello Stato Tokayev e Putin per "ristabilire l'ordine". Arrestato il capo della sicurezza ed ex premier Karim Massimov: l'accusa è alto tradimento
Lo spettro della congiura aleggia sui palazzi del potere in Kazakhstan, dopo l’arresto per ‘alto tradimento’ del capo dell’Intelligence ed ex premier Karim Massimov seguito a cinque giorni di violenze. Intanto la Russia e gli Usa, già ai ferri corti per la crisi ucraina, si scambiano nuove frecciate anche sulla situazione in questo Paese chiave per la stabilità dell’Asia centrale. Mentre il portavoce dell’ex presidente Nursultan Nazarbayev fa sapere che il leader che ha guidato il paese per 30 anni all’insegna del culto della personalità e di cui il presidente Tokayev è considerato emissario, non ha lasciato il Paese e si trova nella capitale Nur-Sultan. “Sta tenendo incontri consultivi ed è in contatto diretto con il presidente del Kazakistan Kassym-Zhomart Tokayev”, è la versione ufficiale, “ha avuto una serie di “colloqui telefonici con i leader dei Paesi amici del Kazakistan” e “invita tutti a radunarsi attorno al presidente per superare le sfide attuali e garantire l’integrità del nostro Paese”. Tokayev dal canto suo ha avuto un “lungo colloquio” con Vladimir Putin con l’obiettivo di “ristabilire l’ordine”.
Secondo alcuni analisti l’arresto dell’ex capo del Comitato per la sicurezza nazionale del Kazakistan ed ex premier Massimov, uomo fidato dell’ex presidente, segnala come la crisi di questi giorni possa essere un regolamento di conti ai vertici del regime. “Massimov – spiega Aleksandr Baunov, analista di Carnegie Moscow- era uno stretto alleato di Nazarbaev, considerato come il ‘sorvegliante principale’ dell’ex presidente nel governo del suo successore Tokayev. Sembra sempre più probabile che Massimov e i suoi saranno accusati di aver incitato, o perfino di aver organizzato, i disordini e che, con la repressione dei manifestanti sia in corso un golpe interno, che libera Tokayev dal controllo di Nazarbaev, della sua famiglia e dei suoi associati”. La ricostruzione della crisi dal suo inizio, con le proteste per gli aumenti del gas Gpl nell’ovest del Paese, è piena di misteri, come evidenzia Nargis Kassenova, ricercatrice al Davis Center for Russia and Eurasian Studies dell’Università di Harvard. Martedì, quando la folla ha fatto irruzione nel Palazzo del governo e nella residenza del Presidente, la polizia è scomparsa all’improvviso. “Nazarbaev ha cercato di far cadere Tokayev in questo modo?”, si chiede l’analista. Mercoledì mattina, Tokayev ha licenziato il governo e il vice capo dei servizi dell’Knb, e nipote di Nazarbaev, Samat Abish, e nel pomeriggio ha allontanato Nazarbaev dall’incarico di capo del Consiglio di sicurezza che avrebbe dovuto essere a vita e convinto Putin e Lukashenko ad aiutare la sua leadership. “Ha agito per primo ed evitato il golpe?”, ipotizza Kassenova.
L’ex ministro ed ex banchiere Mukhtar Ablyazov, di fatto il capo dell’opposizione in esilio a Parigi, dove vive da 4 anni, ha riferito al Corriere della Sera di “centinaia” di morti in tutto il Paese, spiegando anche cos’è successo davanti alla casa dell’ex leader durante il suo tentativo di fuga: “La folla s’è radunata e ha provato a marciare sulla residenza di Nazarbayev, ad Almaty. Ha finito per trovarselo davanti, mentre stava per fuggire con sua figlia Dariga: aveva già pronto l’aereo per Abu Dhabi. Per bloccare i manifestanti, la polizia ha cominciato a sparare proiettili di gomma. Poi però, quando i manifestanti hanno sfondato, sono comparsi i cecchini. Per tirare con proiettili veri. Chi c’era, mi dice che hanno ucciso almeno 50 persone”. Ablyazov ha inoltre spiegato che “la maggior parte delle vittime è ad Almaty. Ma esistono anche le città dell’Ovest, dove la gente si rifiuta d’abbandonare le piazze e ora i poliziotti si rifiutano di sparare. Questo spiega perché sono arrivati i russi: il regime non può fidarsi nemmeno dei suoi uomini”. Ormai è una vera rivoluzione. “Il regime ha tirato giù la maschera e mostrato il suo volto sanguinario. Quale altro tiranno al mondo spara sulla folla in questo modo? Neanche Lukashenko in Bielorussia. La comunità internazionale deve bandire il Kazakistan, smettere di fare affari”. Infine il leader dell’opposizione ha chiarito cosa intendono “Putin e il regime” quando “dicono che qualcuno manovra la protesta dall’estero” spiegando che fanno riferimento non ali Stati Uniti, ma “alla Francia. Perché sono rifugiato in Francia. E io sono il loro nemico numero uno”.
Il dissidente accusa poi “l’Occidente di aver chiuso gli occhi sulla corruzione e sui crimini” di Nazarbayev. “Sui miliardi d’investimenti suoi e della sua famiglia. Non fa nulla neanche ora, lascia che sia Putin a tenere il Kazakistan sotto il suo stivale”. Ricordando che la moglie Shalabayeva e la figlia sono state arrestate in Italia ed estradate in Kazakistan, l’ex ministro dice che “dopo quel fatto, l’Italia non ha fatto nulla: da voi ci sono tesori e proprietà di Nazarbayev, ma non succede niente. Ci sono affari tra lui e società italiane, accordi di cooperazione, ma nessuna sanzione è mai stata imposta. Queste cose danno forza ai dittatori. Una grande banca italiana come Unicredit ha avuto un ruolo nell’acquisto e nella vendita di asset della famiglia Nazarbayev. Nel 2007 un affiliato del dittatore, Bulat Utemuratov, ha venduto la sua banca Atf a Unicredit per 2,1 miliardi di dollari. Sei anni dopo, Unicredit l’ha rivenduta per 493 milioni a un ricco affarista kazako, Akhmetzhan Yessimov, già sindaco di Almaty, che a sua volta l’ha girata a una banca di proprietà di Nazarbayev. Nessuno ha mai fermato quest’operazione: quando già c’era stato il rapimento di mia moglie e di mia figlia, il dittatore guadagnava centinaia di milioni”.
L’Unione europea, con la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e l’Alto rappresentante per la Politica Estera, Josep Borrell, continua a invitare alla de-escalation. “Ho ricevuto un aggiornamento sulla situazione in una chiamata con il ministro degli Esteri del Kazakistan, Mukhtar Tileuberdi. Ho espresso la disponibilità dell’Ue a sostenere la stabilità e la riduzione delle tensioni. Continueremo a monitorare da vicino la situazione. È importante che i diritti e la sicurezza dei civili siano garantiti”, ha dichiarato Borrell. La Germania intanto ha sospeso l’esportazione di armi in Kazakistan. Lo apprende la Dpa ricordando che lo scorso anno grazie a 25 licenze sono state esportate nel Paese armi per un valore di 2,2 milioni di euro.
Il Dipartimento di Stato americano ha autorizzato il personale non essenziale del Consolato americano in Kazakistan e i familiari dei dipendenti a lasciare il Paese. “Manifestazioni, proteste e scioperi possono svilupparsi rapidamente e senza preavviso, interrompendo spesso il traffico, i trasporti, le comunicazioni e altri servizi; tali eventi possono diventare violenti. I cittadini statunitensi in Kazakistan dovrebbero essere consapevoli che le violente proteste ostacolano gravemente la capacità dell’ambasciata di fornire servizi consolari, compresa l’assistenza ai cittadini in partenza dal Kazakistan”, si legge in una nota. La Farnesina fa sapere che “restano sconsigliati al momento viaggi non essenziali in Kazakistan”, a causa della situazione nel Paese. “L’Italia continua a seguire con preoccupazione i gravi eventi che stanno avendo luogo in Kazakhstan e rinnova l’appello affinché cessi l’uso della forza nel paese”, si legge in una nota.