“Mia moglie è stata uccisa e presto avremmo un colpevole. Liliana comunque non si sarebbe mai suicidata, a me sembrava felice e se non lo era significa che io non ho capito nulla di lei, cosa che escluderei visto che ci conosciamo da più di trent’ann”. A dirlo, in una delle tante interviste che da giorni sta rilasciando a televisioni e giornali, è il 63enne Sebastiano Visintin, il marito di Liliana Resinovich, la 63enne scomparsa dal rione di San Giovanni il 14 dicembre. I suoi racconti scandiscono il passare delle ore: lo si vede in tv nelle trasmissioni pomeridiane, La Vita in Diretta e Pomeriggio 5 se lo contendono ai microfoni, eppure le uniche notizie certe su quanto accaduto alla donna le potrà dare solo l’autopsia e gli ulteriori accertamenti disposti sul suo cadavere, in programma nei prossimi giorni. Il suo corpo senza vita è stato rinvenuto mercoledì pomeriggio in un’area boschiva del parco dell’ex ospedale psichiatrico, non distante dall’abitazione che condivideva con il marito. A trovarlo è stato un amico di Liliana, l’82enne Claudio Sterpin, nei cui confronti ora Sebastiano Visentin rivolge parole dure: “Mi ha disturbato molto questo rapporto occulto, di cui non sapevano nemmeno le sue amiche né suo fratello. Forse lui l’ha plagiata. Un personaggio misterioso“.
Il Corriere della Sera rivela che Liliana a Sterpin avevano pianificato di trascorrere un weekend insieme, quello del 18 dicembre: “Penso che qui ci sia la chiave del mistero – ha commentato il marito della donna -. Secondo me lui l’aveva plagiata, aveva manipolato la sua volontà, riuscendo addirittura a convincerla di lasciarmi. Dopo che lei l’ha chiamato, alle 8.22 del 14 dicembre, io ero già fuori casa, lei è entrata in uno stato di follia. Ha lasciato a casa i documenti, i telefoni, cosa che non aveva mai fatto prima, e se n’è andata chissà dove. La fruttivendola oggi mi ha detto che l’ha vista con gli occhiali, altra stranezza perché Lilly non li usa molto”.
Tutto questo parlare si fa nonostante non sia stata al momento ancora confermata l’identità del cadavere: diversi elementi fanno pensare che possa essere Liliana, dalla corporatura esile a un paio di occhiali rinvenuti e compatibili con quelli indossati in alcune foto che la ritraggono. Ma il riconoscimento del cadavere non è ancora stato fatto: Sebastiano Visintin, dice di non saperne il motivo e precisa che “io ho chiesto di vedere il corpo”. La sua speranza è che non appartenga a Liliana e che lei “sia ancora viva”.
Al momento non risultano indagati né persone collegate al ritrovamento del cadavere o alla scomparsa di Resinovich. Tutte le ipotesi sono aperte. Anche quella del suicidio. Il cadavere è stato rinvenuto in due sacchi condominiali a comporne uno. In testa erano infilati due sacchetti di plastica trasparente. Gli investigatori confronteranno anche i sacchi e i sacchetti in cui è stato trovato il cadavere con quelli presenti nell’abitazione di Resinovich, dove al momento vive il marito. Ed è proprio lui a mostrare, durante un’intervista, i sacchetti che solitamente utilizzavano lui e Liliana per l’immondizia: buste di plastica fornite nel reparto frutta verdura dei supermercati, ricostruendo quanto ha fatto quel 14 dicembre: “Prima a consegnare i coltelli ai clienti. Li affilo io, ho un magazzino giù in città. Poi sono tornato e, senza passare da casa, sono andato a farmi un giro in bici sull’Altopiano. Ho girato anche dei video che ho consegnato alla Questura. Verso le due sono tornato a casa, ho mangiato qualcosina e ho riportato la bici in magazzino tornando su in macchina. Mi sono accorto dei cellulari, ho aspettato qualche ora e poi sono andato a segnalare la cosa in Questura. Io non so come andranno a finire le cose ma non l’ho uccisa io, sono innocente e Lilly mi manca moltissimo. Era molto sensibile…”.
Intanto proseguono serrate le indagini della Squadra Mobile, coordinate dal pm Maddalena Chergia, per reperire sul luogo del ritrovamento del corpo tutto quanto sia rilevante per ricostruire i fatti. “Non ne posso più, i soldi non sono mai stati un problema – è infine lo sfogo del signor Visintin -. Io sono stanco, stanco e ho anche paura di dire cose sbagliate. Ho paura di non saper difendermi perché sono sotto pressione… Dovrei lavorare, stasera vado a fare le foto alla compagnia teatrale. Vuoi una pastasciutta? Ma capisci cosa voglio dire? Perché qui va a finire che io andrò in galera e qualcun altro si divertirà”.