Gli appartamenti dell’ex sindaco corrotto andranno a chi una casa non ce l’ha. La giunta di Montegrotto Terme – 11mila abitanti ai piedi dei Colli Euganei, in provincia di Padova – ha ottenuto l’acquisizione definitiva al proprio patrimonio dei beni confiscati a Luca Claudio, l’ex primo cittadino di Montegrotto e Abano Terme arrestato nel giugno del 2016 per una lunga serie di tangenti in cambio di appalti pubblici. Dopo dieci mesi di carcere, Claudio aveva patteggiato una condanna a quattro anni di reclusione (poi ridotti a 3 anni, un mese e sette giorni) ottenendo dal gip gli arresti domiciliari. Il suo patrimonio era stato confiscato. Ora l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata ha accolto la richiesta – avanzata dal Comune di Montegrotto alcuni mesi fa – di acquisire quattro appartamenti e altrettanti garage già proprietà di Claudio. Il sindaco Riccardo Mortandello si è detto molto soddisfatto. “Gli appartamenti serviranno per far fronte più efficacemente ai casi di emergenza abitativa. Si tratta di una esigenza molto sentita a Montegrotto, al punto che nella documentazione presentata all’agenzia era stata allegata una relazione dell’Ufficio dei Servizi sociali. Faremo in modo che i benefici di questa acquisizione ricadano su tutta la collettività e su chi si trova nella difficoltà di reperire un alloggio”, ha dichiarato.
In realtà il patrimonio di Claudio (e degli altri amministratori coinvolti in quella che fu definita “la Tangentopoli delle Terme”) è molto più vasto. In quegli anni, infatti, era stato instaurato un sistema di tangenti del dieci per cento sul valore dell’appalto, che ha consentito ai condannati di accumulare un’ingente ricchezza. Immobili sequestrati si trovano in altre sei località della provincia di Padova: sono intestati anche all’ex sindaco di Montegrotto, Massimo Bordin, successore di Claudio, che fu pure coinvolto nello scandalo. Appartamenti, negozi e anche un capannone industriale si trovano ad Abano Terme, Bagnoli di Sopra, Carmignano di Brenta, Cervarese Santa Croce, Maserà di Padova e Ponte San Nicolò. Il sindaco ha dichiarato ai giornali locali: “È emblematico e fa davvero pensare l’elevato numero di immobili appartenenti o riconducibili ai precedenti amministratori che sono sparsi sul territorio provinciale e ora sequestrati definitivamente. Ed è altrettanto curioso, nonostante le conseguenze negative di alcune pratiche amministrative illegali siano ricadute principalmente sul nostro Comune, che altre municipalità potranno avere dei benefici, qualora riescano ad acquisire al proprio patrimonio tali proprietà”.