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Germania, Scholz e Länder d’accordo sull’obbligo vaccinale per tutti. Il ministro lavora per aggirare i vincoli privacy: “In Aula forse a febbraio”

Intanto la durata di isolamento e quarantene è stata ridotta per assicurare il funzionamento del Paese. Il dibattito scientifico sulle ultime regole è aperto: diversi scienziati sono scettici su norme che ritengono "discutibili dal punto di vista medico”. Polemiche anche sugli aiuti economici per le attività danneggiate dalle restrizioni: per il governatore bavarese Söder sono insufficienti e il governo non ha ancora erogato il bonus ai sanitari

“Omicron ci occuperà a lungo e non possiamo dichiarare finito l’allarme per il nostro sistema sanitario”, dice il cancelliere tedesco Olaf Scholz: le infezioni saliranno ancora, avverte, ed “una vaccinazione fresca offre come sempre la migliore difesa”. Sottolineando che tutti i preparati ammessi in Germania sono validi e che per gli scettici ora c’è anche un vaccino non m-RNA. Insomma il messaggio è che tutti “corrano a vaccinarsi”. E se in Italia si è scelto di concentrare l’obbligo vaccinale per le fasce a rischio, cioè gli over 50, in Germania Scholz ha ribadito il suo favore per l’introduzione di un’obbligatorietà ed ha affermato che tutti e 16 governatori si sono dichiarati favorevoli sentendosi con ciò pienamente appoggiato.

Si impegnerà perché venga dibattuto dal Parlamento senza vincoli di gruppo parlamentare e in fretta. Incalzato dai giornalisti, si è spinto ad ipotizzare che il Parlamento, procedendo secondo il proprio calendario, potrebbe già avviare il dibattito in febbraio. In realtà mentre la Cdu-Csu – all’opposizione – vuole una rapida tabella di marcia, la Spd non intende fare troppo in fretta ed auspica come traguardo la fine di marzo. Si è perciò cercato un compromesso. Mentre il governatore del Nord Reno Vestfalia Hendrik Wüst (Cdu) che ha accompagnato Scholz in qualità di presidente di turno della Conferenza dei Länder, ha aggiunto “che è necessaria un’accelerazione e guida nel definire la questione”, la sindaca di Berlino Franziska Giffey (Spd) ha piuttosto evidenziato che è una decisone seria e di coscienza. In gennaio ci sarà un dibattito di orientamento nel Bundestag, come ha confermato la presidente dell’Assemblea Bärbel Bas (Spd), e poi inizierà il processo legislativo col suo iter. Sarà il Parlamento a dover presentare quindi la tabella di marcia, Giffey ha assicurato che si procederà più velocemente possibile.

Il ministro della sanità Karl Lauterbach (Spd) d’altronde ha indicato di avere in preparazione una propria proposta di legge da sottoporre al Bundestag con cui introdurre l’obbligo alla vaccinazione per tutti dai 18 anni anche senza realizzare un registro nazionale di chi è stato immunizzato, evitando problemi con le norme di tutela dei dati personali. L’assenza di un registro porrebbe tuttavia serie difficoltà di controllo risolvibili solo obbligando i cittadini ad esibire costantemente un certificato di vaccinazione valido per accedere ad esercizi commerciali e uffici, oppure con verifiche a campione. L’obbligatorietà per il ministro smuoverà molti non ancora vaccinati.

Alla luce dell’espansione di Omicron Lauterbach ha dichiarato che il governo intende favorire la realizzazione di nuovi vaccini al più presto possibile e predisporrà una nuova infrastruttura sempre presente per poter vaccinare tutta la popolazione anche per non farsi sorprendere da una nuova variante il prossimo autunno. Per il governatore della Baviera Markus Söder (Csu) il governo non ha presentato un piano concreto ed il suo omologo del Baden-Württemberg Winfried Kretshmann (Cdu) confida in una rapida calendarizzazione al Bundestag. Alena Buyx, presidente del comitato etico tedesco, suggerisce però di prendere il tempo per soppesare attentamente gli argomenti a favore e contro un obbligo alla vaccinazione, stante che comunque esso non aiuterebbe subito ma dopo mesi. L’esperto in temi sanitari della Fdp Andrew Ullmann ipotizza che potrebbe valere solo dai 50 anni; lo stesso ha suggerito l’omologo della Csu Stephan Pilsinger citando l’Italia o la Grecia dove vale dai 60 anni. Il vicepresidente del Bundestag Wolfgang Kubicki della Fdp è invece del tutto contrario. Poiché la tutela dell’integrità personale è un diritto primario, la Corte costituzionale potrebbe pronunciarsi sulla legge con un procedimento d’urgenza.

Scholz è conscio dell’aumento dei contagi e di dover tutelare il sistema sanitario, ma i tempi di isolamento e di quarantena vengono ridotti e semplificati per assicurare il funzionamento del Paese. Per chi ha contratto il virus l’isolamento non sarà più inappellabilmente 14 giorni ma solo 10 riducibili addirittura a 7 con un test molecolare o antigenico veloce certificato, o nel caso degli addetti ospedalieri o negli ospizi qualora privi di sintomi da 48 ore e con un test esclusivamente molecolare. Parallelamente per le persone che sono state a contatto con un positivo ridotta e semplificata la quarantena a 10 giorni riducibili a 7 se prive di sintomi e con un test negativo (indifferentemente antigenico veloce certificato o molecolare) o addirittura a 5 giorni e test negativo per gli studenti, alla luce del fatto che sono controllati almeno tre volte a scuola. Cade la distinzione proposta dai Ministri della salute di una riduzione analoga per i lavoratori in settori essenziali. Christian Karagiannidis, membro della commissione di esperti che dà consulenza al Governo, sostiene che è un “buon compromesso” ma non nega di aspettarsi comunque un “enorme carico per il sistema sanitario”. I sindacati degli insegnanti criticano per contro il maggior rischio di infezioni a cui si pone chiunque frequenta una scuola.

Restano poi valide le misure in essere di riduzione dei contatti e l’obbligo di consentire il lavoro a domicilio e l’unica nuova norma restrittiva è l’estensione su tutto il territorio nazionale della regola 2G+ in bar e ristoranti (cioè accesso a soli guariti o vaccinati con test negativo). Chi ha tre vaccinazioni è esentato dal test. Gli aiuti finanziari per la transizione della pandemia previsti in favore di commercianti e ristoratori saranno ad ogni modo prorogati ed ampliati. Il sindacato di settore Ngg si è dichiarato favorevole ed ha già chiesto 1.200 euro al mese per i lavoratori del ramo; al contrario l’associazione alberghiera Dehoga la boccia come “inaccettabile”.

Ma il dibattito scientifico sulle ultime regole decise dal governo è aperto anche in Germania. Per il professor Thorsten Lehr dell’Università del Saarland, per esempio, sono deludenti. Il mondo politico “intende reagire ma non agire” ed alla luce dell’ascesa esponenziale delle infezioni come a Brema e Berlino è “assolutamente una trascuratezza”. E, sottolinea, c’è stata unità nel rinunciare a passi più decisi. Per Susanne Johna, presidente dell’associazione dei medici Marburger Bund, l’esenzione dalla quarantena di chi è stato a contatto con dei contagiati ed è fresco di vaccinazione o guarito oltre a tutto “è discutibile dal punto di vista medico”. Il presidente dell’associazione dei Comuni tedeschi Markus Lewe rimarca inoltre anche l’assenza di un piano per l’integrazione rapida del personale nelle scuole e negli asili per poter far fronte al prevedibile aumento di infezioni. Eugen Brysch, consigliere dell’associazione tedesca di tutela dei pazienti, critica che sono stati esclusi da obbligo di test molecolare i 360mila prestatori di cure domiciliari. Anche per la capogruppo della AfD Alice Weidel le misure sono irresponsabili, “mosse dal panico” senza prendere a base il carico degli ospedali e soprattutto delle terapie intensive. Dubbi sull’idoneità dei piani del Governo pure dal capo fazione della Cdu-Csu Ralph Brinkhaus; permane la richiesta di principio dei Länder a guida Cdu/Csu di reintrodurre lo stato di emergenza pandemica di portata nazionale ed il governatore bavarese Söder bolla gli aiuti economici come insufficienti, mentre il Governo non ha ancora erogato il bonus ai sanitari.