Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha inviato una lettera al direttore del Programma Alimentare Mondiale (Pam) chiedendogli di contribuire a far luce sull’uccisione nella Repubblica Democratica del Congo dell’ambasciatore Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista Mustafa Milambo. “Ci attendiamo che il Pam vorrà mettere in campo tutte le risorse disponibili per favorire la massima collaborazione con la magistratura italiana”, scrive Di Maio, sollecitando “una rapida risposta alla richiesta di elementi utili per le attività investigative in corso”, che era stata “indirizzata al PAM dalla nostra Rappresentanza Permanente presso le Nazioni Unite a Roma lo scorso 16 dicembre“.
“Come certamente saprà – afferma Di Maio nella missiva – l’Italia è fortemente impegnata a fare piena luce su tali fatti, che hanno profondamente scosso il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e l’opinione pubblica. L’accertamento della verità e delle responsabilità è interesse comune delle Nazioni Unite e dell’Italia e ci attendiamo che il Programma Alimentare Mondiale vorrà mettere in campo tutte le risorse disponibili per favorire la massima collaborazione con la magistratura italiana da parte dei propri funzionari all’epoca dei fatti in servizio nella Repubblica Democratica del Congo, indipendentemente da ogni considerazione sul tema delle immunità, la cui eventuale sussistenza, nell’ordinamento italiano, spetta alla competente Autorità giudiziaria“, prosegue il ministro degli Esteri.
Sabato 8 gennaio Il Domani ha pubblicato le dichiarazioni di due testimoni che portano a escludere l’ipotesi che gli omicidi siano stati la conseguenza di una rapina ad opera di banditi improvvisati. Ma se si fosse trattato di un tentato rapimento, non si capisce perché gli uomini armati avrebbero dovuto uccidere Attanasio e Iacovacci. Per quanto riguarda il Pam, poi, il responsabile della sicurezza Mansour Rwagaza è iscritto nel registro degli indagati: ha violato il protocollo di sicurezza delle Nazione Unite e non ha provveduto a fornire alle vittime una scorta adeguata in tempo. L’organizzazione continua a opporre l’immunità dei suoi funzionari alle richieste avanzate dai pm. Questi ultimi inoltre sarebbero stati nel frattempo trasferiti lontano da Goma.