Si torna a scuola, o forse è meglio dire si prova a tornare a scuola. Perché al suono della campanella 100mila dipendenti del ministero dell’Istruzione saranno assenti per motivazioni legate al Covid. Non solo. Secondo le previsioni di Tuttoscuola 200mila sono le classi (su 369 mila) che potrebbero avere alunni in dad con casi dove quelli in presenza saranno molti meno di quelli in dad. Alla resa dei conti, dopo quindici giorni di discussioni sulla ripartenza, si arriva allo start con un’Italia spaccata in due. Il governo è diviso tra coloro che giurano fedeltà al ministro Patrizio Bianchi e al premier Mario Draghi – pronti a tutto pur di riaprire – e coloro che, anche nella maggioranza, hanno molti dubbi ma li confidano senza annunci pubblici per non dar fastidio al manovratore. Il fronte dei governatori ha il dente avvelenato con palazzo Chigi tant’è che il presidente Luca Zaia a Repubblica ha detto: “Assisteremo a una grande finta riapertura”. Ma il consiglio dei ministri è pronto a impugnare l’ordinanza della Regione Campania che ha rinviato di due settimane la ripresa de visu.

Chi lavora ogni giorno tra i banchi arriva alla vigilia esasperato. I dirigenti scolastici sono in guerra tra loro: in 2500 hanno lanciato un appello a Draghi e Bianchi per chiedere due settimane di didattica a distanza e denunciano una scuola poco sicura mentre altri colleghi dicono di vergognarsi della posizione di chi ha scritto la lettera. Sul fronte dei docenti altra guerra: in 25mila hanno sottoscritto la petizione online lanciata da “Professione insegnante” che ritiene “una follia” la riapertura in presenza. Non parliamo dei genitori: il movimento “Priorità alla scuola”, per una volta, è d’accordo con il governo anche se avrebbe voluto tracciamenti, ffp2 per tutti, impianti di areazione. Molti altri non manderanno, invece, i figli a scuola per paura che si contagino. I bambini e i ragazzi, insomma, dovranno ritornare in aula con molte incognite. Ecco i principali ostacoli del rientro.

Personale. La stima del numero uno dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli è di 100mila assenti. “C’è sicuramente la possibilità che manchi del personale”, ha ammesso oggi il ministro Bianchi. Mancheranno i docenti che sono positivi, quelli che sono contatti stretti (se non hanno il booster e sono passati cinque mesi dalla seconda dose) ma anche quelli che sono stati sospesi perché non hanno regolarizzato il loro stato di vaccinazione. In Veneto, la dirigente dell’ufficio scolastico regionale sul Corriere regionale ha annunciato che non ci saranno un docente su dieci; in totale tra 8 e 10mila lavoratori su 80mila. Negli istituti del Lazio, invece, saranno assenti (tra collaboratori scolastici e docenti) 7mila dipendenti. La questione è che trovare supplenti non sarà facile perché in parte sono ammalati in più, non tutti, sono disposti ad accettare un contratto alla cieca: i docenti che non si sono vaccinati, infatti, potrebbero farlo da un momento all’altro e hanno diritto di tornare in cattedra. Stessa incognita per i positivi: non si sa quando si negativizzeranno e non si sa quando otterranno il nuovo green pass.

Vaccinazioni. I bambini tra i cinque e gli undici anni che devono ancora ricevere una dose (unica o non) sono 3.055.619 ovvero l’83,58, secondo i dati del 7 gennaio forniti dalla struttura commissariale. La scorsa settimana erano l’88%. Se si proseguirà a questo ritmo si arriverà a completare le vaccinazioni solo quando la scuola sarà finita. Il presidente dell’Associazione nazionale presidi ha chiesto più volte di accelerare e di fare una maggiore campagna informativa sui genitori ma finora sembra decollare poco o nulla. Intanto l’Istituto superiore di sanità lancia l’allarme: la fascia d’età tra cinque e undici anni è quella che sta registrando il maggiore incremento dei casi tra i bambini. Si rileva ancora un forte aumento dei ricoveri per i più piccoli di cinque anni, pari a oltre 10 per 1.000.000 di abitanti. Da Nord a Sud gli ospedali pediatrici sono in sofferenza. Solo nei quindici maggiori nosocomi per minori nell’ultima settimana sono 132 i fanciulli ricoverati

Ffp2. I dirigenti scolastici le chiedono per tutti i docenti. Un appello online lanciato dal docente Luigi Sofia per avere le mascherine per ogni maestro e professore ha raccolto oltre 2.500 sostenitori. Il microbiologo Andrea Crisanti ha confermato al fattoquotidiano.it che le chirurgiche non servono contro Delta e Omicron e che le Ffp2 “valgono più del vaccino”. Eppure sui banchi ci saranno ancora le chirurgiche che continuano a essere inviate nelle scuole anche se nessuno le usa. Il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso al Corriere del Mezzogiorno ha detto: “Chiederò che vengano stanziati ulteriori soldi per garantirle gratis per tutti”. Una promessa senza date, senza certezze. Per ora arriveranno (ma non subito) Ffp2 solo per i maestri della scuola dell’infanzia e per i docenti che convivono in classe con alunni che sono esentati dal portare i dispositivi di protezione.

Distanziamento inesistente. Oggi, a “Mezz’ora in più”, il generale Francesco Figliuolo parlando del rientro in classe ha detto che “le scuole sono luoghi sicuri, con le mascherine, con il distanziamento, ed è importantissimo dal punto di vista sociale, anche di equità sociale. E’ importante il tracciamento, il testing, noi ci siamo già attivati prima di Natale”. Delle mascherine abbiamo già parlato sopra. Il distanziamento citato da Figliuolo non è mai esistito. Il Comitato tecnico scientifico a settembre lo aveva consigliato “ove è possibile”, così in molte scuole i presidi hanno risolto il problema degli spazi.

Scuole chiuse. Non sono pochi gli alunni che non rientreranno a scuola. In Campania si riprende tutti in didattica a distanza fino a fine mese. In Sicilia, a palazzo d’Orleans, hanno deciso di riaprire le aule giovedì 13. Nel milanese tre comuni terranno le scuole chiuse fino al 14. In Calabria il primo cittadino di Reggio ha deciso la chiusura fino al 15. A Bellegra (Roma) il sindaco ha pure detto stop alla didattica in presenza oltre a vietare di giocare a carte al bar. Nessuno in classe anche a Civita Castellana nel viterbese. Non si contano più le amministrazione che hanno deciso di dare sicurezza ai bambini e ai docenti tenendoli a casa.

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