Rivendica un “approccio diverso rispetto al passato” e difende la scelta di riaprire le scuole con la didattica in presenza che per il governo “è una priorità“: in conferenza stampa il premier Mario Draghi interviene per presentare, soprattutto per giustificare, le misure approvate nelle ultime settimane. Ma non scioglie nessuno degli interrogativi pratici dietro le scelte del governo: dalle Ffp2 alla crescita dei contagi, passando per la nuova auto-sorveglianza e il sovraccarico degli ospedali. Solo per citare alcuni dei nodi che restano irrisolti. L’unico messaggio chiaro riguarda i non vaccinati, indicati come i responsabili della “gran parte dei problemi“. La conferenza stampa “riparatoria”, così la definisce Draghi stesso, fallisce anche nel sciogliere alcuni dubbi sulla corsa al Quirinale. Il premier infatti chiude il suo discorso introduttivo con una postilla: “Non rispondo a domande sui futuri sviluppi, sul Quirinale e altro”. La domanda arriva comunque, inevitabilmente, anche sul Colle. E il premier replica: “Non posso rispondere“.

“Vogliamo essere cauti, ma vogliamo minimizzare gli effetti economici, sociali e sui ragazzi e le ragazze”, spiega Draghi parlando delle nuove misure. Tradotto: non bisogna fermare la ripresa economica. “La scuola è fondamentale per la nostra democrazia, va tutelata e protetta”, aggiunge il premier. Con tanto di ringraziamento al ministro Patrizio Bianchi per aver tenuto la linea del “no alla Dad generalizzata“. L’incontro con la stampa del presidente del Consiglio – con lui i ministri Roberto Speranza e Bianchi e il coordinatore del Cts Franco Locatelli – arriva dopo l’escalation dei contagi che ha travolto l’Italia a partire da Natale, tre decreti sul Covid che hanno introdotto cambiamenti radicali (dall’auto-sorveglianza all’obbligo vaccinale) e il dibattito pubblico sul rientro a scuola. Il tutto nel silenzio di Draghi, che durava dal 22 dicembre scorso, quando parlò pubblicamente durante la tradizionale conferenza stampa di fine anno. E il premier per questo si scusa: “C’è stata da parte mia una sottovalutazione delle attese che tutti avevano per quella conferenza stampa, per cui mi scuso e vi chiedo di considerare questo un atto riparatorio”.

L’obbligo vaccinale e i “problemi” causati dai no vax – L’approccio diverso rivendicato dal premier è possibile “grazie alla vaccinazione”. E Draghi sottolinea più volte che “gran parte dei problemi che abbiamo oggi dipende dal fatto che ci sono dei non vaccinati“. “Siamo stati tra i primi ad adottare l’obbligo” di vaccino “per tutta una serie di categorie professionali“, ma “ora la circolazione del virus mette di nuovo sotto pressione i nostri ospedali, soprattutto per l’effetto sulla popolazione non vaccinata“. Se è arrivato l’obbligo vaccinale per gli over 50 è per convincere chi finisce in terapia intensiva: “Lo abbiamo fatto sulla base dei dati, essenzialmente, che ci dicono che chi ha più di 50 anni corre maggiori rischi, le terapie intensive sono occupate per i due terzi dai non vaccinati”. Il secondo motivo, sottolinea Draghi, “è quello dei colori delle regioni, perché il grado di costrizione sociale dipende proprio dai parametri che riguardano le terapie intensive ma più in generale l’ospedalizzazione. Tanto più riusciamo a ridurre la pressione dei non vaccinati sull’ospedalizzazione, tanto più possiamo essere liberi. Ma occorre la ragione scientifica alla base delle decisioni”, afferma il presidente del Consiglio.

La mediazione politica sulle misure Covid – Oltre alla ragione scientifica, però, il governo ha dovuto cercare la mediazione tra le forze della maggioranza: la conseguenza sono state lunghe trattative e una serie di decreti uno dopo l’altro: “Quando si introducono provvedimenti di questa portata, con l’obbligo anche sui luoghi di lavoro, occorre puntare all’unanimità“, si difende Draghi. “Questi sono provvedimenti di portata economica e sociale molto importanti e sono anche da considerare con molta attenzione. L’avere l’unanimità della vasta coalizione è un obiettivo che se possibile si deve raggiungere. Bisogna che la soluzione trovata abbia senso, significato”, aggiunge Draghi. “Dicono che non decido più? Qui dimostriamo che la scuola resta aperta, è una priorità, non era il modo in cui questo tema è stato affrontato in passato“, tiene a evidenziare poi il premier. Che rifiuta ogni domanda sul Quirinale e sulla tensioni in maggioranza prosegue: “Le diversità di vedute sono naturali. L’importante, e si nota, è che c’è voglia di lavorare insieme e di arrivare a soluzioni condivise. Finché c’è quella il governo va avanti bene“.

La “priorità” scuola in presenza – “Grazie alla vaccinazione la situazione che abbiamo di fronte è molto diversa dal passato. L’economia ha segnato una crescita di oltre il 6%, le nostre scuole hanno riaperto”, dice Draghi. Che ancora ribadisce: “Le nostre scuole hanno riaperto, proprio come quelle dei grandi paesi europei… Le politiche di questo governo sono coerenti con questa strategia”. Quindi, “probabilmente ci sarà un aumento delle classi in Dad ma quello che va respinto è il ricorso generalizzato alla didattica a distanza”. “Ci sono anche motivazioni di ordine pratico – aggiunge – ai ragazzi si chiede di stare a casa, poi fanno sport tutto il pomeriggio e vanno in pizzeria? Non ha senso chiudere la scuola prima di tutto il resto”. E ancora: “Il governo ha la priorità che la scuola stia aperta in presenza: basta vedere gli effetti di disuguaglianza tra studenti, scolari della Dad lo scorso anno per convincersi che questo sistema scolastico che può essere necessario in caso di emergenze drammatiche provoca disuguaglianze destinate a restare”. Mentre il ministro dell’Istruzione Bianchi rivendica: “Il 3,07% dei Comuni hanno disposto ordinanze di chiusura: una situazione che non è, quindi, dilagata“. E aggiunge: “Stiamo agendo in maniera responsabile regolando anche la dad che è uno strumento utile e deve essere integrato nei piani educativi della scuola”.

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