Si moltiplicano le proteste per l’organizzazione europea di voli di linea che impone alle compagnie di mantenere un certo numero di collegamenti per conservare gli “slot”, ossia i diritti di decollo ed atterraggio nei vari aeroporti. In una fase di recrudescenza della pandemia molte persone rinunciano a volare (anche per il rischio di quarantene a proprie spese all’estero) e così gli aerei partono vuoti o semi vuoti. Ma le compagnie non possono fare altrimenti. Cinque giorni fa anche l’attivista svedese Greta Thunberg ha sollevato il problema indicando il caso della compagnia Brusseles Airlines che effettuerebbe circa 3mila voli non necessari solo per salvare i suoi slot. Brusseles Airlines fa parte del gruppo Lufthansa come Eurowings ed Austrian Airlines. La compagnia tedesca ha confermato oggi di aver effettuato circa 18mila voli senza passeggeri. Ma la questione tocca tutti i vettori, compresi big come Air France o Ryanair.
”Brussels Airlines makes 3,000 unnecessary flights to maintain airport slots”
The EU surely is in a climate emergency mode…https://t.co/eHLFrd06y0
— Greta Thunberg (@GretaThunberg) January 5, 2022
Secondo i dati di EuroControl, il traffico aereo in Europa rimane di circa il 20% al di sotto dei valori del 2019. Una cifra pressoché costante dallo scorso ottobre, quindi, a fronte di una presumibile flessione dei viaggiatori delle ultime settimane, non si rileva per ora una diminuzione dei collegamenti. Come ricorda oggi il quotidiano La Repubblica, durante l’estate la Commissione Ue ha alzato al 64% il livello di occupazione degli slot necessario per mantenere il diritto al “posto” nell’aeroporto. La soglia era stata ridotta al 50% nei mesi più caldi della pandemia quando i collegamenti aerei si erano pressoché azzerati. Bruxelles ha prorogato fino al prossimo ottobre il limite del 64%, rimandando ancora il ritorno all’abituale 80%. Tuttavia per ora nessun intervento in relazione al recente dilagare dei contagi. I collegamenti aerei sono responsabili, a livello globale, di circa il 3% delle emissioni totali di Co2, una quota in crescita prima della pandemia. Il settore consuma circa il 20% dei carburanti raffinati ogni anno nel mondo.