Gli occupati tornano sopra quota 23 milioni. Il recupero però si conferma "povero": anche su base annua la crescita si deve soprattutto al boom dei dipendenti a termine, +17%, mentre l'incremento di quelli stabili si ferma a +0,3% e quello degli autonomi a +0,1%
A novembre gli occupati tornano a superare quota 23 milioni, per la prima volta dallo scoppio della pandemia. Ma i dati Istat sul mercato del lavoro mostrano che l’aumento di 64mila unità registrato nel mese dipende interamente dalla ripresa del lavoro autonomo, in costante calo dal lockdown. I lavoratori dipendenti al contrario calano di 2mila unità, per effetto di un crollo di 21mila tra quelli a tempo indeterminato non compensato dai 19mila assunti a termine. Il tasso di occupazione è al 58,9%, in aumento di 0,2 punti su ottobre, ma questo dipende dal calo del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-46mila rispetto a ottobre). Rispetto ai livelli pre-Covid (febbraio 2020), il numero di occupati è ancora inferiore di 115mila unità.
A novembre gli occupati sono cresciuti di 27mila tra gli uomini e di 38mila tra le donne (ma le occupate restano 60mila in meno rispetto al pre Covid). Nel complesso il numero di occupati è superiore a quello di novembre 2020 del 2,2% (+494mila unità). Si registra una sola variazione negativa per i lavoratori tra i 35 e i 49 anni, ma solo per effetto della componente demografica. Il tasso di occupazione – in aumento di 1,6 punti percentuali – sale per tutte le classi di età. Anche su base annua l’occupazione risulta in crescita soprattutto grazie all’aumento dei dipendenti a termine, +17%, mentre quelli stabili aumentano solo dello 0,3%) e gli autonomi di 0,1% (+4mila).
Rispetto a novembre 2020, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-2,2%, pari a -53mila unità), sia l’ammontare degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-4,6%, pari a -633mila), valore che era aumentato in misura eccezionale all’inizio dell’emergenza sanitaria.