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Quirinale, Berlusconi: “Senza Draghi premier, Forza Italia lascia la maggioranza e si va al voto”. Letta: “Parole gravi”

Il leader di Fi arriva a Roma e alla vigilia del vertice del centrodestra agita lo spettro del voto anticipato: un altolà che è anche una sfida al presidente del Consiglio. La reazione del segretario Pd: "Penso smentirà la tempistica è sbagliata, profondamente". Salvini e Meloni per ora restano cauti. Martedì la riunione dei deputati M5s, probabile un incontro Letta-Conte-Speranza

Se Mario Draghi lascia Palazzo Chigi per salire al Quirinale, Forza Italia “uscirebbe dalla maggioranza“, aprendo la strada al voto. Silvio Berlusconi arriva a Roma per dare il via al “conclave” del centrodestra e alla vigilia degli incontri con gli alleati il piano resta quello di sempre: la sua candidatura per il Colle. Anzi, il leader di Fi rilancia agitando subito lo spettro delle elezioni anticipate. “FI non si sente vincolata a sostenere alcun governo senza Draghi a Palazzo Chigi, e, nel caso, uscirebbe dalla maggioranza”: è l’altolà che arriva da Berlusconi. Una sfida a Draghi, impegnato poco dopo in una conferenza stampa in cui ha svicolato dalle domande sul Quirinale. Un messaggio agli alleati, ma anche a chi non vuole rischiare di perdere il posto in Paralmento. Indiscrezioni a cui replica duramente il segretario del Pd, Enrico Letta: “Penso che Berlusconi smentirà quelle parole. Se fossero state dette veramente sarebbero molto gravi. La tempistica è sbagliata, profondamente”. Chiarendo che in questo modo il leader di Fi sarebbe responsabile di un muro contro muro sul Colle.

Berlusconi per ora però tira dritto. E il coordinatore azzurro Antonio Tajani fa capire che non esiste un piano B. “Se Draghi resta a Palazzo Chigi si va a votare nel 2023, altrimenti il governo è destinato a cadere”, concorda il vicepresidente di Forza Italia, augurandosi che nel vertice di centrodestra Berlusconi sciolga definitivamente la riserva: lui al Quirinale e Draghi a Palazzo Chigi “sarebbero un’ottima coppia per sostenere il ruolo dell’Italia a livello internazionale”. Posto, comunque, che alle prossime elezioni Fi non porrà “alcun veto” a Matteo Salvini o Giorgia Meloni come premier. È l’offerta recapitata agli alleati, ma per ora sia la Lega sia Fdi continuano a restare cauti. “Sto lavorando da giorni con contatti a 360 gradi per garantire una scelta rapida, di alto profilo e di centrodestra”, dice il leader del Carroccio. Intanto anche Giovanni Toti e Luigi Brugnaro saranno nelle prossime ore a Roma per riunire mercoledì i parlamentari di Coraggio Italia: al momento sarebbero 31 i grandi elettori. “Ogni ragionamento è ancora da fare..”, dice il presidente della Liguria.

Così come resta da fare ancora il ragionamento del campo del centrosinistra dove l’unica certezza per ora è il no a Berlusconi. Nella giornata di martedì si riuniranno i deputati 5 Stelle, la segreteria del Pd e ci sarà un probabile nuovo incontro Letta-Conte-Speranza prima dell’assemblea congiunta M5s con Giuseppe Conte prevista per mercoledì e della Direzione dem che Letta ha convocato per giovedì 13 gennaio. Lo stesso Letta ha già chiarito qual è la sua strategia: continuità di governo e un capo dello Stato non divisivo. E “Berlusconi è un capo partito, quindi è divisivo per definizione, come me, Salvini, Conte”, dice ancora il segretario Pd a Metropolis live. Ribadendo un concetto: “Questo Parlamento è senza maggioranza, come tale il Presiedente non può che uscire da uno sforzo condiviso”.