Solo nei primi sei mesi quindici traguardi legati ad altrettante riforme, da quella della pubblica amministrazione al fisco passando per la riorganizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale e la nuova spending review. Tra luglio e dicembre altri ventidue: dalla riforma delle commissioni tributarie all’entrata in vigore dei decreti legislativi su quelle del processo civile e penale fino al piano per la lotta al lavoro sommerso. Sono alcuni dei 100 obiettivi che l’Italia deve centrare nel 2022 per ottenere la seconda e terza rata di prestiti e finanziamenti a fondo perduto per un totale di 45,9 miliardi lordi (40 al netto del prefinanziamento): l’esborso più “pesante” tra quelli previsti nell’intero arco del piano Next Generation Eu, che porta con sé un numero di condizioni doppio rispetto a quelle concordate per il 2021. È questo, insieme alla crisi sanitaria legata alla variante Omicron, lo scoglio contro cui potrebbero infrangersi le ambizioni presidenziali di Mario Draghi. A meno che al suo posto a Palazzo Chigi non arrivi una figura in grado di prendere il testimone anche come garante agli occhi di Bruxelles.

Diversi osservatori internazionali e analisti – tra cui quelli di Goldman Sachs – ritengono una simile impresa incompatibile con la salita del premier al Colle, che aprirebbe la strada a lunghe trattative per la formazione di un nuovo governo. Per non parlare del rischio di elezioni anticipate causa esplosione della sfilacciata maggioranza. Scenari che implicano rallentamenti e ritardi. Ma di tempo da perdere non ce n’è: per non perdere i soldi l’esecutivo dovrà a procedere a tappe forzate adottando – in parallelo con l’attività ordinaria e con le eventuali misure anti Covid – 9 leggi e 28 atti normativi secondari entro fine giugno seguiti da ben 14 leggi e 15 atti secondari tra luglio e dicembre, solo per quanto riguarda le riforme. Questi ultimi dati vengono dalla Relazione sullo stato di attuazione del Piano inviata al Parlamento prima di Natale, che a dire il vero non sembra del tutto affidabile visto che quantifica in 102 gli “obiettivi o risultati” per il 2022, mentre le tabelle inviate alla Ue e allegate anche agli accordi operativi sottoscritti il 22 dicembre dal commissario Paolo Gentiloni e dal ministro Franco confermano che sono 100: 45 nel primo semestre e 55 nel secondo, tra cui 66 relativi alle riforme.

Quel che conta comunque sono i contenuti. E anche da questo punto di vista l’anno appena iniziato si preannuncia a dir poco impegnativo per governo e Parlamento ma anche per amministrazioni ed enti locali, che sono responsabili della “messa a terra” di un terzo dei fondi complessivi. Con quindici Regioni su venti guidate da un presidente di centrodestra, è indispensabile che guidare l’esecutivo ci ci sia una personalità in grado di imporre a tutti un senso di marcia univoco.

Le scadenze dei primi sei mesi: dalla riforma degli appalti alle norme anti evasione – Occorre innanzitutto completare molte delle riforme che nel 2021 sono state solo abbozzate. Nel Documento di economia e finanza di aprile bisogna fissare gli obiettivi di spending review per i successivi tre anni in attesa (entro fine anno) della Relazione della Ragioneria generale sull’efficacia dei piani di risparmio delle amministrazioni. Prima dell’estate dev’essere mandata in porto la delega per l’ennesima riforma del codice degli appalti pubblici, a partire dalla lungamente attesa qualificazione delle stazioni appaltanti, dopo che lo scorso anno il governo Draghi si è limitato a prorogare e ampliare le semplificazioni adottate nel 2020. La riforma dell’amministrazione fiscale va arricchita di un tassello importantissimo, le norme e procedure amministrative per “incoraggiare il rispetto degli obblighi fiscali” e migliorare audit e controlli compresi le multe per chi non accetta il pagamento con il pos (più volte rinviate e ora previste solo da gennaio 2023) e la creazione dell’infrastruttura digitale per l’incrocio delle banche dati, nel rispetto della privacy grazie alla cosiddetta pseudonimizzazione.

Il ministero del Lavoro deve scrivere il piano per la messa a disposizione di alloggi temporanei per i senzatetto ed emarginati (housing first) e la presidenza del Consiglio ha l’incarico di avviare il reclutamento di personale per i tribunali amministrativi. Il ministro della Sanità deve definire il nuovo modello organizzativo per la rete di assistenza sanitaria territoriale – grande assente nelle fasi peggiori della pandemia – identificando standard strutturali, tecnologici e organizzativi da rispettare in tutte le regioni.

Entro fine anno ok alla legge sulla concorrenza, riforma della pa e dei centri per l’impiego– Entro fine anno, poi, va approvata in via definitiva la legge sulla concorrenza approvata in cdm lo scorso novembre (era attesa entro luglio) adottando anche tutti i provvedimenti attuativi necessari, da quelli sull’energia ai servizi pubblici locali per non parlare delle concessioni balneari, su cui le richieste Ue e l’ultima sentenza del Consiglio di Stato impongono di prendere una decisione. E devono entrare in vigore gli atti delegati per la riforma del processo civile e penale e tutta la legislazione attuativa – compresi regolamenti e accordi con le regioni – della riforma del pubblico impiego: nuovi processi di assunzione basati sulle competenze, nuove regole sulla mobilità verticale e orizzontale con limiti severi sui comandi e i distacchi, valutazione dei dirigenti. Le regioni devono poi definire le attività operative necessarie per l’attuazione del programma Garanzia di occupabilità dei lavoratori, adottando i piani per i centri per l’impiego e raggiungendo almeno il 10% dei beneficiari presiti a regime (3 milioni).

In aggiunta ci sono le misure da adottare ex novo. Per limitarsi alle riforme, l’elenco comprende entro il primo semestre quella delle carriere degli insegnanti (dal miglioramento del sistema di reclutamento alla limitazione dell’eccessiva mobilità), il decreto del ministero della Transizione ecologica sulla strategia nazionale per l’economia circolare, l’aggiudicazione da parte del Mise dei contratti di ricerca e sviluppo per migliorare le conoscenze sull’uso dell’idrogeno, il varo del decreto su rinnovabili e batterie, l’accelerazione delle procedure per gli interventi di efficientamento energetico (joint venture di Mite, Infrastrutture e Tesoro). Entro dicembre sarà la volta delle riforme del sistema di istruzione primaria e secondaria, del sistema di formazione di qualità per le scuole, della certificazione della parità di genere con relativi meccanismi di incentivazione per le imprese. Ma ci sono anche gli investimenti: vanno tra il resto aggiudicati tutti gli appalti per le connessioni internet veloci a banda ultralarga e 5G e quelli per gli investimenti nella rigenerazione urbana.

La relazione del governo: “Superare ogni tempistica incompatibile con gli impegni” – Un tour de force che non ammette requie, come evidenzia la stessa relazione del governo al Parlamento sui risultati raggiunti nel 2021. “Poiché il mancato rispetto del cronoprogramma indicato dal PNRR comporta costi molto alti, l’opzione di rinvii incompatibili con le tempistiche indicate non appare più percorribile”. Appunto. Per Goldman Sachs la conclusione è già segnata: Draghi dovrà restare a Palazzo Chigi.

Le scadenze per le sole riforme (fonte: Relazione del governo al Parlamento sull’attuazione del Pnrr)
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