di Giuseppe Paris
Qualche sera fa in tv ho rivisto Il Gattopardo, film stupendo dal romanzo capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Il senso di rassegnazione che pervade ogni scena del film, la lucida visione della realtà del Principe di Salina: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”, l’ineluttabile pessimismo che esprimono le sue parole, mi sono sembrate così attuali.
La riflessione sul presente, in particolare sulla situazione del nostro paese, viene spontanea. Il governo Draghi è l’emblema dell’apparenza del cambiamento, quando invece è il sigillo al mantenimento di uno status-quo di ingiustizia sociale. I 200 e passa miliardi di euro del Recovery Plan potevano essere l’occasione di rilancio di questo paese: sanità, istruzione, welfare, ambiente, lavoro, politiche giovanili erano i settori su cui investire senza se e senza ma. I poteri forti non hanno permesso che questi fondi fossero destinati al bene comune.
La caduta dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte e la scelta di affidare la guida del paese non a un governo “politico”, ma al governo Draghi, dove i ministeri chiave sono guidati da tecnici vicini, guarda caso, ai poteri forti (Confidustria su tutti), è funzionale alle strategie di coloro che vogliono che questa ingente massa di denaro sia destinata in primo luogo ai settori privati. Non a caso il ministro della Transizione Ecologica quando indica le strategie di uscita dalle fonti energetiche fossili, non parla di incremento di produzione di energia da fonti rinnovabili, che rappresenterebbe un business di dimensioni contenute, ma di nucleare di 4^ generazione che prevede, per il suo sviluppo, che enormi risorse finanziarie dal pubblico siano trasferite ai privati.
La gestione della pandemia è un esempio di come questo governo, il governo dei migliori, privilegi gli interessi dell’economia a quelli della salute dei cittadini: oggi siamo in una situazione di forte difficoltà per una strategia, nell’affrontare la variante Omicron, sbagliata; strategia asservita agli interessi economici, e questo è ancora più grave pensando alla positiva situazione ereditata, grazie all’ottimo lavoro fatto dal governo Conte, che aveva gestito in modo responsabile la prima fase dell’emergenza, privilegiando la salute dei cittadini rispetto agli interessi dell’economia; gestione che aveva raccolto il plauso della comunità internazionale.
In questo anno di governo Draghi non si sono potenziate le strutture ospedaliere destinate alla gestione della nuova ondata, non sono stati assunti i medici e gli infermieri di cui c’è urgente necessità e questo nonostante ci fossero tutte le condizioni per farlo, risorse economiche comprese. In ogni decisione presa da questo esecutivo appare precisa la volontà di privilegiare gli interessi del privato rispetto al bene pubblico.
In un momento in cui per l’impoverimento progressivo del paese , che vede larghe fasce della popolazione in gravi difficoltà economiche, ci sarebbe bisogno di un economia con più presenza pubblica, con maggiori interventi e investimenti statali perlomeno nei servizi essenziali (Sanità, Trasporti, Energia, Istruzione ) abbiamo un governo guidato da un personaggio che in passato ha privilegiato gli interessi privati a quelli della collettività; basti solo pensare alla sciagurata stagione delle privatizzazioni, stagione che ha visto la svendita dei nostri gioielli di famiglia (Autostrade, Enel, Banche ecc..), salvo poi non riuscire a “privatizzare” Alitalia…
La situazione in cui ci sta facendo precipitare questo esecutivo è ben rappresentata dalla scena finale del Gattopardo quando il Principe Fabrizio Salina piangente nel bagno del suo palazzo osserva con disgusto i Pitali pieni di urina degli invitati al ballo; nobili invitati che vivono una realtà completamente diversa da quella del popolo alla fame.