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Ucraina, non si allenta la tensione Usa-Russia. Washington: ‘Non è chiaro se Mosca vuole la tregua’. Replica: ‘Non peggiorate la situazione’

I 100mila militari del Cremlino ammassati al confine ucraino sono al centro del summit di Ginevra tra le due potenze mondiali. Al termine del primo dei tre giorni di incontri, però, la tregua appare ancora lontana. "Rimandate le truppe nelle caserme", ha intimato la vicesegretaria di Stato americana, Wendy Sherman, minacciando sanzioni. Le ha risposto il viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov: non causate "una situazione della sicurezza peggiore"

Le due parti hanno parlato di un confronto “franco e diretto”, ma al termine del tanto atteso vertice di Ginevra tra le delegazioni di Stati Uniti e Russia sulla nuova crisi in Ucraina le dichiarazioni provenienti da entrambe le parti mostrano quanta ancora sia la distanza che separa le due potenze e quanto sia ancora alto il rischio di uno scontro militare, con circa 100mila militari di Mosca già ammassati ai confini del Paese di Volodymyr Zelensky.

Emblematiche le parole della vicesegretaria di Stato, Wendy Sherman, che parlando proprio della volontà di Mosca di abbassare i toni, dopo il massiccio spostamento di truppe verso i confini occidentali, e procedere con una de-escalation si è limitata a dire: “Non penso di aver la risposta a questa domanda”. La Russia, ha poi aggiunto, “può dimostrare che non ha intenzione di invadere l’Ucraina riportando i militari dislocati a ridosso della frontiera alle loro basi” o farci sapere quale esercitazione è in corso e quale è il suo scopo. Da parte loro, i delegati russi hanno affermato che “non ci sono piani o intenzioni di attaccare l’Ucraina. Non c’è ragione di avere paura di una escalation”, ha affermato il viceministro degli Esteri, Sergei Ryabkov, aggiungendo però che gli Usa devono operare “nel modo più cauto possibile” per gestire le tensioni alla frontiera ucraina e per evitare “qualsiasi tipo di confronto o aggravamento” della situazione.

Parole calcolate, con l’intento di mandare un messaggio preciso senza alzare ulteriormente i toni, ma che sono il segno di una distanza e di una tensione ancora difficili da superare. Minimi, ancora, i risultati ottenuti in questo vertice che arriva in piena crisi militare, senza che il conflitto sia però ancora deflagrato. Gli Stati Uniti, ad esempio, si sono detti disponibili a discutere i “modi in cui possiamo stabilire limiti reciproci alle dimensioni e alla portata delle esercitazioni militari e migliorare la trasparenza di tali esercitazioni”. Lo stesso Ryabkov ha ammesso che gli Stati Uniti stanno “considerando seriamente” le richieste della Russia per maggiori garanzie di sicurezza in Europa, precisando che “per la prima volta siamo riusciti a discutere di questi temi”. Le conclusioni, ha poi aggiunto, potranno arrivare solo dopo la fine dei tre incontri di questa settimana. Per domani è previsto il vertice Nato-Russia, mentre mercoledì la riunione Osce.

Ma la distanza su quale sia la situazione accettabile nella quale stabilizzarsi in vista di una lunga stagione di colloqui sembra essere ancora ampia. Sherman ha infatti invitato i russi a ritirare le truppe ammassate al confine ucraino se davvero non ha intenzione di minacciare il Paese e i suoi alleati, come detto al termine dell’incontro: “Rimandate le truppe nelle caserme o diteci che esercitazioni sono in corso e qual è il loro scopo”, ha affermato. In caso di “una nuova invasione dell’Ucraina”, ha aggiunto, le sanzioni prenderanno di mira le istituzioni finanziarie russe, l’export di aziende chiave, l’atteggiamento degli Usa e dei loro alleati sul territorio e un aumento dell’assistenza militare Usa all’Ucraina. Una presa di posizione che non è piaciuta a Mosca, sensibile al tema delle sanzioni americane, tanto che Ryabkov ha ricordato alla controparte che i due Paesi rischiano di dover affrontare “una situazione della sicurezza peggiore” se gli Stati Uniti non dimostrano interesse nel dialogo con la Russia e nelle sue richieste di garanzie.

Questo clima di tensione ancora forte, nascosto dietro alla possibilità di avviare colloqui costruttivi, non convince nemmeno l’Unione europea, spettatore interessatissimo del vertice, viste anche le tensioni registrate al confine est dei Baltici e lungo quello polacco-bielorusso. Tanto che l’Alto rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Josep Borrell, ha affermato: “Oltre 100mila truppe russe ammassate ai confini con l’Ucraina non sono lì per prendere il caffè, non si può escludere l’ipotesi di un conflitto armato. La presenza delle truppe e la retorica che viene da Mosca, sul fatto che l’Ucraina non debba uscire dalla sfera d’influenza russa, creano preoccupazione, sia agli ucraini che all’Ue e alla Nato”.