Intercettato dalla Squadra mobile di Ancona, l'infermiere 51enne Emanuele Luchetti gongolava pensando al gruzzolo accumulato grazie al sistema che aveva messo in piedi. Tra lui e i clienti operavano più intermediari, tra cui un noto avvocato della città: “Lui non ci guadagna soldi, lo fa per accreditarsi verso i suoi clienti, per acquisire maggior prestigio”. Il tariffario "personalizzato" da 50 a 500 euro: "Questa è gente che paga, quando magni ridi"
“Non pensavo che in un anno riuscivo a comprarmi casa. Fino a ieri piangevo per pagare cento euro”. Emanuele Luchetti, 51 anni, gongolava pensando al gruzzolo sempre più corposo accumulato grazie al sistema che aveva messo in piedi. Intercettato dalla Squadra mobile di Ancona, l’infermiere finito in carcere per aver gettato via decine di dosi di vaccino per far ottenere i green pass ad altrettanti “no vax” con finte iniezioni ha parlato tanto. Era lui l’uomo chiave del meccanismo criminoso creato assieme a un noto avvocato del foro anconetano, a un imprenditore edile, a un ristoratore e a una barista, tutti messi dal gip agli arresti domiciliari. Dal 3 al 30 dicembre, il periodo in cui è stato ascoltato dalla Polizia, Luchetti ha visto il proprio bottino crescere in fretta, a colpi di centinaia di euro intascati ogni giorno. Al punto da lasciarsi andare al telefono: “Se va avanti così la compro già a fine anno (la casa, ndr)” confida a una dirigente dell’azienda sanitaria regionale (Ars), finita tra gli indagati, che gli risponde: “Le cose cambiano, caro mio”. E lo solletica: “Adesso dentro la cassetta c’hai diecimila euro, tonde tonde, te l’avevo detto. Dammi i soldi pure a me, adesso posso pescare anch’io dalla cassetta, te c’hai ventimila euro dall’altra parte” mostrandosi sprezzante nei confronti di chi ha deciso di farsi vaccinare per finta: “Tutta sta gente che ha fatto il vaccino da te, il rischio ce l’hanno molto alto. C… loro, perché poi il rischio c’è, è molto alto, adesso gira un bel po’…”.
Il massimo guadagno è ovviamente il movente di Luchetti, che si fa i conti: “Vabbè, ma tanto sto periodo qua io campo anche de quelle che ho fatto nei mesi passati, del Covid che prendevo, guadagnavo parecchio. Oltre ai soldi dell’avvocato me devono arrivà i soldi dei tamponi e dei vaccini”. “L’avvocato” è l’intermediario tra l’infermiere e i suoi clienti, Gabriele Galeazzi, noto legale anconetano. “Lui non ci guadagna soldi, non li chiede, lo fa per accreditarsi verso i suoi clienti, per acquisire maggior prestigio”, spiega Luchetti a Carlo Miglietta, il medico del centro vaccinale che ha fatto smascherare l’organizzazione. Ma chi sono questi clienti? Un esempio: “Una coppia inviata da un ingegnere di Fabriano per tramite dell’avvocato: per loro 500 euro a testa”. Un bel giro, fatto di professionisti di grido, macchine di lusso e promesse di ottimi incassi: “Questa è gente col soldo, gente che paga che non fa il micragnoso. Se dobbiamo fare una cosa facciamola ad alto livello. Quando magni ridi” confida l’infermiere arrestato a Miglietta. La scoperta dell’imbroglio risale a dicembre, quando il “medico-detective”, si accorge di gruppi di gente indirizzati alla postazione vaccinale gestita da Luchetti: “Sono tutte persone che seguo al Csm (Centro di Salute Mentale, il servizio Asul dove lavora l’infermiere, ndr.), pazienti con disturbi mentali”. Invece di denunciarlo subito però preferisce restare al gioco, fingendo di voler entrare a far parte del sodalizio criminale: “Voglio mangiare pure io”. Il 3 dicembre va in Questura, denuncia l’accaduto, consegna il primo incasso e fa iniziare l’indagine portata avanti dalla Mobile.
In effetti il tariffario ha la sua importanza, ma viene applicato in maniera personalizzata. Luchetti inizia con somme basse, 50 euro, per poi arrivare – appunto – a un massimo di 500. Ma ci sono anche le somministrazioni gratuite ad alcuni conoscenti, quella a un amico pasticcere in cambio di due vassoi di dolci, e così via. Una percentuale, stando a quanto raccolto dagli investigatori, era riservata a un ristoratore di Civitanova Marche, Daniele Mecozzi, un altro degli intermediari: “Lui prende 50 euro a botta… il suo ristorante è un posto caruccio, ci vado d’estate, c’è la piscina, campi di paddle… adesso ci andiamo insieme, una cena, una grigliata”. È Mecozzi a organizzare veri e propri “viaggi della speranza”, addirittura tramite pulmini, per portare i suoi clienti a vaccinarsi da Luchetti, all’hub del centro sportivo Paolinelli di Ancona. E nelle decine di pagine di intercettazioni non mancano racconti di prestazioni sessuali in cambio della finta dose, inclusi commenti anatomici e il riferimento a un episodio che coinvolge persino una donna malata di cancro.