Dal 2017 le donne arabe possono avere la patente guidare la propria auto di famiglia, e ora anche lavorare guidando i taxi. Sono 18 le scuole guida autorizzate a rilasciare licenze
Saudi Vision 2030 non è il nome della strategia relativa alla transizione energetica di un’azienda di auto, ma il progetto che il principe saudita ereditario Mohammed bin Salman ha lanciato nel 2016. L’obiettivo primario è quello di ridurre la dipendenza dell’Arabia Saudita dal petrolio, diversificando l’economia rispetto al passato. Accanto a questo c’è anche la promozione di un’immagine più morbida del Regno e la conseguente apertura verso il mondo femminile e il ruolo delle donne nella vita pubblica. Un percorso non facile e pieno di contraddizioni, come testimoniano gli ultimi avvenimenti.
Da una parte, è notizia di ieri, che le donne in Arabia Saudita possono lavorare guidando i taxi. Non sono passati neanche cinque anni da quando hanno avuto il permesso di mettersi al volante della propria auto di famiglia e, da quel momento, più di 174.000 saudite hanno preso la patente. E’ talmente tanta la voglia di emanciparsi che c’è da chiedersi se le 18 scuole di guida dedicate alla concessione della licenza per guidare un taxi dopo l’esame, saranno prese d’assalto.
Il quotidiano online The National riporta che le scuole si trovano nelle principali città saudite, da Riad a Jeddah, fino a Jazan, Asir, Najran, Jouf, Hail e Taif e il costo della patente sarà di 200 rial, circa 53 dollari. Facile immaginare che l’annuncio del governo sia stato accolto con gioia dalle donne, che vedono allargarsi le proprie opportunità. A questo proposito, ci sono già segnali di miglioramento, infatti la partecipazione femminile al lavoro è salita dal 19% nel 2016 al 33% nel 2020, come sottolinea l’istituto saudita per le statistiche.
Ma se da un lato sicuramente il lavoro è importante, dall’altro la libertà di parola lo è ancora di più.E’ quindi da accogliere con favore la notizia della scarcerazione della cugina di Mohammed bin Salman. La principessa Basmah bint Saud bin Abdulaziz Al Saud, 57 anni, era stata arrestata a marzo del 2019 insieme a sua figlia Suhoud Al Sharif, senza nessuna accusa formale. Da quel momento gli attivisti sauditi per i diritti umani hanno avviato una campagna sulla vicenda, spiegando che la principessa aveva criticato in particolare il trattamento riservato alle donne. Tre anni sono passati e alcune delle leggi fortemente restrittive che le penalizzano sono state revocate o modificate, una delle quali è proprio la possibilità di guidare anche dei taxi.
Un filo di speranza, dunque, per le donne arabe. Che si aggiunge al fatto che, proprio in questi giorni, due donne pilota arabe stanno partecipando alla Dakar 2022, senza velo e accompagnate da navigatori uomini. Mashael Al-Obaidan e Dania Akeel, entrambe trentatré anni stanno mettendo un’altra pietra miliare verso l’abbattimento della discriminazione femminile in Arabia Saudita. Piccoli passi, ma da qualcosa bisogna cominciare.