Per gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Bari che coordinano le attività della Squadra Mobile e dei carabinieri potrebbe esserci un’unica matrice dietro gli attentati della notte dato che i due ordigni sono stati collocati e fatti esplodere quasi simultaneamente, a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro. Per il terzo anno consecutivo, gennaio nel Foggiano diventa il mese degli attentati
Minacce a suon di bombe, ben otto in soli 11 giorni. La strategia del terrore della criminalità foggiana agli imprenditori locali è ripartita con maggiore violenza anche nel 2022. Dalla notte di San Silvestro sono stati otto i colpi messi a segno tra il capoluogo e alcuni paesi della provincia: a San Severo sono state ben 4, con le due esplose nel corso della notte appena trascorsa, tre gli attentati a Foggia, tra i quali anche un incendio, e un’altra bomba è stata fatta esplodere a Vieste.
Nella notte tra lunedì e martedì, a San Severo è finito nel mirino della criminalità un negozio di parrucchiere in via Checchia Rispoli: alle 3.30 un ordigno ha distrutto l’ingresso, tre saracinesche e le vetrine dell’esercizio. Poco dopo quando un’altra bomba è esplosa davanti a un negozio di giochi pirici in via Meucci. Per gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Bari che coordinano le attività della Squadra Mobile e dei carabinieri potrebbe esserci un’unica matrice dato che i due ordigni sono stati collocati e fatti esplodere quasi simultaneamente, a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro.
“Quattro bombe dall’inizio dell’anno, in dieci giorni, rappresentano una vile dichiarazione di guerra contro tutta la città di San Severo, contro un tessuto imprenditoriale, commerciale ed artigianale già alle corde, contro il futuro di una intera comunità che merita il dovuto rispetto e non può soggiacere al sopruso di pochi vili dediti al crimine”, ha detto il sindaco di San Severo Francesco Miglio che, dopo aver espresso massima solidarietà alle vittime, ha invitato la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese a visitare la zona della Capitanata “non solo per annunciare vicinanza e solidarietà alla nostra popolazione, che in questo momento si sente lasciata sola, ma anche per annunciare delle misure concrete da attuare nelle prossime settimane per sventare un piano e una strategia complessivi messi in atto dall’associazione mafiosa per tenere sotto scacco questa popolazione e questo territorio”.
“Mi aspetto – ha aggiunto il sindaco Miglio – l’arrivo del ministro Lamorgese nei prossimi giorni, diversamente saremo noi, come popolazione, ad andare a Roma per rivendicare una attenzione che in questo momento crediamo di meritare”. I primi attentati nel comune della provincia foggiano erano stati registrati nella notte di San Silvestro quando la mala ha fatto saltare una profumeria e una concessionaria di auto. Gesti plateali, eclatanti. Agguati che nel linguaggio criminale devono portare un messaggio chiaro: pagare il pizzo. Lo stesso messaggio che i clan della Società foggiana, che controllano la città capoluogo, hanno voluto far arrivare ad altre vittime: tre gli attentati in città tra i quali un incendio e poi due bombe, la prima nel quartiere Cep contro un furgone della società New Coffee 0861 e la seconda contro ai danni di un fioraio in via Guido D’orso.
Ma anche a Vieste, località turistica del Gargano, la criminalità ha fatto brutalmente sentire la sua voce, ma a differenza delle altre, in questo caso l’obiettivo non era un esercizio commerciale: nella notte tra il 6 e il 7 gennaio infatti una bomba è esplosa davanti all’abitazione di un 39enne nel centro storico. L’inizio del 2022, nel foggiano, assomiglia al bilancio di una zona in guerra. Ma non è la prima volta. Era già accaduto nei primi giorni degli scorsi anni: nei primi 11 giorni del 2021 furono 4 gli ordigni collocati dalla mala e altrettante agli inizi del 2020. Una sorta di “rito” per ricordare al territorio chi comanda. Ora, però, il numero di attentati è salito pericolosamente. Magistrati e forze dell’ordine sono continuamente al lavoro per arginare il potere della mafia, definita dal procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho il “nemico numero dello Stato”. Ma evidentemente serve anche altro. Da più parti negli ultimi anni è giunto l’invito delle istituzioni a denunciare e avere fiducia nello Stato, ma senza grandi risultati. Almeno per ora.