di Gianluca Pinto

Ci risiamo. La variante Omicron è più debole o no? Come al solito voci discordanti. Cosa costa agli specialisti scelti per la comunicazione dire: “Non abbiamo ancora raggiunto una conclusione e le idee sono per questo diverse”? La diversità di tesi è fondamentale nella scienza. Il fatto che ci siano opinioni diverse su un argomento significa altresì che non si è ancora arrivati ad una evidenza ‘scientifica’. Questo, però, va esplicitato ogni qualvolta si esprimono tesi che devono essere verificate, altrimenti si creano diffidenza e sfiducia.

In questo caso è bene dire: “Non abbiamo ancora raggiunto un grado di evidenza scientifica tale da fornire una visione oggettiva su cui siamo d’accordo”, non andare in televisione a esporre la propria tesi in modo oggettivo. È frutto di un grave errore, ad esempio, aver sentito tanti specialisti in televisione (dicembre ’20 – febbraio ’21) dire in modo categorico che il vaccino sarebbe stato la soluzione definitiva al Covid senza avere dati a sostegno di questa asserzione (ovviamente non potevano esserci allora) e un anno dopo ascoltare la dott.ssa Viola tradurre con semplicità disarmante tutte quelle affermazioni assolute in “Noi speravamo che il vaccino avrebbe risolto”. Allora si doveva dire: “Noi speriamo che…”, non “sarà così”.

Quando si fanno notare questi errori la risposta è sempre che la scienza è “work in progress”. La comunicazione non ha nulla a che fare con il “work in progress” della scienza che deve essere sempre in divenire. Non si può sempre sviare subdolamente il discorso relativo ai grossolani errori di comunicazione sulla questione della scienza e del suo metodo. Trattandosi di specialisti, se non si è sicuri di qualcosa o non si hanno i dati per affermare qualcosa lo si deve dire mentre si esprime la propria opinione, altrimenti, considerando le giravolte e le marce indietro, si crea diffidenza.

Il Governo, da parte sua, ben pensa invece di strumentalizzare i numeri: parlo ovviamente dell’uso superficiale dei numeri riguardanti i vaccinati, non di argomenti medico-scientifici su cui non ho la competenza per poter intervenire. Le misure adottate (la dott.ssa Viola lo ha confermato lunedì 10 sera a Ottoemezzo) hanno l’obiettivo primario di prevenire l’intasamento delle strutture ospedaliere, nella fattispecie le terapie intensive. A questo scopo il Ministro Speranza ha orgogliosamente esibito, nella conferenza stampa di lunedì, uno scampolo di carta con le percentuali dei ricoveri degli “uomini in rosso” (i No-Vax) per dimostrare che è solo colpa loro se le strutture ospedaliere rischiano di essere sotto pressione e di non poter fornire servizi a chi soffre di altre patologie che necessitano urgenza.

Non parla, Speranza (di nome e non di fatto), dei tagli avvenuti alla Sanità in 30 anni. Tagli anche in funzione di risorse date ai privati, che non amano servizi come le terapie intensive dati i costi e gli scarsi profitti, ma prediligono le “grandi specialità” che in alcune zone sono in sovrabbondanza rispetto al numero degli abitanti. Perché affrontare questo argomento quando tutto è risolto dando la colpa dei no-vax? Non ci è dato sapere come mai non si è provveduto a ampliare il numero di posti nelle terapie intensive dopo anni di scempio. No: la colpa è solo di quel 10% di No-Vax che intasano le terapie intensive.

Sul 90% dei vaccinati si dice che si siano convinti riguardo al vaccino. Tuttavia abbiamo il 67% che sostiene le misure del Governo, non il 90%. Nessuno si ferma a pensare che in quel 90% di persone vaccinate c’è anche chi non ha avuto scelta e si è vaccinato solo perché costretto e non perché si è convinto? Sul 10% di non vaccinati, quanti sono No-Vax radicali e ideologici e quanti sono No-Questo-Vax a causa degli errori di comunicazione che hanno generato e generano incertezza?

Nessun dubbio. Tutti buoni e No-vax cattivi. Perfino nei fumetti si trovano sfumature più accettabili. Se questo è il modo di ‘convincere’…

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