Cronaca

Vaccini, 16 milioni di “idonei” per l’anticipo della terza dose. Ma con il ritmo previsto dal piano di Figliuolo solo 9 milioni troveranno spazio entro fine gennaio

In molti dovranno aspettare un periodo superiore al minimo di 120 giorni e con ogni probabilità anche ai 150. "Ci sono dei limiti fisici", ha spiegato il commissario straordinario all'emergenza, annunciando che durante gennaio il target è quello di 450mila terze dosi al giorno. Per coprire tutti gli eleggibili entro fine mese ne servirebbero 750mila. E i dati Iss raccontano di come il peso dei vaccinati con due dosi da più di 4 mesi inizi ad essere importante in numeri assoluti sui reparti di area medica

Aperture straordinarie, anche di notte, per accelerare la vaccinazione degli over 50 che finora non hanno aderito alla campagna senza intaccare la corsa alle terze dosi. Ma già con una certezza, ammessa dallo stesso generale Francesco Figliuolo: raggiungere tutti coloro che possono fare il booster è “impossibile”. Insomma, almeno in parte, gli oltre 16 milioni di italiani che ad oggi sono idonei a ricevere il richiamo dovranno aspettare un periodo superiore al minimo di 120 giorni e con ogni probabilità anche ai 150. “Ci sono dei limiti fisici”, ha spiegato il commissario straordinario all’emergenza a Mezz’ora in più, annunciando che fino a fine gennaio il target è quello di 450mila terze dosi al giorno. In altre parole, circa 9 milioni di somministrazioni. Le altre 150mila ogni 24 ore chieste alle Regioni riguarderanno invece i bambini e gli over 50 per i quali scatterà l’obbligo vaccinale. Spingere la macchina oltre? Dopo aver promesso – era lo scorso maggio – un milione di dosi al giorno, adesso Figliuolo si arrende. “Siamo riusciti il 28 dicembre ad arrivare a 660mila, più di quello è un po’ difficile – ha spiegato su Rai 3 domenica pomeriggio – Non possiamo pretendere, dobbiamo essere pragmatici. La macchina reggerà i 600mila al giorno. Il picco di prenotazioni ci sarà proprio ora con lo scalo a 4 mesi delle terze dosi”. Con un rischio implicito e non detto, dettato dall’accorciamento del Green pass a 6 mesi: chi ha ricevuto la seconda dose entro il 31 luglio si ritroverà senza certificazione verde nel caso in cui non sia riuscito a trovare uno slot utile. Salvo interventi normativi del governo prima di febbraio, almeno in favore di chi ha già la prenotazione in tasca.

Mancano 16 milioni di booster – La campagna vaccinale quindi entra in un imbuto, tra spazi da trovare per gli over 50 finora restii alla vaccinazione, ancora oltre 3 milioni di vaccinazioni pediatriche da fare e l’allargamento della platea eleggibile per il booster con l’anticipo a quattro mesi per tutti gli over 12 deciso nelle scorse settimane. I conti sono presto fatti: al 10 settembre, secondo i dati della struttura commissariale, erano state vaccinate con due dosi 39.491.954 di persone. Da allora sono trascorsi quattro mesi e in quella fetta di popolazione hanno ricevuto la terza dose in 23.174.878. All’appello mancano quindi 16.317.076 di cittadini. Un numero gigantesco, probabilmente leggermente minore nei fatti poiché bisogna considerare coloro che si sono contagiati nel frattempo e quindi non dovranno ricevere la terza. Impossibile sapere in maniera accurata quanti siano: in ogni caso, anche stimando la quota in un 10%, restano 15 milioni di persone. Con il ritmo di cui ha parlato Figliuolo (450mila dosi al giorno) si riuscirebbe a vaccinare tutti non prima della metà febbraio, senza considerare le nuove centinaia di migliaia di persone che si aggiungeranno nelle settimane a venire. Nei prossimi 45 giorni, dunque, si arriverà al picco di richiami da fare e gli hub dovranno gestire anche i 2,1 milioni di over 50 che il governo spera di convincere con l’introduzione dell’obbligo e i tre milioni di bambini tra i 5 e gli 11 anni che possono essere vaccinati.

Le richieste del commissario – Per questo il commissario straordinario ha inviato una circolare alle Regioni chiedendo “prioritariamente aperture di prenotazioni straordinarie in numero adeguato, dedicate ad over 50 e altre categorie destinatarie di obbligo vaccinale, unitamente ad un maggior coinvolgimento dei medici di medicina generale”. Ad integrazione, aggiunge la circolare, si invita alla promozione, “ove fattibile”, di “giornate di vaccinazione dedicate e/o l’accesso diretto agli hub vaccinali senza prenotazione, per il solo personale soggetto ad obbligo”. In sostanza, aveva spiegato Figliuolo a Mezz’ora in più, è stato richiesto di attivare “finestre straordinarie” per gli over 50 “così da non alterare le prenotazioni già fatte”. Il personale per coprire orari più larghi e un flusso maggiore? “Ce l’abbiamo”, ha assicurato il generale chiedendo anche una “sovraprogrammazione” integrata con vaccine-days senza prenotazione. Nessuna imposizione su aperture 24 ore su 24 degli hub: Figliuolo – come poi confermato anche da Mario Draghi – ha spiegato però che le aperture notturne sono già in piedi, ad esempio, in un hub della Lombardia (Sesto San Giovanni) in alcuni giorni della settimana.

Servirebbero 750mila dosi al giorno – Tuttavia è lo stesso commissario ad ammettere che ci sono dei “limiti fisici” a valicare le 600mila somministrazioni al giorno: “Siamo riusciti il 28 dicembre ad arrivare a 660mila, più di quello è un po’ difficile”, ha detto garantendo tra gli 11 e i 13 milioni di somministrazioni fino al 30 gennaio con un target di 580mila dosi al giorno nella settimana 10-16 gennaio e 600mila in quella successiva, con un sostanziale dimezzamento nella giornata di domenica. Qualcuno insomma è destinato ad attendere, almeno per il booster: il piano di Figliuolo “garantisce” infatti 450mila somministrazioni al giorno, ma per vaccinare tutti gli attualmente eleggibili (al 10 gennaio) entro la fine del mese ne servirebbero 750mila. La platea si è allargata proprio oggi con l’anticipo a 4 mesi per tutti gli over 12 vaccinati da più di quattro mesi.

I rischi per chi è vaccinato da più di 120 giorni – Una data spartiacque, considerando gli ultimi dati su contagiati, ospedalizzazioni, ricoveri in terapia intensiva e decessi tra coloro che hanno ricevuto le due dosi da più di 120 giorni. I dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità parlano chiaro. Su una platea di vaccinati con primo ciclo completo da oltre 4 mesi di 26.019.483 di persone (dati al 18 dicembre), l’Iss ha registrato 547.518 contagiati tra il 3 dicembre e il 2 gennaio, con 6.612 ricoverati con sintomi tra il 19 novembre e il 19 dicembre, 496 positivi finiti in terapia intensiva e 1.298 decessi. Fermo restando che, come più volte spiegato, il rischio di sviluppare una malattia grave per un vaccinato con due dosi è decisamente inferiore rispetto a un No vax (il tasso di ricovero in intensiva passa da 1,5 ogni 100mila a 23,1) i numeri assoluti raccontano che chi potrebbe ma non ha ricevuto la terza dose ha un impatto numericamente rilevante sul sistema sanitario. Si spiega anche così la decisione di anticipare il richiamo a quattro mesi, visto il calo della protezione dal contagio.

Chi ha già fatto la terza dose – La decisione, operativa da oggi, è la quinta finestra da quando è iniziata la campagna per il booster. Il 1° settembre sono diventati idonei gli over 80 vaccinati da più di 6 mesi, l’8 ottobre la soglia si era abbassata agli over 60 e il 22 novembre erano stati dichiarati eleggibili gli over 40. Due giorni dopo, il 24 novembre, il primo ‘scalino’ che ha allargato la platea con l’anticipo della terza dose a 5 mesi. Quindi, dall’1 dicembre, sono stati definiti come idonei anche gli over 18 e dal 27 dicembre tutti gli over 16 e i 12-15enni fragili. Da oggi, invece, tutti gli over 12 e già da 4 mesi. Ma chi ha deciso finora di accettare la terza dose? Solo tre fasce della popolazione hanno oltre il 50% di copertura: i sessantenni (55,2), i settantenni con il 64,7 per cento e gli over 80 con il 74,1 per cento di adesione. Nella fascia 50-59 anni invece per il momento le somministrazioni hanno riguardato il 44,4% della popolazione in quell’età anagrafica. Percentuali che crollano tra i 40-49enni con il 31,2%. Tra i ventenni ha aderito il 21% e tra i trentenni la percentuale è simile, oscillando attorno al 23%. La strada è lunga, gli spazi di manovra per allargare la capacità vaccinale sono stretti.