I risultati di uno studio internazionale cui tra gli altri hanno preso parte anche l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea)
Per il sesto anno consecutivo le temperature dell’Oceano hanno segnato un nuovo record. È questo il risultato dello studio internazionale, pubblicato sulla rivista “Advances in Atmospheric Sciences”, cui tra gli altri hanno preso parte anche l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea). Una situazione climatica preoccupante, tanto che la variazione del contenuto termico degli oceani nel 2021 viene comparata nel report “all’energia che si otterrebbe facendo esplodere 7 bombe atomiche ogni secondo per tutta la durata dell’anno“.
L’oceano, spiega Simona Simoncelli dell’Ingv, “assorbe poco meno di un terzo della Co2 emessa dall’uomo ma il riscaldamento delle acque riduce l’efficienza di questo processo, lasciandone una percentuale maggiore in atmosfera”. È importante quindi monitorare le variazioni di temperatura e di Co2 “per giungere a un piano di mitigazione per limitare gli effetti del cambiamento climatico“. Le conseguenze del riscaldamento delle acque, come l’aumento del loro volume e l’innalzamento del livello del mare, non hanno solo ripercussioni sulle coste, ma creano “le condizioni per tempeste e uragani sempre più violenti e numerosi, abbinati a periodi di caldo esasperato in zone sempre più estese” oltre al fatto che “l’acqua più calda è meno ricca in ossigeno e influisce sulla catena alimentare, così come acqua con acidità più elevata ha effetti anche pesanti sulle forme viventi”, sottolinea la ricercatrice.
Dall’analisi emerge anche l’allarme per il Mediterraneo, che si conferma il bacino che si scalda più velocemente. Franco Reseghetti, ricercatore dell’Enea, si è detto “sconcertato e poi sconfortato” dai dati emersi durante l’ultima campagna di rilevamento, a metà dicembre 2021.Ad esempio, nel mar Tirreno “ha iniziato a scaldarsi in modo evidente anche una zona più profonda rispetto al passato”. Questa acqua calda “ha iniziato ad invadere il Tirreno da sud e ha proseguito verso nord, interessando una zona di mare sempre più ampia e a profondità crescenti”.
Reseghetti spiega che l’aumento delle temperature porta a un accumulo di energia nel Mediterraneo che può portare all’aumento di episodi climatici estremi “come ondate di calore e violenti fenomeni precipitativi sconosciuti in precedenza in queste zone”. L’anno appena trascorso, ricorda, è stato un manifesto di tutto questo: “Il caldo in Sicilia ad agosto, la pioggia in Liguria, gli uragani del Mediterraneo a fine novembre ancora in Sicilia”. Il record del 2021, quindi, desta preoccupazioni più serie rispetto agli anni passati. Infatti, secondo gli esperti, si sono raggiunte temperature mai segnalate “nonostante nel 2021 ci sia stato il fenomeno conosciuto come La Niña, che ha contribuito a limitare il riscaldamento nell’Oceano Pacifico portando temperature più fredde”, come sottolinea il titolo del lavoro: “Another record: ocean warming continues through 2021 despite La Niña conditions”.