Novak Djokovic ha ammesso con un post sul suo account Instagram di aver infranto la quarantena e di aver incontrato un giornalista per un’intervista mentre era positivo al Covid. Lo ha fatto perché aveva preso un impegno con un giornalista e si è sentito “in dovere di condurre l’intervista a L’Equipe perché non volevo deludere”. Nello stesso post ha poi ammesso che avrebbe dovuto rimandare l’appuntamento, ma che anche in quell’occasione ha “mantenuto le distanze di sicurezza e indossato una mascherina, tranne quando è stata scattata una fotografia”.
Soltanto da ieri, 11 gennaio, il campione serbo è tornato ad allenarsi sui campi dell’Australian Open dopo cinque giorni passati nel Park Hotel di Melburne, dal momento che i funzionari dell’Australian Border Force al suo arrivo gli avevano annunciato che gli era stato negato l’ingresso nel Paese. Ancora, secondo quanto ha riportato The Guardian, sempre l’Australian Border Force sta indagando in merito a un possibile falsa dichiarazione di viaggio fornita dal campione, il cui ricorso è stato accolto perché il team legale ha dimostrato che avrebbe contratto il Covid ben due volte, di cui l’ultima appunto lo scorso 16 dicembre. Il numero uno del ranking Atp infatti ha dichiarato di non aver viaggiato nei 14 giorni precedenti al suo arrivo in Australia. Tramite i social del campione serbo emerge però come il giorno di Natale fosse a Belgrado, successivamente è volato a Melbourne partendo dalla Spagna. In un video si vede il tennista a Marbella.
Così, messo spalle a muro, ha confessato. Ma riguardo le anomalie riportate nel modulo di viaggio presentato al governo australiano ha accusato il suo agente, che per il tennista serbo “ha commesso un errore“. L’agenzia di stampa australiana Australian associated press (Aap) ha riportato che prima di domani 13 gennaio non verrà presa alcuna decisione sul caso Djokovic e che a momento la sua partecipazione al grande slam è sospesa. Era stato il giudice Anthony Kelly a ridare il visto a Djokovic, permettendogli di tornare ad allenarsi in vista del torneo, riconoscendo che non gli è stato fornito il tempo di produrre prove sufficienti. Il ministro dell’Immigrazione Alex Hawke ha dichiarato che “gli avvocati di Djokovic hanno recentemente fornito lunghe ulteriori osservazioni e documentazioni di supporto ritenute rilevanti per la possibile cancellazione del suo visto”, e “questo allungherà i tempi per una decisione”.