Dopo le nove di martedì (e l’Abruzzo che ha votato a fine dicembre) altre quattro regioni hanno scelto i propri delegati da mandare a Roma per l’elezione del presidente della Repubblica, in programma dal 24 gennaio. Nelle Marche, in Sicilia e in Sardegna (che designano tre rappresentanti ciascuna) è passato il consueto schema che prevede l’elezione del presidente della giunta, del presidente dell’assemblea regionale e di un rappresentante dell’opposizione. Il voto ha acceso un caso politico in Assemblea siciliana, dove il governatore Nello Musumeci ha ottenuto solo 29 voti (contro i 32 del grillino Nuccio Di Paola e i 44 di Gianfranco Micciché) e ha minacciato per questo le dimissioni. In Sardegna, invece, passano senza sorprese il presidente della Regione Christian Solinas (autonomista vicino al Carroccio), il presidente del Consiglio regionale Michele Pais (Lega) e il capogruppo del Partito democratico Giancarlo Ganau.

In rappresentanza delle Marche il Consiglio regionale ha scelto il presidente della giunta Francesco Acquaroli (Fratelli d’Italia), il presidente dell’assemblea Dino Latini (Udc) e il capogruppo Pd Maurizio Mangialardi, candidato governatore alle scorse regionali. Latini è il secondo grande elettore iscritto all’Udc dopo il presidente dell’assemblea molisana Salvatore Micone (eletto martedì). Si è votato anche in Valle d’Aosta, l’unica regione a eleggere un solo delegato: il designato è il presidente della Regione Erik Lavevaz, dell’Union Valdotaine, che ha ricevuto 19 preferenze su 34. La forza dei partiti dopo le scelte di 14 Regioni è dunque la seguente: 11 grandi elettori del Pd, 9 della Lega, 6 di Forza Italia, 4 per Fratelli d’Italia e M5S, 2 per l’Udc e uno a testa per Coraggio Italia, Union Valdotaine, Partito Sardo d’Azione e Diventerà Bellissima (il movimento di Musumeci).

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