“Ci vogliono ben altri ostacoli per me, per quello che ho visto nella mia vita, non saranno alcuni atti di viltà politica a poter condizionare le mie scelte: io ho un impegno e lo mantengo fino all’ultimo”. Con queste parole in diretta su Facebook il presidente siciliano, Nello Musumeci annuncia che azzererà la giunta, ma non si dimetterà nonostante la débâcle subita in aula, nel voto all’Assemblea regionale siciliana per la nomina dei delegati all’elezione del presidente della Repubblica. Quando si è trattato di votare i delegati all’elezione del presidente della Repubblica, per prassi l’Assemblea regionale siciliana ha sempre designato il proprio presidente, il presidente della giunta e un rappresentante dell’opposizione. Così è stato, ma a prendere meno voti mercoledì pomeriggio è stato il governatore in carica. Il più votato è risultato infatti il presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché, con 44 preferenze. Mentre secondo è arrivato il capogruppo del M5s all’Assemblea, Nuccio Di Paola, con 32 voti, 24 dei quali erano in parte del Movimento, più Pd e il voto di Claudio Fava e di Valentina Palermi, ex cinquestelle ora nel misto. Sono stati otto i franchi tiratori che hanno sottoscritto lo schiaffo a Musumeci, che ha ottenuto soltanto 29 voti. Un dato politico che ha subito mandato nel caos la maggioranza, tutta presente in aula. La seduta è stata subito sospesa per dieci minuti, ma lo stop è durato oltre un’ora.
Dopo alcune ore di caos nel centrodestra, Musumeci si è rivolto ai siciliani con un discorso in diretta social, molto duro nei confronti dei “disertori, ricattatori” – così li ha definiti – che nel segreto dell’urna gli hanno voltato le spalle: “Deputati che – ha continuato – mi hanno fatto richieste irricevibili e quindi ho dovuto dire di no e deputati con i quali per una questione di igiene non ho voluto avere rapporti. Possono pensare questi sette scappati di casa che un presidente che non è stato condizionato dalla mafia possa essere condizionato da loro? Possono pensare di esercitare su questo governo qualunque tipo di richiesta trasversale che appartiene al peggiore linguaggio della comunicazione?”. Un discorso amaro quello del presidente siciliano, che adesso dovrà, però, parlare con i partiti della coalizione per formare un nuovo governo “responsabile”: “Chiederò ai partiti di darmi una rosa di assessori e andremo avanti fregandocene di questi mezzucci. Devo rendere conto soltanto a voi”, ha concluso.
“È una sfiducia a tutti gli effetti”, dice Luigi Sunseri del M5s, che dai banchi dell’opposizione definisce il discorso di Musumeci un tentativo di “rimanere a galla”: “Dopo esser stato palesemente sfiduciato dalla sua stessa maggioranza continua a lasciare la Sicilia in uno stato di penosa agonia. Un presidente che definisce i suoi alleati “disertori”, che sostiene di aver tenuto lontani alcuni deputati “per questioni di igiene”, che definisce “accattoni” i componenti di quella stessa maggioranza a cui, adesso, chiederà i nomi dei nuovi assessori. Ha anche parlato di intimidazioni: ma da parte di chi? Non saranno gli stessi che hanno contribuito proficuamente alla sua elezione? Sono gli stessi che adesso definisce “scappati di casa”?”.
“Il voto di stasera certifica che Musumeci non ha più alcuna maggioranza”, commenta invece Claudio Fava. Invitando Musumeci a prenderne atto, “quantomeno per salvaguardare la dignità della funzione che rappresenta. Nei prossimi mesi, per le scelte che la attendono, la Sicilia avrà bisogno di un governo autorevole, legittimato da una solida maggioranza. È chiaro che quel governo non potrà essere guidato da Musumeci. Le sue dimissioni rappresenterebbero oggi un atto di decenza e di rispetto per le sorti della Sicilia”. “Una disfatta”, l’ha invece definita il segretario siciliano del Pd, Anthony Barbagallo. Che rimarca: “È la prima volta che un presidente della Regione riceve meno voti di un candidato dell’opposizione”.