In Germania uno scoglio giudiziario (si attende il pronunciamento della Corte costituzionale sul ricorso dei liberali), ma questo non vale per l'Italia. Francia e Portogallo invece sono quasi in dirittura d'arrivo. Il ministro dell'Economia in autunno aveva garantito che i tempi sarebbero stati rispettati in modo da consentire l'entrata in vigore questo gennaio
La riforma del Meccanismo europeo di stabilità, intorno alla quale tre anni fa si era consumata una violenta polemica politica di Lega e Fratelli d’Italia nei confronti del governo Conte, torna di attualità nel dibattito europeo. Perché tra i 19 paesi dell’Eurozona solo Italia, Francia, Portogallo e Germania non hanno ancora ratificato il nuovo trattato, che è stato firmato da tutti i paesi dell’Eurozona il 27 gennaio 2021 e doveva a entrare in vigore questo gennaio dopo l’ok dei Parlamenti nazionali. Solo Roma peraltro ha accumulato un ritardo rispetto agli impegni, dopo che in autunno il ministro Daniele Franco aveva promesso che i tempi sarebbero stati rispettati. In Germania infatti il processo di approvazione è bloccato da un ricorso alla Corte costituzionale su cui il governo non può intervenire e in Francia e Portogallo l’iter di ratifica è a uno stato molto avanzato tanto che potrebbe essere concluso già per la riunione dell’Eurogruppo di lunedì. Quando Franco, con quello che un funzionario Ue definisce “richiamo amichevole“, sarà chiamato a chiarire i motivi del mancato rispetto dei tempi previsti.
Secondo il funzionario europeo – citato dall’Ansa – c’è “piena fiducia nell’Italia come in altri Stati membri che onoreranno loro impegni politici” ma “vogliamo essere sicuri che una volta superato” l’ostacolo del ricorso alla Corte tedesca “non ce ne saranno altri. Non c’è insoddisfazione verso l’uno o l’altro paese”.
Le novità principali previste dalla riforma sono la funzione di backstop per le banche in crisi e la possibilità di concedere prestiti precauzionali a Paesi colpiti da choc esogeni il cui debito è “sostenibile” a parere dello stesso Mes, sentita la Commissione Ue e che rispettino i requisiti del Patto di Stabilità. Il vero rischio non sembra essere tanto quello che il Mes venga usato come grimaldello per scardinare la sovranità di uno Stato imponendo la ristrutturazione del debito, come paventato da alcuni critici, ma piuttosto che la riforma cambi poco o nulla, condannando il Mes ad una sostanziale inutilità. Va ricordato che durante il governo Conte 2 Italia viva e una parte del centrodestra avevano spinto per la richiesta di un prestito per sostenere spese sanitarie legate alla pandemia. Con l’arrivo a Palazzo Chigi di Mario Draghi l’urgenza di chiedere quei soldi è improvvisamente scomparsa dai radar. Il capogruppo di Iv al Senato, Davide Faraone, durante la discussione generale sulla fiducia al nuovo governo aveva sostenuto che la questione era tramontata “perché il nostro Mes è lei, presidente Draghi, e questo governo”.