Oltre 21 anni fa scrissi un articolo intitolato: “Ci vorrebbe un meteorite”, nel quale evidenziavo la necessità di un evento traumatico per rinnovare veramente la Pubblica Amministrazione, come quello avvenuto 66 milioni di anni fa, quando a seguito dell’impatto di un asteroide nel Golfo del Messico tre quarti di tutte le specie viventi sulla Terra, inclusi molti dinosauri, si estinsero.
La recente tragica pandemia causata dal virus Sars-CoV-2 ha determinato, seppure con effetti più contenuti, cambiamenti profondi nella società e perfino nella Pubblica Amministrazione. Le aziende private e le Amministrazioni pubbliche già organizzate a lavorare per obiettivi, e/o che avevano implementato nella propria organizzazione la modalità del lavoro agile (prevista della Legge 81/2017 e più conosciuta in Italia come smart-working), basata su maggiore autonomia, fiducia e responsabilizzazione dei lavoratori, hanno continuato a lavorare incrementando la loro produttività. Al contrario, chi non aveva già adottato la modalità del lavoro agile è stato costretto ad adottare le modalità del telelavoro o dello smart-working emergenziale per continuare ad erogare servizi e prestazioni a cittadini e utenti.
Questa modalità lavorativa, pur non possedendo i vantaggi e le potenzialità del vero lavoro agile, che è “una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa”, ha comunque prodotto risultati evidenti nelle vite di tanti lavoratori e nell’aumento della produttività aziendale, certificati dai più prestigiosi istituti di ricerca universitari italiani ed internazionali.
L’attuale ministro per la Pubblica Amministrazione, invece di riequilibrare finalmente il modo di lavorare, con i suoi provvedimenti (DM 9 ottobre 2021, linee guida lavoro agile, circolare) persevera in una visione ostracista tornando indietro al mantra del “si è sempre fatto così”, alla “normalità delle lunghe file agli sportelli”, forzando così tanti lavoratori che in larga parte non vogliono rinunciare all’autonomia e alla responsabilizzazione conquistate con impegno e intelligenza e contrastando, financo nell’emergenza pandemica attuale, il lavoro agile emergenziale, con l’obbligo della prevalenza in presenza e dell’accordo individuale.
Come rileva anche il prof. Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, in un recente post su LinkedIn: “Invece di leggere con onestà intellettuale un fenomeno di trasformazione epocale del lavoro, si confezionano ricerche ad hoc, si travisa la realtà, cercando di ricondurre i nuovi modi di lavorare agli schemi tranquillizzanti del telelavoro e di una normativa obsoleta tutta incentrata su presenzialismo e burocrazia, frustrando i lavoratori e riprendendo routine e modalità di lavoro che hanno perso ogni significato. Nel medio periodo la competizione internazionale e il mercato dei talenti faranno giustizia di questi tentativi miopi” – sottolinea Corso – “ma nel frattempo il nostro Paese avrà subito un danno enorme. In gioco non c’è soltanto il benessere di milioni lavoratori, ma la competitività della nostra economia, la sostenibilità ambientale, l’inclusione di genere, età e area geografica”.
Situazione già denunciata, nelle ultime settimane, oltre che dalla FLP, da tanti professori universitari, economisti e manager illuminati di aziende private che vedono in un ritorno al passato della PA, e nel mantenimento dell’organizzazione del lavoro basata sul mero adempimento burocratico (piuttosto che su un passaggio a un modello organizzativo basato su obiettivi e raggiungimento di risultati per cittadini, famiglie e imprese), un grave rischio anche per l’attuazione del Pnrr.
Ma per il prossimo futuro l’obiettivo primario del “Meteorite Brunetta” è quello dell’estinzione delle forme intelligenti di lavoro nelle pubbliche amministrazioni.