È giunta inattesa, quasi un piccolo colpo di scena, la decisione della Corte d’assise di Bologna che sta celebrando il processo ai mandanti della strage del 2 agosto di ascoltare nuovi testimoni tra cui due testi già sentiti, Vincenzo Vinciguerra, ex membro di Ordine Nuovo passato poi a Avanguardia Nazionale, e Sergio Picciafuoco, neofascista che sarà anche sottoposto ad un confronto in aula con Bellini.

Gli altri testimoni convocati sono Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage, quattro giornalisti esperti del caso, ovvero Roberto Scardova, Antonella Beccari, Giorgio Gazzotti e Gigi Marcucci ed infine gli ex magistrati Giuliano Turone, Claudio Nunziata e Leonardo Grassi che verranno sentiti in merito alle indagini sulla strage dell’Italicus ed anche su “quanto a loro diretta e personale conoscenza su ostacoli, depistaggi, deviazioni – si legge nell’ordinanza della Corte riferita dall’Ansa – che abbiano nel corso degli anni ostacolato il loro lavoro di magistrati impegnati sui temi del processo o su temi collegati”. Sarà davvero interessante ascoltarli.

Per quanto riguarda Vinciguerra, invece, la Corte vuole “verificare la disponibilità del testimone a dire ciò che ha espressamente dichiarato di non voler fin qui riferire, nonostante l’ampiezza delle circostanze sulle quali ha deposto in questo e in altri processi”, passaggio dell’ordinanza che può far pensare ad un pressante invito rivolto a Vinciguerra a fare dei nomi: scelta che l’ex ordinovista ha sempre rifiutato, legittimamente, avendo dato, lo ricordiamo, un altissimo contributo alla comprensione del fenomeno del neofascismo e delle complicità dello Stato.

Entro il 28 dovrebbe essere chiuso tutto e, a quel punto, occorrerà stringere i tempi: aprile, infatti, è una sorta di scadenza ‘naturale’ per il processo perché il presidente della Corte Francesco Maria Caruso andrà in pensione, termine che può far nascere qualche preoccupazione nelle Associazioni delle vittime che guardano con speranza all’esito del percorso giudiziario bolognese. Normalmente un procedimento ricomincia da capo se il presidente della Corte deve essere sostituto, nel rispetto del principio che il collegio giudicante è quello che ha ammesso le prove. Data la natura di questo processo non sarà così anche se i tempi, se ci dovesse essere una sostituzione, necessariamente si allungherebbero: ipotesi che non si verificherà. Negli ambienti del tribunale bolognese tutti danno per scontato che il presidente Caruso vorrà firmare la sentenza prima del congedo.

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