C’è già chi l’ha ribattezzata “la guerra del testamento“. Con un clamoroso colpo di scena, l’11 gennaio scorso la Guardia di Finanza ha sequestrato beni per poco meno di 5 milioni di euro tra case, auto e terreni ad Alberto Tarallo, per vent’anni compagno di vita e di lavoro di Teodosio Losito, con cui hanno prodotto serie di successo come Il bello delle donne e L’onore e il rispetto. Una decisione che nasce dopo una nuova indagine a carico del produttore della Ares Film, su cui la Procura di Roma indaga “per falsità in testamento olografo e falsità in scrittura privata”. Tradotto in altre parole: il testamento di Losito sarebbe un falso, così come false sarebbero le tre lettere scritte dallo sceneggiatore poco prima del suicidio nella sua villa di Zagarolo, l’8 gennaio del 2019, parte delle quali lette a Non è l’arena, il programma di Massimo Giletti. Chi le ha scritte? Lo stesso Tarallo. Almeno secondo i periti dell’accusa.
“Tra le scritture in verifica e le scritture di comparazione di Alberto Tarallo vengono rilevate importanti e significative convergenze riferibili ad aspetti generali e particolari del fenomeno grafico”, spiega il perito Maria Caldarazzo al Corriere della Sera. Ma l’avvocato Daria Pesce, temutissimo penalista che difende Tarallo non ci sta e contrattacca: “Quel testamento è autentico, produrremo una consulenza che lo dimostra”, dice sempre al Corriere, secondo cui l’avvocato ieri ha presentato richiesta di accesso al Tribunale del Riesame. Testamento vero o testamento falso, è questo il dilemma. Per tentare di risolverlo gli specialisti del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf che lavorano con il pm della Procura di Roma Carlo Villani – il quale è titolare di un’altra indagine, quella che riguarda la presunta istigazione al suicidio di Losito -, avrebbero dovuto convocare un testimone chiave, aggiunge il Corriere. Si tratta del notaio Claudio Cerini, “al quale Tarallo si era rivolto per rendere pubblico il testamento. Ma per uno di quei colpi di scena di cui il giallo Losito sembra traboccante, è deceduto lo scorso anno”. Intanto nell’affaire del sequestro dei beni a Tarallo diversi giornali hanno tirato in ballo il deputato di Forza Italia Patrizia Marrocco, ex socia e direttrice della Ares, la quale smentisce categoricamente di aver mai vissuto nell’appartamento milanese di Losito finito sotto sequestro. “Non solo non ho mai vissuto a Milano ma non ho mai soggiornato nell’attico, non essendoci mai stata nemmeno in visita. Vivo nell’unica abitazione mia proprietà in provincia di Roma, dal lontano 2006”, fa sapere l’onorevole forzista.