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La regina Elisabetta toglie i titoli al principe Andrea: non potrà più essere chiamato “Altezza Reale”, a processo come privato cittadino

La decisione della sovrana è arrivata per mezzo di un secco, ma ormai tutt'altro che inatteso comunicato di Buckingham Palace. Poche righe in cui si assicura che il duca di York - 62 anni fra un mese e un passato punteggiato di passi falsi, dal matrimonio con la rossa Sarah Ferguson in avanti, a dispetto dell’immagine giovanile di coraggioso reduce di guerra - dovrà difendersi alla stregua di un comune cittadino nell’imbarazzante battaglia legale che lo vede coinvolto nello scandalo Epstein

di F. Q.

Niente più gradi od onori militari, perdita di ogni incarico di rappresentanza a nome della Royal Family, revoca del diritto a essere chiamato “Altezza Reale”: la regina e la corte britannica mettono in sostanza al bando il principe Andrea, terzogenito di Sua Maestà, in passato accreditato dell’etichetta di figlio prediletto di Elisabetta II, ma adesso travolto dal coinvolgimento nello scandalo del giro di giovani prede sessuali messe a suo tempo a disposizione di amici ricchi e potenti dal faccendiere americano Jeffery Epstein, morto in cella a New York nel 2019. E di fatto lo congela, privandolo di ogni titolo residuo, come conseguenza della decisione della giustizia Usa di non archiviare la causa civile intentata nei suoi riguardi da Virginia Giuffre, una delle vittime di Epstein, che lo accusa di aver abusato di lei tre volte nel 2001 quando era ancora minorenne.

La decisione della sovrana è arrivata per mezzo di un secco, ma ormai tutt’altro che inatteso comunicato di Buckingham Palace. Poche righe in cui si assicura che il duca di York – 62 anni fra un mese e un passato punteggiato di passi falsi, dal matrimonio con la rossa Sarah Ferguson in avanti, a dispetto dell’immagine giovanile di coraggioso reduce di guerra – dovrà difendersi alla stregua di un comune cittadino nell’imbarazzante battaglia legale che lo vede coinvolto oltre Oceano. Battaglia destinata a costargli ancora molto in reputazione e soldi, malgrado le professioni d’innocenza, dopo la pronuncia con cui un giudice Usa ha rigettato l’istanza dei suoi avvocati di un’archiviazione del caso.

La rinuncia ai titoli è attribuita formalmente al principe in disgrazia, come fosse un gesto volontario. Essendo concordata nero su bianco con la madre appare tuttavia per quello che è: il frutto di un ordine sovrano della monarca, spinta secondo i media britannici ad adottare – seppure a scoppio ritardato – l’inevitabile linea dura per limitare i contraccolpi della vicenda sull’intera dinastia, nell’anno in cui la quasi 96enne Elisabetta celebra dinanzi ai sudditi e al mondo l’ennesimo record dei 70 anni sul trono col suo Giubileo di Platino. E d’intesa con l’erede alla corona Carlo, fratello maggiore e nemesi di Andrea, nonché con il primogenito di questi, William: futuri re inquieti entrambi per il buon nome della monarchia.

Il provvedimento riguarda la revoca dai ruoli assegnati storicamente ad Andrea in rappresentanza di casa Windsor come patrono di associazioni caritative o culturali. Ma soprattutto dai vari comandi militari d’onore, a iniziare da quello di colonnello del prestigioso reparto delle Grenadier Guards, ereditato dal defunto padre Filippo e che peraltro diversi ufficiali a riposo gli avevano già chiesto pubblicamente di lasciare per non gettare discredito sul corpo: comandi ricoperti finora con orgoglio dal duca, anche nella veste di veterano delle forze armate decorato per la partecipazione in prima linea al conflitto delle Falkland/Malvinas vinto nel 1982 dal Regno Unito contro l’Argentina. “Con l’approvazione e l’accordo della Regina – si legge nella nota diffusa dal palazzo – le affiliazioni militari e i patronati Reali del Duca di York sono stati rimessi nelle mani” di Sua Maestà. “Il Duca – recita poi il testo in riferimento alla sospensione già in atto da mesi da qualunque attività ufficiale – continuerà a non svolgere impegni pubblici” durante tutta la durata della causa e “si difenderà in questo caso come privato cittadino”.

Un ‘privato cittadino’ cui viene da oggi strappato pure l’appellativo – fortemente voluto a dispetto dello stigma di principe cadetto, a quanto si racconta, e sempre baldanzosamente esibito – di “Sua Altezza Reale”. E al quale toccherà sborsare di tasca sua le vertiginose spese legali americane (o magari i costi di un accordo extragiudiziale che gli avvocati della Giuffre tendono oggi a escludere se il duca non ammetterà le proprie supposte colpe, ma che stando ai giornali potrebbe essere alla fine trovato fra i 5 e i 10 milioni di dollari). Verosimilmente con la vendita dello chalet di lusso, amato dall’ex moglie Sarah e dalle figlie Beatrice ed Eugenia, che egli ha appena finito di pagare in Svizzera, visto che la regina e Carlo hanno fatto trapelare di non poterlo né volerlo coprire con le risorse dell’appannaggio reale.

Intanto, una fonte vicina ad Andrea ribadisce che il principe reprobo intende comunque “continuare a difendersi”. La fonte ammette che la “durezza” del verdetto del giudice americano Kaplan contro l’archiviazione non offre grande conforto, ma nota come in fondo “non sia una sentenza sul merito” di accuse che l’imputato Windsor insiste a respingere. Consapevole se non altro che il processo sarà “una maratona, non uno sprint”.

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