Società

L’ansia c’è ma il bollettino dei dati Covid deve continuare ad uscire

di Alessandro Pezzini

L’ansia è uno stato psichico tanto benefico quanto negativo ed il tutto dipende da quanta ce n’è. Sono al primo appuntamento con una persona e voglio fare bella figura? Ansia. Se durante l’incontro sarò impacciato, sorriderò come un idiota e dirò cose di cui mi pentirò appena dopo averle espresse ma, al termine dello stesso, chi ho incontrato mi chiederà se sono libero la sera dopo, significa che la mia ansia non ha rovinato tutto.

Rewind. Se appena quella persona mi saluta io corro via gridando “Io lo sapevo che non ci dovevo venire!!!”, vuol dire invece che la mia ansia era un filino troppa.

Un briciolo di ansia ci sta. È il motivo per cui il compagno di classe con la media dell’8 dichiara prima dell’interrogazione di non sapere nulla e poi, puntualmente, prende 8. È un po’ “in ansia” ma, se si è preparato a dovere, riesce a dare risposte in linea con le sue performance. Il corretto livello di ansia può essere d’aiuto nelle situazioni critiche.

Per questo motivo, ritengo che la proposta di non comunicare più alla popolazione il bollettino dei dati Covid sia, citando il Trio Medusa, una grande, gigantesca e strepitosa cazzata.

Siamo in emergenza sanitaria da due anni e questo ha fin da subito comportato una modificazione della nostra quotidianità ed una riduzione evidente in termini di libertà individuali, a partire dal lockdown per arrivare al super Green Pass attraverso coprifuochi e limitazioni varie. È quindi necessario che lo Stato comunichi (e giustifichi) il continuum di questa situazione rendendo pubblici i dati che – scripta manent – portino tutti noi a vivere con una certa apprensione ed una necessaria attenzione particolare.

È altrettanto ovvio che un + 2.000 alleggerisca gli animi e che un + 220.000 li agiti. È normale percepire uno stato di ansia se i numeri si rivelano preoccupanti.

Non sarebbe normale chiudere, bloccare, obbligare ed intervenire a gamba tesa se l’andamento della situazione sanitaria nazionale (e mondiale) non fosse palese e dichiarato. L’ansia che si eviterebbe nell’hic et nunc si riproporrebbe come un kebab con cipolla e piccante nel momento in cui, improvvisamente, il Presidente annunciasse una nuova zona rossa nazionale.

No, no e no.

È spiacevole sapere che qualcuno possa sentirsi male a fronte dei numeri del bollettino ed è certamente un problema se ci si accorgesse di aspettare il momento dell’annuncio per capire se ci si possa o meno sentire sereni fino a sera. Ma questa è un’emergenza sanitaria e per questo motivo lo stato d’ansia è senz’altro diffuso e condiviso ma assolutamente necessario.

Il governo ha il dovere di informare costantemente la popolazione sui numeri, magari ottimizzandone la comprensione e senz’altro accompagnandoli a parole sincere e costanti senza ricorrere a conferenze stampa riparatrici. Libero poi ciascuno di leggere o meno quanto dice il bollettino. E se il governo volesse fare qualcosa per abbassare il livello di ansia delle persone più sensibili, di certo non dovrebbe lasciarle al buio né tantomeno senza il Bonus Psicologo.

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