Il manager è appena stato nominato presidente della holding Edizione, che nel frattempo ha concordato l'uscita dall'azionariato di Aspi. Suo padre aveva rifiutato ogni addebito perché “nessun componente ha mai gestito Autostrade". Lui precisa: "Avremmo dovuto scusarci a prescindere dal fatto che Edizione deteneva solo poco più del 30% di Atlantia nel cui consiglio - composto in maggioranza da amministratori indipendenti - sedeva un solo Benetton"
Nel settembre 2018 Gilberto Benetton, scomparso pochi mesi dopo, disse che il silenzio della famiglia dopo il crollo del Ponte Morandi in cui sono morte 43 persone era “segno di rispetto“. Nel dicembre 2019 Luciano Benetton aveva sostenuto che la famiglia era “parte lesa” perché “nessun componente ha mai gestito Autostrade”. Ora, a tre anni e mezzo dai fatti su cui è in corso un processo, Alessandro Benetton fresco di nomina a presidente della holding di famiglia Edizione – che nel frattempo ha firmato l’accordo con Cassa depositi e prestiti per l’uscita dal capitale di Autostrade per l’Italia – ammette con molti distinguo: “Avremmo dovuto subito chiedere scusa“.
“Il Ponte Morandi è una vicenda che peserà per sempre sulla mia famiglia e non smetterò mai di rinnovare la mia vicinanza alle famiglie delle vittime“, scrive rispondendo sui social a un utente che ha chiesto delle scuse. “Avremmo dovuto subito chiedere scusa, a prescindere dal fatto che Edizione deteneva solo poco più del 30% di Atlantia nel cui consiglio – composto in maggioranza da amministratori indipendenti – sedeva un solo Benetton. Io e i miei cugini, oggi, vogliamo rappresentare quella discontinuità che permetta al gruppo di tornare a ragionare e operare come faceva un tempo, ma con una nuova stella polare: quella della sostenibilità, intesa nel concetto ampio del termine, sociale e globale”. “So bene che il cognome Benetton in questo periodo a tanti non piace – continua il manager – Sono stati fatti degli errori, alcuni molto gravi e non sto parlando del ponte Morandi, quella è una tragica conseguenza che peserà per sempre, gli errori sono stati fatti prima: quando si è scelto di dare troppe deleghe alle persone sbagliate. Per questo oggi siamo qui a parlare della mia nomina a presidente, perché oggi ho visto un’occasione di discontinuità per reinterpretare l’approccio industriale che ci ha caratterizzato come famiglia nel tempo”.
Edizione, ricorda il manager, è “una realtà enorme legata a doppio filo con la storia della mia famiglia, che nel passato ha saputo innovare ed essere all’avanguardia in tantissimi campi”. Finora il figlio di Luciano ne è stato fuori, occupandosi della sua società di private equity 21 Invest. Dal 2012 ha presieduto Benetton Group ma nel 2016 ha lasciato anche il consiglio d’amministrazione per divergenze con la famiglia. Il 13 gennaio è stato scelto come presidente di Edizione, di cui invece rimane amministratore delegato Enrico Laghi, finito lo scorso autunno ai domiciliari per vicende legate alla gestione dell’ex Ilva di cui è stato commissario straordinario. “Da quando ho deciso di accettare questa carica, una sola frase continua a ronzarmi in testa”, scrive. “È tratta dal fumetto in cui fa la prima apparizione il personaggio di Spider-man: “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”. Esprime esattamente come mi sento adesso”.