L'INTERVISTA - John P.A. Ioannidis, professore di Medicina all'Università di Stanford: "Vedremo dei picchi di casi, ma i vaccini attuali più l'immunità da infezioni precedenti continuano a funzionare abbastanza bene per salvare vite tra gli anziani e tra i vulnerabili che sono più a rischio"
“Basta panico, fa bene chi esce. Dobbiamo vivere normalmente”. Così Sergio Abrignani, immunologo del Cts che ipotizza un “picco a gennaio, poi sarà come l’influenza per circa il 90% della popolazione vaccinata”. I dati su Omicron pubblicati dalla Berkeley, l’Università della California, parlano di una letalità inferiore del 91%, rispetto a Delta. Per comprendere al meglio cosa ci aspetterà nei prossimi mesi ilfattoquotidiano.it ha intervistato, John P.A. Ioannidis, epidemiologo e professore di Medicina all’Università di Stanford, con indice di affidabilità tra i più alti in assoluto (h-index 222). Lo scienziato ritiene che la la variante rilevata per la prima volta in Botswana e Sudafrica abbia “tutte le caratteristiche di un’ondata endemica”.
La variante Omicron, dovrebbe raggiungere il suo picco nelle prossime settimane. Il vaccino “aggiornato” (quelli attuali sono sulla Spike del ceppo di originario di Wuhan) potrebbe essere disponibile a marzo-aprile. Le mutazioni corrono più veloci del vaccino, quali strategie alternative ci sono? Antivirali precoci?
La migliore alternativa è non farsi prendere dal panico. Omicron genera ondate massicce in termini di numero di casi documentati (soprattutto se si considerano i test più massicci che eseguiamo ora), ma è accompagnato da un numero sproporzionatamente limitato di ricoveri in terapia intensiva e morti. Omicron ha tutte le caratteristiche di un’ondata endemica, cioè che emerge ogni anno in modo stagionale, senza causare un carico rilevante di decessi, una volta finita la fase pandemica. Penso che l’Italia (e altri paesi) siano entrati nella fase endemica, hanno finito la fase pandemica. Vedremo dei picchi di casi, ma i vaccini attuali più l’immunità da infezioni precedenti continuano a funzionare abbastanza bene per salvare vite tra gli anziani e tra i vulnerabili che sono più a rischio. Gli antivirali sono un’opzione in più, anche se la loro attività con l’emergere di nuove varianti può essere ridotta.
Professore, qual è il significato di “endemia”? È un concetto positivo?
Endemico significa che il virus rimane nella comunità, e può tornare con stagionalità e con picchi stagionali di varie altezze, ma questi picchi non si traducono in un carico di morte insolitamente alto. Ogni anno/stagione può essere diverso in termini di grandezza di queste ondate, ma tendono ad essere gestibili, anche se causano una certa pressione sul sistema sanitario per periodi di tempo limitati.
I coronavirus agiscono al meglio in inverno, mentre verso marzo-maggio diminuiscono la loro capacità di diffondersi, e con l’estate crollano, per poi ricominciare il ciclo con le temperature fredde. Questo è un comportamento tipico e comune negli altri 4 coronavirus conosciuti e diffusi. Giusto?
Sì, questo è molto tipico degli altri 4 coronavirus diffusi e Omicron si comporta proprio così. Per questo credo che siamo già entrati nella fase endemica in Italia e in altri paesi. Ci sono alcune eccezioni, in particolare alcuni paesi dell’Europa orientale e la Grecia, che potrebbero impiegare un po’ più di tempo per rallentare il loro carico di morte quotidiana.
Omicron agisce principalmente nei bronchi, mentre si replica a 1/10 della velocità negli alveoli (rispetto a Delta). Siamo a un punto importante nell’evoluzione del virus?
Omicron sembra avere un profilo molto meno patogeno. In combinazione con un’immunità di fondo della popolazione molto alta (probabilmente un 95% degli italiani sono stati vaccinati, infettati – asintomatici/pauci -, o entrambi), è molto probabile che non sarà una grande preoccupazione. Questa è un’evoluzione prevista nei virus come SARS-CoV-2 e rappresenta la sua transizione verso l’endemicità. Naturalmente, una variante più aggressiva può emergere di nuovo in qualsiasi momento e creare una nuova pandemia. Questo può accadere quest’anno o dopo più di un secolo, nessuno può dirlo, ma statisticamente è probabile che non accada per molti anni e che ci vogliano diversi decenni. I virus respiratori possono sorprenderci in qualsiasi momento, quindi dovremmo essere attentamente preparati, ma non credo che dovremmo sprecare le nostre vite solo ruminando su quando/se la nuova pandemia colpirà. Almeno questa pandemia di COVID-19 sembra essere finita.
La Spagna ha iniziato a dare uno stop alla strategia applicata finora, il premier Sanchez ha detto: “trattiamola come un’influenza (omicron)”, anche il Regno Unito vuole cambiare rotta. Nel frattempo, l’Italia sta procedendo con l’obbligo di vaccinazione e chi non lo fa rischia di essere sospeso dal lavoro o di perdere sussidi come il reddito di cittadinanza. Lei cosa ne pensa? (In Italia il 90% circa è vaccinato)
Sono sempre stato fortemente a favore delle vaccinazioni, ancora di più tra gli anziani e le persone vulnerabili, perché è qui che la SARS-CoV-2 crea la maggior parte del suo carico di morte. Tuttavia, sono altrettanto fortemente contro la vaccinazione obbligatoria, perché ottiene solo un aumento a breve termine delle vaccinazioni (perché alcune persone si sentono oppresse e decidono di vaccinarsi), ma distrugge la coesione sociale, erode la fiducia nella salute pubblica, promuove la tensione e l’odio, e crea persone emarginate che poi soffrono di molteplici problemi di salute importanti. Ad esempio, spingere una persona ai margini del lavoro è peggio per la sua salute che infettarla con il coronavirus. Dovremo vivere con questo coronavirus come abbiamo vissuto con altri virus respiratori per migliaia di anni. Restrizioni e blocchi aggressivi non hanno assolutamente senso e causano solo danni in questo momento. Gli obblighi non ci aiuteranno a passare alla normalità. Questa pandemia è finita, a meno che non continuiamo con azioni come i mandati vaccinali che perpetueranno la sua triste eredità.
Secondo i dati britannici (UK-HSA), l’incidenza dell’infezione Omicron è rilevante anche tra i vaccinati. Cosa significa?
I dati mostrano che quando si tratta di semplici infezioni la vaccinazione non offre una protezione molto alta. La protezione offerta da questi vaccini è molto inferiore rispetto a quello che può fare per ridurre le malattie gravi e la morte, dove i benefici sono importanti.
Su “ricoveri” e “decessi” i dati inglesi mostrano come tra vaccinati e non-vaccinati non vi siano differenze rilevanti tra 0 a 29 anni, e non sono significative fino a 39 anni. Mentre i vantaggi diventano chiari, tra vaccinati e non-vaccinati, dopo i 55-60 anni. Cosa ne pensa?Sappiamo da molto tempo che il beneficio offerto per le malattie gravi e la morte diventa sempre più piccolo, in termini assoluti, quando ci spostiamo verso i più giovani. Inoltre, ormai, a 2 anni dalla pandemia, una grande parte della popolazione è stata infettata e questa proporzione è ancora più grande tra i giovani (diverse volte di più del numero di infezioni documentate). L’infezione precedente offre una protezione sostanziale dalla morte per reinfezione. Pertanto, il beneficio assoluto delle vaccinazioni in termini di malattia grave e di morte tra i bambini e i giovani adulti è molto limitato.