Gli abusi sessuali di Marylin Manson su Evan Rachel Wood in un documentario. S’intitola Phoenix Raising e sarà visto in anteprima al Sundance Film Festival 2022. Variety lo presenta come un lavoro “molto intimo” e spiega che per oltre due anni la documentarista Amy Berg ha lavorato segretamente a questo film dove viene raccontata la vita dell’attrice 34enne, esordio da giovanissima al cinema a 10 anni, affermazione a tredici con il film Thirteen e poi star di Hollywood a 20 anni con Across the universe e The wrestler. Il titolo Phoenix rising è un richiamo alla testimonianza che la Wood fece al Senato della California per spingere ad approvare il Phoenix Act, la legge che ha poi esteso la prescrizione dei casi di violenza domestica da tre a cinque anni.
L’attrice infatti dichiarò di aver subito un abuso fisico, sessuale ed emotivo con relativa diagnosi di stress post traumatico. Quando la giovane attrice testimoniò tutti i media pensarono subito all’ex fidanzato Marylin Manson. Fatto che avvenne definitivamente nel febbraio 2021 su Instagram con un post dove la Wood accusò Manson di essere stato il suo violentatore. Accuse che il cantante rispedì al mittente ma che gli costarono parecchio in termini di immagine vista la fuga della sua etichetta, del suo manager e del suo storico publicist. È proprio nei giorni della testimonianza al Senato che Wood e Berg si incontrano con l’attrice che chiede di potersi raccontare davanti alla macchina da presa della documentarista candidata all’Oscar per Deliver us from evil.
La Berg inizia però solo col filmare la campagna di sensibilizzazione per il Phoenix Act portata avanti dall’attrice, a un certo punto perfino si allontana dal progetto, poi nel 2020 cambia idea e si mette sotto. “All’epoca non si trattava della relazione di Evan con Manson, ma una storia alla Erin Brockovich – ha spiegato la regista a Variety – eravamo concentrati nel raccontare una storia sull’empowerment, qualcosa che offrisse risorse per donne e uomini bloccati dopo aver subito abusi. Stavamo lavorando su questo poi all’improvviso lei ha fatto il nome di Manson”. Il film è diviso quindi in due parti: la prima è dedicata al ritratto della Wood sorta di attrice bambina costretta a diventare star fin in tenera età; la seconda parla di cos’è accaduto dopo l’esposizione in pubblico del nome del suo ex. Berg sostiene che la Wood sia stata “estremamente sincera nel raccontarsi”. Il processo contro Manson è ancora in corso, e i legali del cantante hanno rigettato come falsa ogni accusa dell’attrice.