I leader della coalizione, riuniti a Villa Grande, hanno annunciato che puntano tutto sul Cavaliere. Ma mancano i voti e "lavoreranno per trovare le più ampie convergenze in Parlamento". Fonti del Nazareno: "Amarezza e delusione". Conte: "Improponibile e irricevibile". Tensione durante il vertice sul proporzionale: firmano tutti contro, tranne Brugnaro
Ora è ufficiale: il centrodestra candida al Quirinale il pregiudicato Silvio Berlusconi. I leader della coalizione, riuniti a Villa Grande a Roma, hanno deciso di appoggiare all’unanimità l’ex premier perché, hanno scritto nella nota, “è la figura adatta a ricoprire in questo frangente difficile l’alta carica con l’autorevolezza e l’esperienza che il Paese merita e che gli italiani si attendono”. Una dichiarazione congiunta – che ha riguardato anche il no a modifiche della legge elettorale in senso proporzionale – sulla quale, ancora fino a giovedì, sembravano non credere neppure loro (Matteo Salvini in primis), ma che sembrano costretti a pronunciare per evitare di spaccare il fronte. Il fatto che sanno tutti è che Berlusconi non ha i voti: “è divisivo”, per dirla con le parole usate dallo stesso Carroccio. Ma prima di tutto, a renderlo una candidatura inopportuna, c’è la condanna in via definitiva per aver frodato il fisco: come ricorda la petizione del Fatto quotidiano (“Berlusconi al Quirinale? No, grazie – firma qui), ha di fatto “derubato lo Stato che ora vorrebbe presiedere, occultando immense fortune nei paradisi fiscali“.
Da pregiudicato vorrebbe guidare il Csm e decidere sulle carriere dei magistrati. Senza considerare poi le 60 leggi ad personam, l’affiliazione alla loggia P2, la difesa degli interessi personali sempre e comunque (la mozione “Ruby nipote di Mubarak” ne è una prova lampante), l’epurazione di artisti e giornalisti dalla Rai, il suo braccio destro Cesare Previti condannato definitivamente per due corruzioni giudiziarie e il braccio sinistro Marcello Dell’Utri per concorso esterno in mafia. Per tutto questo la candidatura non può trovare alcun asse nel fronte del centrosinistra e chiude qualsiasi dialogo: “Irricevibile e improponibile”, ha risposto secco Giuseppe Conte. Mentre i dem hanno parlato di “amarezza e delusione“. Quello del Cavaliere è il nome che “blocca” tutto: da lì si può solo giocare a schieramenti opposti, senza possibilità di mediazione.
Silvio Berlusconi alla Presidenza della Repubblica è per noi un’opzione irricevibile e improponibile. Il centrodestra non blocchi l’Italia. Qui fuori c’è un Paese che soffre e attende risposte, non possiamo giocare sulle spalle di famiglie e imprese.
— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) January 14, 2022
Nonostante l’elenco infinito di problemi e dubbi, i leader di centrodestra, praticamente ostaggio del fondatore di Forza Italia, hanno dato il loro assenso all’operazione. Seppur consapevoli che i numeri non ci sono. E infatti, continuano nella nota: “Lavoreranno per trovare le più ampie convergenze in Parlamento e chiedono altresì ai Presidenti di Camera e Senato di assumere tutte le iniziative atte a garantire per tutti i 1.009 grandi elettori l’esercizio del diritto costituzionale al voto”. Ed è proprio questa la preoccupazione principale: che Berlusconi possa avere davvero i voti per spuntarla. Nei giorni scorsi e ancora nelle ultime ore, sono emersi chiaramente i dubbi all’interno dei singoli partiti sull’effettiva possibilità che il Cavaliere ce la faccia: i grandi elettori del centrodestra sono 451 e dalla quarta votazione, quando serviranno 505 voti per l’elezione, l’ex presidente del Consiglio potrebbe sperare di farcela. Ma gli mancano una cinquantina di voti, almeno sulla carta e senza contare i franchi tiratori: anche per questo da giorni Berlusconi e i suoi fedelissimi cercano di convincere ex M5s e rappresentanti del gruppo Misto. “Mi ha chiamato e ha detto ‘sono quello del bunga bunga’”, raccontano gli ex grillini.
I numeri, racconta l’agenzia Ansa, sarebbero stati chiesti anche oggi, durante il vertice al Cavaliere senza avere però risposte. Al vertice di oggi era assente il “ragioniere” dei numeri, Vittorio Sgarbi, che in molti si aspettavano di trovare al fianco del Cav. Sarà un passaggio delicato quello della “conta” che gli alleati hanno chiesto direttamente a Berlusconi ma si sono ripromessi di fare anche singolarmente per poi confrontare i dati in un nuovo vertice previsto per la prossima settimana. Berlusconi avrebbe annuito aggiungendo un “vedremo” a chi gli chiedeva se fosse convinto di avere tutti i numeri in tasca. Un “vedremo” carico di incognite ma che consentirebbe al Cav, qualora la verifica – come in diversi temono – non dovesse dare un esito positivo, di poter fare il passo di lato che consentirebbe poi a lui ed a tutto il centrodestra di rimanere i registri principali per la scelta del nuovo Capo dello Stato. Un modo onorevole , dunque, di uscire dall’angolo qualora i “conti non tornassero” e probabilmente rilanciare con nomi da mettere sul piatto della partita Quirinale.
Secondo le ricostruzioni, uno dei momenti di tensione durante il vertice è stato sulla legge elettorale. Hanno riferito all’agenzia Adnkronos alcuni partecipanti al summit che ci sarebbe stata una lunga trattativa su un passaggio da dedicare alla riforma elettorale nel comunicato finale da diffondere alla stampa. Oggetto del contendere il proporzionale. Ignazio La Russa, a nome di Fdi, avrebbe chiesto di specificare che la coalizione punta a preservare il maggioritario come del resto stabilito nei precedenti summit. A quel punto, Luigi Brugnaro avrebbe puntato i piedi, difendendo invece il proporzionale. Dopo una discussione si sarebbe arrivati a un compromesso e da qui la scelta di togliere dalla nota congiunta ogni riferimento alla legge elettorale e di dedicare al tema un comunicato ad hoc da diffondere successivamente.
Le reazioni – Appurato che il centrodestra non può eleggere da solo il presidente della Repubblica (numeri alla mano), necessario è che Berlusconi raccolga consensi tra le altre forze politiche. Ma sul nome del Cavaliere il campo progressista si rifiuta di mediare. “Ripeto quello che ho sempre detto, il candidato deve essere unitario e non divisivo. Non deve essere un capo politico, ma una figura istituzionale”, ha commentato il segretario Pd Enrico Letta. In generale, fonti del Nazareno fanno filtrare “delusione e, in egual misura, preoccupazione per le conseguenze che una decisione di questo tipo può comportare”. Poco dopo ha parlato anche il leader M5s Giuseppe Conte: “Silvio Berlusconi alla Presidenza della Repubblica è per noi un’opzione irricevibile e improponibile. Il centrodestra non blocchi l’Italia. Qui fuori c’è un Paese che soffre e attende risposte, non possiamo giocare sulle spalle di famiglie e imprese”. Dal fronte 5 stelle arriva una chiusura totale, come prevedibile. “Per noi le convergenze sulla figura di Berlusconi non sono possibili”, ha detto il vicepresidente Mario Turco all’agenzia Adnkronos. “Oggi è necessario mettere da parte le bandiere di partito, tutte le forze politiche devono convergere su una figura che possa rappresentare gli italiani e il Paese. Il toto nomi lo lasciamo da parte, dobbiamo dialogare sul metodo. Se il metodo è convergere su Berlusconi allora noi non ci saremo”.
Il vertice e la nota finale – Il vertice ha visto riuniti a Villa Grande Silvio Berlusconi, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, ma anche il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, il segretario Udc Lorenzo Cesa, il presidente Antonio De Poli, l’ex sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, Maurizio Lupi (Nci) e Luigi Brugnaro di Cambiamo. “I leader”, si legge nella nota finale, “si sono riuniti per esaminare la situazione politica in vista dell’elezione del nuovo Capo dello Stato. L’incontro è servito a ribadire l’unità di intenti del centrodestra”. Il punto di partenza è che il governo non si tocca: “Nel confermare il reciproco rispetto per le diverse scelte in ordine al governo Draghi, i leader della coalizione concordano sulla necessità di un percorso comune e coerente, che va dalla scelta del nuovo Capo dello Stato alle prossime elezioni politiche, valorizzando anche le occasioni di convergenza parlamentare sui contenuti che da sempre sono patrimonio comune della coalizione”. E, in questo senso, il “nuovo Presidente della Repubblica deve garantire l’autorevolezza, l’equilibrio, il prestigio internazionale di chi ha la responsabilità di rappresentare l’unità della Nazione”.
Ecco allora che, per i leader, la soluzione è proprio convergere su Berlusconi: “Alla luce di queste considerazioni il centro-destra, che rappresenta la maggioranza relativa nell’assemblea chiamata ad eleggere il nuovo Capo dello Stato, ha il diritto e il dovere di proporre la candidatura al massimo vertice delle Istituzioni. I leader della coalizione hanno convenuto che Silvio Berlusconi sia la figura adatta a ricoprire in questo frangente difficile l’Alta Carica con l’autorevolezza e l’esperienza che il Paese merita e che gli italiani si attendono”. E concludono: “Gli chiedono pertanto di sciogliere in senso favorevole la riserva fin qui mantenuta. Su questa indicazione, le forze politiche del centro-destra lavoreranno per trovare le più ampie convergenze in Parlamento e chiedono altresì ai Presidenti di Camera e Senato di assumere tutte le iniziative atte a garantire per tutti i 1009 grandi elettori l’esercizio del diritto costituzionale al voto”.
E l’aggiunta finale contro il proporzionale. Che Brugnaro non firma – C’è stata poi un’aggiunta finale. “A margine dell’incontro del centrodestra”, si legge nella nota diffusa dopo qualche ora in aggiunta, “sulla imminente elezione del Capo dello Stato, Silvio Berlusconi, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Lorenzo Cesa, Maurizio Lupi, confermano a nome dei loro partiti di essere impegnati, in vista delle future elezioni politiche, a non modificare l’attuale legge elettorale in senso proporzionale”. Un comunicato sottoscritto da tutti tranne dal leader di Coraggio Italia Luigi Brugnaro.