E’ entrata in vigore, direi definitivamente, la direttiva Sup (single use plastic) che vieta l’uso di piatti e di altre stoviglie in plastica monouso. Tutto sommato, se consideriamo che l’Italia era uno dei maggiori utilizzatori mondiali di piatti di plastica usa e getta, è persino straordinario che il cambiamento sia avvenuto, stia avvenendo, senza scossoni e proteste e apparentemente rispettando le nuove norme.

Resta un conflitto aperto, che è quello sulle plastiche biocompostabili. Il decreto italiano di recepimento “salva” la possibilità di usare piatti e posate biocompostabili. C’è chi dice che è una truffa, o una furbata all’italiana. Ma la storia di questo conflitto è diversa. In Italia è nata e si è sviluppata la sperimentazione, l’industria, la cultura del Mater Bi e delle plastiche biocompostabili, che è cresciuta di pari passo con la raccolta differenziata dell’organico. Come già era successo per i sacchetti, la posate in plastica biocompostabile si adattano perfettamente al compostaggio dell’organico e semplificano quindi e aiutano la raccolta differenziata.

Lo scontro a Bruxelles sui parametri, sulla plausibilità e la sostenibilità delle bioplastiche compostabili va avanti da anni. Le associazioni ambientaliste sono spaccate tra chi apprezza e chi no la “via italiana”, ma di sicuro non si tratta di una questione di retroguardia. La soluzione “stoviglia compostabile” rientra, è vero, nell’usa e getta, mentre la soluzione ideale è la riutilizzazione della stessa stoviglia. Ma tante volte non si riesce a farla. Tant’è che gli stessi funzionari di Bruxelles severi con i piatti – non li vorrebbero neanche compostabili – hanno poi fatto una eccezione gigantesca per i bicchieri usa e getta che sono esonerati dal divieto. E quindi possono essere usati ancora i bicchieri di plastica tradizionale usa e getta, che non solo non sono riciclabili ma neanche compostabili, ovviamente (una piccola storia vera: abbiamo distribuito pasti caldi a dei senza tetto e diventava difficile senza una posata. Posata riutilizzabile in metallo è cara, posata in plastica tradizionale è irriciclabile, posata biocompostabile sembra la soluzione realistica).

In questi ultimissimi giorni è circolato un nuovo documento di Bruxelles che riapre il contenzioso con l’Italia per i piatti biocompostabili. E’ paradossale che invece, mentre c’è chi resta contro i piatti compostabili, l’ambientalismo europeo e italiano sembri non accorgersi dello scempio che si sta facendo nei confronti della raccolta differenziata per una assolutamente esagerata e infondata preoccupazione anti-Covid. Questo sta accadendo solo in Italia e non è solo un tema di natura controversa ambientale e scientifica, ma l’effetto perverso di un insieme di timori burocratici.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Rinnovabili ostaggio della burocrazia: “Se il 50% fosse realizzato l’Italia avrebbe già raggiunto gli obiettivi climatici Ue”. La mappa dei blocchi

next
Articolo Successivo

In montagna serve una viabilità sostenibile: il problema non sono i mezzi, ma l’uso che se ne fa

next