BERLUSCONI AL QUIRINALE? NO GRAZIE. Firma anche tu la petizione su Change.org

La tragicommedia della politica italiana all’alba del terzo millennio, fra Covid, povertà crescente, disoccupazione dilagante, cambiamento climatico e bovino allineamento alle direttive del potere imperiale in declino, potrebbe registrare verso la fine di questo gennaio 2022 una nuova tappa, esilarante e deprimente, anzi direi catastrofica al contempo.

Parlo ovviamente delle elezioni a Presidente della Repubblica e della possibilità che l’autocandidatura di Silvio Berlusconi abbia successo. Ovviamente tutte le persone minimamente oneste e patriottiche, tutti coloro che vogliono bene all’Italia e al suo popolo, incrociano le dita e attuano tutti i possibili scongiuri di rito. Io fra di loro, e penso di essere in buona e abbondante compagnia, come dimostrato anche dalla raccolta di firme sull’appello promosso dal Fatto.

Il punto, tuttavia, è che il Presidente della Repubblica in Italia non lo elegge il popolo, e questo è sacrosanto dato che il nostro non è per nulla un regime a carattere presidenzialista, anche se periodicamente si ripresentano auspici e tendenze in questo senso. Lo eleggono, invece, i parlamentari e i delegati delle Regioni, ovvero membri a pieno titolo della “nostra” per molti versi deprecabile classe politica, che potrebbe ahinoi riservarci qualche brutta sorpresa. Vediamo quindi di tentare un’analisi, per quanto possibile spassionata e obiettiva, che porti ad individuare alcuni motivi per i quali l’elezione di Berlusconi alla massima magistratura (in senso lato) nazionale potrebbe non essere del tutto impossibile.

1. Il primo fattore è di natura oramai storica e consolidata. Si tratta del resto della stessa ragione che fu alla base, in tempi oramai relativamente distanti, dell’emergere del fenomeno Berlusconi, solo che nel frattempo, e sono passati oramai quasi trent’anni, la situazione si è ulteriormente aggravata. Mi riferisco alla crisi del sistema politico italiano, determinata in gran parte a mio avviso dalla mancata attuazione di parti importanti del disegno costituzionale, e in particolare, all’interno di tale crisi, della crisi apparentemente più specifica ma in realtà decisiva della sinistra, da tempo divenuta strutturalmente incapace di dare voce e rappresentanza ai settori popolari e alle classi lavoratrici.

2. Il secondo fattore attiene invece in modo più preciso e per certi versi congiunturale all’attuale stato della classe politica. Abbiamo assistito a una vera e propria polverizzazione della rappresentanza causata dal rapido inabissarsi del Movimento Cinque Stelle, che pure meno di quattro anni fa si era presentato come alternativa politica, raccogliendo la maggioranza relativa dei suffragi elettorali espressi, e da altri fenomeni di frantumazione come la nascita di Italia Viva, che conta oggi su di una nutrita pattuglia di parlamentari per nulla rappresentativi dell’effettivo consenso goduto da questa formazione. Tutti costoro, e anche molti altri, tengono famiglia e sono ben consapevoli del fatto che una loro rielezione appare nella maggior parte dei casi improbabile, anche per il deleterio ridimensionamento quantitativo (oltre che qualitativo) delle assemblee parlamentari.

3. Il terzo fattore riguarda invece la potenza del denaro, che di questi tempi costituisce più che mai, per riprendere il Marx dei Manoscritti economico-filosofici, “il vero cemento, la forza galvano-chimica della società”. E di denaro, come ben sappiamo, Berlusconi ne ha a profusione. E – particolare interessante e significativo – lo possiede in proprio; non è, come invece il grande banchiere pubblico e privato Draghi, un mero amministratore dello stesso. E ne possiede tanto: ha comprato già in passato escort di lusso e parlamentari e continuerà a comprarne (di parlamentari, dato che si dubita che riesca ancora a combinare granché colle prime, ma ovviamente sono affari suoi).

Ne possiede tanto, in un quadro nazionale e mondiale che vede – indubbiamente anche per gli effetti economici della pandemia, come esattamente rilevato dall’ultimo rapporto della Banca mondiale – un’accentuazione delle divaricazione fra ricchi e poveri, nonché un ruolo sempre più incisivo della finanza cui non si oppongono politiche pubbliche degne di nota e, all’interno della finanza, di componenti sempre meno trascurabili di origine illecita o addirittura criminale.

Berlusconi per farla breve è, oggi più ancora che trent’anni fa, un personaggio in pieno accordo coi tempi grami che corrono. Certamente è oramai vecchietto, anche se gli va riconosciuta un’indubbia vitalità e un’invidiabile intraprendenza. Forse, e occorre augurarselo, non ce la farà. Ma il fatto stesso che sia in campo, e in modo innegabilmente minaccioso, finisce per condizionare svolgimento ed esiti della competizione presidenziale.

Quindi, se pure non sarà king, risulterà in un modo o in un altro kingmaker e ci ritroveremo un Casini, una Casellati, una Moratti. Personaggi tutti imbevuti di neoliberismo e fedeli tutori del sistema, ma in fondo di secondo piano e privi della tragicomica grandezza, tristemente italiana fino in fondo, del nostro Silvio nazionale. Oppure ci ritroveremo Draghi e i leader del centrosinistra resteranno, come d’abitudine, cornuti e contenti.

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